Niccolò Bulega nel 2022 ha esordito in Supersport 600, riportando sul podio una Ducati - per la precisione una Panigale V2 del Team Aruba.it - a 15 anni di distanza dall'ultimo podio targato Bologna nel World SSP. Era il 2007, infatti, quando nella categoria intermedia delle derivate di serie ducatista Gianluca Nannelli saliva sul terzo gradino del podio di Valencia. Quello di Niccolò Bulega non è certo un riscatto paragonabile a quello vissuto da Pecco Bagnaia e Ducati MotoGP, vincenti quindici anni dopo Stoner. Dal punto di vista del significato, però, il 2022 di Bulega vale tantissimo. Perchè Niccolò arrivava da tre stagioni opache in Moto2, con una carriera a rischio e il fastidioso - sciocco - fardello attribuitogli in passato da coloro che guardano le corse con una certa superficialità. A 16 anni, dopo un buon esordio in Moto3, Bulega era subito diventato l'erede di Valentino Rossi. Un'etichetta che poi, quando le cose non girano per il verso giusto, si trasforma subito nel "predestinato che si è montato la testa e ha buttato il suo talento alle ortiche". La verità è che Niccolò è ancora giovanissimo e che ai giovani va dato tempo. Di sbagliare, di crescere, di cambiare strada e aria. Alla prima stagione in Supersport 600, dopo 6 anni nel Motomondiale, Bulega è rinato. Il 23enne di Montecchio ha chiuso quarto in campionato (dietro a piloti esperti con Baldassarri ed Aegerter), siglando nove podi.
"Il bilancio è stato abbastanza positivo, perchè sono stato la prima Ducati alla fine del campionato. Mi sarebbe piaciuto fare 3°, purtroppo però ci sono state delle cose che ci hanno fatto perdere dei punti, tipo Portimao dove siamo partiti ultimi in entrambe le gare perchè abbiamo avuto un problema in qualifica. Penso di essere riuscito ad adattarmi abbastanza velocemente ad una moto completamente diversa dalla Moto2 che guidavo prima. Purtroppo nella seconda metà di stagione noi siamo rimasti costanti mentre gli altri sono progrediti, altrimenti ci saremmo giocati qualcosa in più della quarta posizione finale. Secondo me, alla fine, non siamo andati male. " - ha commentato Niccolò ai colleghi di GPone, prima di prodursi in un'interessante analisi tecnica: "Mi è piaciuto tanto il cambio di gomme, perchè con le Dunlop facevo abbastanza fatica con il mio stile di guida. Soprattutto all'anteriore, che in Moto2 non perdona. Quando mettevo le gomme nuove, ci mettevo 5-6 curve per poter piegare, invece alla prima uscita con le Pirelli a Jerez avevo già quasi il gomito per terra in Curva 2, perchè è impressionante quanto puoi piegare da subito con gomma nuova. È un aspetto che, paragonato alla Moto2, aiuta tanto". Poi Bulega ha parlato a ruota libera delle differenze tra l'ambiente SBK e il paddock della MotoGP: "Il campionato mi ha sorpreso in positivo, perchè arrivando dal paddock della MotoGP ti aspetti che sia tutto meno scenico. Invece ci sono diverse cose interessanti, tipo il fatto che la gente può comprare il pass e venire nel paddock. È tutto più familiare. Per me, per uno a cui piacciono davvero le moto e a cui piace vedere le gare, la Superbike è più bella della MotoGP e non lo dico perchè sono qui adesso". Bulega che, in ottica 2023, punta al bersaglio grosso e ad un possibile passaggio in SBK: "Qui in Aruba sto molto bene e penso che in Moto2 fai fatica ad emergere se non sei in un team assolutamente top. Chiaramente io non vorrei restare in SSP, avendo visto Aegerter e Baldassarri che hanno fatto meglio di me quest'anno, mi piacerebbe andare in SBK. Se nel 2023 riusciremo a far bene, migliorando i 9 podi di quest'anno, perchè no?"