Nostalgia canaglia. Si potrebbe riassumere col titolo di una vecchissima canzone l’intervista rilasciata da Ramon Forcada, “il grande vecchio delle corse”, ai colleghi di MotoSprint. Perché l’esperto capomeccanico – che ha passato una vita nel box della Yamaha – ha vissuto dalla primissima linea tutti i cambiamenti della MotoGP moderna e adesso non ha dubbi: “prima era un altro mondiale, un altro ambiente. C’era più verità, c’era più umanità e l’arrivo di Dorna ha professionalizzato tutto”.
La solita storia del confronto tra il passato e il presente, con Forcada che, però, non ne fa una questione di “meglio o peggio”, ma semplicemente di “diverso”. Come a dire che il confronto sta nelle cose, ma il paragone, invece, è letteralmente impossibile. “Sarebbe stato impossibile – ha spiegato – tirare avanti tutta la baracca come si faceva negli anni ‘’80 o nei primissimi ‘’90, bisognava cambiare e quel cambiamento c’è stato perché era doveroso”. Come ogni cambiamento, però, qualcosa si è perso per strada e, prima fra tutti, l’umanità, con i piloti che oggi si ritrovano troppo spesso a dover recitare copioni quando non sono in pista e che devono tenere conto di troppi parametri per esprimere realmente le loro personaità. C’è poi, sempre secondo Forcada, una crescita troppo significativa dell’aspetto tecnico, con le moto che cominciano a contare un po’ troppo rispetto al talento dei singoli piloti. E con una situazione che, adesso che le giapponesi sono in difficoltà, rende tutto meno attrattivo.
“La Ducati – ha tuonato – domina su tutti i fronti perché e altre case glielo consentono. I giapponesi adesso sono in difficoltà, ma non per tecnica o investimenti, bensì per carattere e mentalità. I giapponesi hanno bisogno di tempo per fare le cose e ora sono indietro. Quando ero in Yamaha e volevo attuare un cambiamento, avevo bisogno di un progetto, che poi sarebbe stato approvato e, dopo mesi, messo in pratica . In Ducati o Aprilia sono capaci di comprimere tutto questo in una settimana e se la novitànon funziona non ci si fanno problemi a scartarla subito”.
Il problema, proprio come diceva Valentino Rossi, quindi, è il metodo e l’approccio al lavoro. Troppo analitico quello giapponese, rispetto a quello più sprocedato degli europei e degli italiani in particolare. Bisognerebbe rischiare di più e, a detta di Forcada, la “tecnica del provarci” è qualcosa che proprio non entrerà mai nella cultura giapponese. Il vizio di fondo, però, sta anche nel fatto che le moto stanno crescendo troppo da un punto di vista tecnico: “Capisco Pecco Bagnaia quando dice di non sapere perché è caduto – ha spiegato ancora Forcada – Oggi le moto sono troppo al limite e bisognerebbe fare un passo indietro almeno nell’aerodinamica se vogliamo tornare a capire chi davvero è un campione e chi no”. Un passo indietro, quello invocato dall’ex uomo Yamaha, che oggi sono in molti a chiedere, con Forcada che, poi, traccia il profilo del pilota perfetto: “Prenderei la capacità di fare ritmi pazzeschi da Jorge Lorenzo, la sensibilità impressionante di Casey Stoner e la sicurezza e la spavalderia di Alex Barros”. E da Valentino Rossi e Marc Marquez niente?