La dimensione di quanto siano stati sfortunati i primi mesi del 2025 di Jorge Martín l'ha restituita Pecco Bagnaia a Sky, con un'espressione a metà tra l'incredulo e l'amareggiato: "Mamma mia, che avvio di stagione..." - commentava il 63 mentre lo aggiornavano sulle condizioni fisiche del campione del mondo in carica. In quel momento, ad un'ora dal termine della gara, si sapeva che Jorge era stato portato in ospedale per tenere sotto osservazione uno pneumotorace e per effettuare ulteriori accertamenti. Solo più tardi si sarebbe scoperto che lo pneumotorace dello spagnolo - una bolla d'aria che si incastra tra polmoni e parete toracica - era in realtà più grande di quanto apparso dai primissimi esami svolti il loco, nel Centro Medico di Lusail: "Jorge Martín si é sottoposto a una TC (l'ex TAC, Tomografia Computerizzata, ndr) che ha evidenziato un aumento del pneumotorace, questo renderà necessario il posizionamento di un drenaggio in aspirazione. Il pilota dovrà rimanere sotto osservazione per qualche giorno in ospedale sino a risoluzione del pneumotorace" - recitava a quel punto (ore 21:40 italiane) il comunicato stampa diffuso da Antonio Boselli, responsabile della comunicazione Piaggio. Ancora più tardi (circa mezzanotte italiana) sarebbero emerse, grazie ulteriori esami svolti all'ospedale di Doha, le sei fratture degli archi costali posteriori di destra riportate da Martín dopo l'incidente che l'ha visto protagonista al quattordicesimo giro del Gran Premio del Qatar.
Già, ma cos'è successo al quattordicesimo giro? Le telecamere della regia internazionale inquadrano Jorge Martín in affanno, a quattro zampe, nella via di fuga tra curva dodici e curva tredici, le due veloci pieghe a destra che immettono nell'ultimo settore della pista. Un replay successivo mostra la dinamica dell'impatto, mentre i commissari sventolano bandiera gialla al T3 e Jorge sullo sfondo viene portato via in barella: nelle immagini si vede il campione del mondo in carica che finisce oltre il cordolo dentellato (uno di quei cordoli alti, delimitati da vernice blu e in gergo denominati "Misano") all'uscita di curva dodici. Nel tentativo di tornare in traiettoria, riscavalcando il cordolo, Jorge perde bruscamente l'anteriore dell'Aprilia e Fabio Di Giannantonio, che in quel frangente della corsa lo braccava da vicino, lo colpisce inevitabilmente sul paraschiena con l'anteriore della sua Ducati VR46. Diggia anzi è bravo a deviare con un riflesso la moto e ad evitare un contatto che poteva essere più netto, molto più grave. Al termine del giro d'onore il romano, visibilmente spaventato, va subito al box Aprilia a sincerarsi delle condizioni del collega. Due ore dopo il termine della gara si presenterà al cospetto dei giornalisti e dichiarerà: "Ero molto vicino a lui per cercare di superarlo e quando è caduto il suo corpo era proprio davanti alla mia moto, in un punto in cui andiamo a circa 200 km/h. Non potevo andare da nessuna parte e l'ho toccato. Mentre continuavo a spingere pensavo a lui, perché ero davvero preoccupato. Avevo la pelle d'oca perché sinceramente è stata la scena più brutta della mia vita. Ho guardato gli schermi sulle tribune per capire se era ok. Fortunatamente stava tutto sommato bene e credo sia per questo che non hanno esposto bandiera rossa".

Dopo le fratture al metatarso e al metacarpo nei test di Sepang, dopo quelle a radio, calcagno e scafoide nell'allenamento in supermotard, Jorge Martín era tornato in pista in Qatar affrontando il weekend di gara come un test (ma neanche troppo, perché in qualifica ha strappato una dignitosissma 15° casella ad un secondo dalla pole e in gara girava sugli stessi tempi del compagno di marca Raul Fernandez), cercando di resettare se stesso in sella ad un'Aprilia che non ha ancora potuto guidare in condizioni ottimali. Eppure certe stagioni nascono maledette: lo suggeriva quell'highside dopo i primi giri dei test invernali malesi, lo ha ribadito la caduta in supermotard sulla terra di Menarguens, lo conferma questo cordolo alto di Lusail che ha tradito Jorge nel punto e nel momento peggiore, procurandogli la frattura di altre sei ossa e uno pneumatorace che dovrà assolutamente riassorbirsi prima che Martín possa riprendere un aereo per l'Europa. Tra due settimane c'è Jerez ma, in questo momento, sarebbe assurdo parlare di tempi di recupero. L'unica cosa che si può fare è mandare un abbraccio a Jorge, provare a rincuorarlo con una di quelle frasi fatte che a volte riassumono in maniera maledettamente efficace la realtà delle cose: poteva andare meglio, ma anche molto peggio.