Una storia che ha inizio davvero molto tempo fa, che nel suo DNA ha competizione e innovazione, due elementi essenziali per ambire alla vittoria. È il 1983 quando la Coppa America giunge in Australia per la prima volta, e chi si sarebbe mai aspettato che una nazione piccola, come la Nuova Zelanda, potesse sfidare una potenza, come quella statunitense, senza essere sconfitti a mani basse. Ma grazie ai due banchieri Fay e Richwhite, la New Zealand Challenge debuttò alla Coppa America 1987, facendo da subito scalpore, presentando uno scafo in fibra di vetro anziché alluminio. Nonostante le polemiche il team vinse 37 delle 38 regate, per poi perdere alle finali della Louis Vuitton Cup contro il team americano.
La rivoluzione neozelandese però era solo iniziata! L’anno successivo, chiesero al San Diego Yacht Club uno scontro esclusivo per decretare l’imbarcazione più veloce. La sfida infatti non fu solo in mare ma anche tecnica venne difatti abbandonata la 12 metri, a favore del K21 lungo ben 90 piedi, 27 metri circa, con un’equipaggio di 30 uomini. Il team neozelandese perse, ma rivoluzionò l’evento. Da quel momento in poi i 12 metri non avrebbero mai più navigato in gare di Coppa, sostituiti dagli yacht della classe America's Cup.
Da underdog a forza da non sottovalutare, nel 1992, Team New Zealand si presentò così, ma anche in questo caso si alzarono le polemiche, perchè la nuova barca aveva un design insolito con una chiglia a doppio montante e senza timone, e venne soprannominata uno "skiff su steroidi". Skipperato da Rod Davis, la Nuova Zelanda sfrecciò fino alle finali di Louis Vuitton Challenger. Ma qui iniziò la vera polemica, i rivali italiani, del Moro di Venezia, lanciarono una campagna contro l'arco della NZL20. Nonostante ciò, si classificarono per l’America’s Cup, sponsorizzati da Peter Blake che diede il via alla rivoluzione estetica rendendo lo scafo nero per ricordare gli “All Blacks” e mettendo la felce d’argento come simbolo, ma non solo, perché creò un team di professionisti in grado di fare grandi cose.
Vinsero la Louis Vuitton Cup, si dice anche grazie ai "calzini rossi fortunati" di Sir Peter Blake, ma era tutto studiato alla perfezione, un unico obiettivo, la vittoria della Coppa America 1995. E così fu, a San Diego, vinsero la quinta regata e come disse il commentatore dell’epoca: "La Coppa d'America è ora la Coppa della Nuova Zelanda!” Ad inizio anni 2000, l’industria nautica diventò un vero e proprio business in Nuova Zelanda e il team creò il suo quartier generale facendo arrivare tutti i migliori designer per continuare il sogno. Infatti, sfidati da Luna Rossa nel 2000, con un punteggio di quattro regate a zero, sconfissero nuovamente un’imbarcazione italiana. Ma non è tutto oro ciò che luccica, infatti dopo aver vinto la seconda Coppa America, parte del team tra cui Russell Coutts e Brad Butterworth se ne andarono, portando con se altri membri chiave per unirsi alla nascente Alinghi di Ernesto Bertarelli.
Troppi talenti fuggiti, troppo poco tempo per recuperare lo svantaggio tecnico, economico e di risorse generali, infatti oltre il danno anche la beffa, il team neozelandese nel 2003 perse proprio contro Alinghi e gli ex compagni. Negli anni successivi, il team passò da New Zealand ad Emirates New Zealand, uno sponsor che diede entusiasmo e aprì un nuovo ciclo, che prese il via a Valencia dove la squadra vinse le pre-regate e la Louis Vuitton Cup, accedendo così alla sfida esclusiva, ancora una volta contro Alinghi. Tra le due si aprì uno scontro emozionante, da cardiopalma soprattutto perchè team New Zealand era supportato da centinaia di tifosi accorsi a supportare la squadra, ma non bastò e il team perse per un solo secondo la regata finale. Nonostante la sconfitta, la strada giusta era stata intrapresa.
Attraverso la via del mare e dell’innovazione, nel 2013 i kiwi presentarono un’imbarcazione al limite dell’impensabile, lunga 72 piedi, con vele enormi e ai lati, per la prima volta, comparvero i foil che le permisero di volare sull’acqua, dove come all’inizio della loro storia, si scontrarono contro Team Oracle USA che vinse dopo ben 17 regate con il risultato di 9-8. Il vero miracolo avvenne nel 2017 quando si presentarono con un team giovane, ma di tutto spessore come lo skipper da Glenn Ashby e la medaglia d'oro olimpica Peter Burling, all’interno di uno scafo rivoluzionato con dei “ciclori” che alimentavano la velocità del catamarano, un’invenzione che sconvolse tutti e fu impossibile da replicare, diversamente da come accadde nella Coppa America precedente.
Quell’anno infatti distrussero ogni tipo di concorrenza, battagliando contro Team Usa che sconfissero con un parziale di 7-1. Portando a casa la terza coppa America confermando una rinascita a lungo termine, dato che anche nel 2021 batté Luna Rossa ben 7 regate a 3. Ora la via del mare parla chiaro e trent’anni dopo la sua fondazione, avvenuta nel 1993, Team New Zealand si trova a difendere il prestigioso trofeo e per confermarsi regina del mare.