Sedici secondi di penalità. Tanto è costato a Maverick Vinales l’essersi ritrovato nel bel mezzo del GP del Qatar con la pressione del suo pneumatico anteriore sotto il limite imposto dall’ormai famosa, e famigerata, regola voluta da Michelin. Il pilota spagnolo, scalato in P14, come ha raccontato anche il patron del Team Tech3, Hervè Poncharal, “si è accorto da un messaggio sul dashboard e s’è anche fatto sorpassare da Marc Marquez, ma non c’è stato modo di rientrare nei limiti”. Perché non c’erano più abbastanza giri a disposizione? Perché Marc Marquez, prendendo subito margine, non ha “fornito il calore necessario”? Tutte domande a cui si potrà rispondere a freddo. Quello che è certo, per ora, è che nessuno ci ha marciato o ha volutamente provato a farla franca, così come è certo che (lo ha ammesso anche lo stesso Poncharal) se una regola c’è è giusto che la si faccia rispettare. Il problema, però, è il come. Perché questo “come” è imbarazzante. Imbarazzante davvero.
Tanto che l’unica cosa da salvare del GP del Qatar appena andato in archivio è la scena regalata da Pecco Bagnaia e Franco Morbidelli, quando il pilota della Ducati ufficiale, dopo aver appreso della penalità a Vinales, ha raggiunto il box del Team Pertamina Enduro VR46 per consegnare personalmente all’amico e rivale Franco Morbidelli il trofeo del terzo posto. Con tanto di significativo abbraccio. Nonostante i due in gara se le fossero date per bene e tutto sommato avrebbe potuto esserci ancora un po’ di maretta per il tempo sprecato a sportellarsi invece di andare a prendere insieme i due fuggitivi davanti. E’ l’unica cosa che si salva di un post gara che, inevitabilmente, è stato di una tristezza unica anche per gli stessi protagonisti. Perché un’ora e mezza per prendere una decisione è qualcosa di irrispettoso nei confronti dello sport stesso e perché non è comprensibile, in una MotoGP tutta tecnica, velocità e futuro, non si riesca a trovare il modo per decidere in tempi più rapidi. O, se proprio non dovesse essere possibile decidere in tempi più rapidi, per trovare la volontà e il modo di cambiare l’eventuale penalizzazione, magari rimandandola alla gara successiva.
Tutti discorsi che ricominceranno da domani, anche se poi, come al solito, non cambierà niente con buona pace di gare che non finiscono più nel momento stesso in cui le moto passano sotto la bandiera a scacchi. Come dovrebbe essere. “Peccato per Vinales - ha detto Morbidelli con una vena di evidente imbarazzo - ma sono contento per noi e per il team. Ce lo meritavamo dopo un weekend così solido e bello, dopo una partenza del genere e dopo una gara del genere. Avevamo una grande velocità, ma questa era una gara dove la gestione gomma era molto importante e io ho fatto qualche errore di valutazione. Alla fine ero veloce, non ho capito bene che gestione gomma ho adottato durante la gara, ma sicuramente non quella giusta. La bagarre con Pecco? Io in quelle fasi faccio fatica a pensare, dovrei rimanere più aggrappato alla strategia gara e a delle scelte più intelligenti”.
Quasi un modo per sviare il discorso da un trofeo che Morbidelli stringe e abbraccia, ma che non sente suo fino in fondo, visto che la sentenza della pista è stata un’altra e che – fermo restando che se una regola c’è bisogna farla rispettare – è arrivato lontano dal podio, mentre la squadra stava già rimettendo le moto nelle casse per spedirle in Europa e il circuito di Lusail si stava già svuotando. E Vinales? Poche parole, da gran signore: "Nonostante abbiamo perso la seconda posizione, dobbiamo esserecontenti e festeggiare come se fosse una vittoria". Nel box le telecamere di Sky sono andate a pescarlo e l’hanno trovato comunque sorridente, probabilmente per la consapevolezza di essere stato protagonista, a prescindere da qualcosa che lui stesso non ha potuto controllare fino in fondo, di una domenica perfetta e che nessuna decisione tardiva potrà mai rovinargli.

