Visti i risultati in pista di Pierre Gasly, che all’exploit di Monza ha fatto seguire una serie di performance convincenti, ultima delle quali il quinto posto nel GP del Portogallo, la logica vorrebbe che sia lui la migliore opzione per rimpiazzare il deludentissimo Alexander Albon in Red Bull il prossimo anno. Sarebbe una soddisfazione gloriosa per il francese, che, a poco più di un anno di distanza, si rifarebbe dell’onta della retrocessione all’allora Toro Rosso muovendosi in direzione fiera e contraria. Ma Pierre Gasly secondo noi in Red Bull non dovrebbe tornare.
Non perché non sia talentuoso, anzi: Gasly, in questo 2020 surreale, ha dimostrato più volte di essere un pilota veloce, agguerrito, aggressivo al punto giusto. L’ideale per qualsiasi squadra, ma non per la Red Bull. E il motivo è molto semplice: la scuderia di Milton Keynes è costruita su misura per Max Verstappen, il fiore all’occhiello di quel vivaio su cui il team ha costruito la propria filosofia. Si dà il caso, però, che proprio il capolavoro di Helmut Marko sia l’ingranaggio che ha fatto saltare tutto il meccanismo. Quella filosofia oliata che vedeva i talenti della cantera approdare in F1 e mostrare le loro capacità si è inceppata, ormai è evidente.
Il motivo è presto detto: Verstappen sarebbe un termine di paragone decisamente scomodo per chiunque sullo schieramento a parità di macchina. E lo diventa ancora di più se, come da un po’ di tempo a questa parte, la Red Bull può contare su una monoposto assai difficile da interpretare. Una specie di bisbetica indomita, che solo accarezzata dall’olandese si placa. Il malcapitato che si trova ad affiancare Verstappen – ieri Gasly, oggi Albon – non solo si ritrova per le mani una vettura capricciosa, ma deve anche affrontare una lotta alla sopravvivenza per niente banale.
Helmut Marko, padre padrone, esige dai suoi pupilli che siano vicini, molto vicini a Verstappen. E chi si è trovato a confrontarsi con lui senza l’esperienza necessaria si è sciolto come neve al sole. Che la pressione psicologica esercitata da Verstappen sia praticamente insopportabile lo ha dimostrato lo stesso Gasly. Che, una volta liberatosi dal giogo della Red Bull, è rinato nel caldo abbraccio italiano della Toro Rosso, oggi Alpha Tauri. Dimostrando a tutti di non essere per nulla bollito. E se la vittoria di Monza è stata frutto di una serie di imprevisti, non lo è certo la costanza di risultati di questa stagione.
E allora, per quale motivo Gasly dovrebbe ritornare alla corte della Red Bull, rischiando di vivere un terrificante sequel della scorsa stagione? Pierre farebbe bene a restare in Alpha Tauri un altro anno, per poi cercare fortuna lontano dalla galassia dei bibitari. La collocazione perfetta per Gasly sarebbe la futura Alpine. Esteban Ocon, pupillo francese della francesissima Losanga, non sta convincendo granché. Ma oltre ai risultati in pista, c’è anche un altro fattore che non gioca a suo favore. Il suo carattere irascibile, che esce non solo con i rivali in pista e fuori – ne sa qualcosa Verstappen – ma anche in alcuni team radio stizziti nei confronti della squadra.
Atteggiamenti poco graditi, che il prossimo anno potrebbero complicare la convivenza con la star Fernando Alonso, un altro con un caratterino tutto pepe. E allora, nel 2022, in Alpine potrebbe liberarsi un posto proprio per Gasly, francese DOC su cui la Losanga potrebbe costruire il dopo Alonso. Le premesse, peraltro, sono molto buone. A Viry-Châtillon stanno lavorando benissimo alla power unit, e l’obiettivo è quello di lottare per il titolo con il nuovo regolamento tecnico. Lo ha detto lo stesso Alonso, e non parla certo a vanvera.
Il ritorno in Red Bull per Gasly rischia di essere uno specchietto per le allodole, un inganno crudele. Perché non ci vuole nulla a tornare esattamente nelle stesse sabbie mobili in cui Pierre si è ritrovato invischiato lo scorso anno. Con la differenza che in F1 è già difficile avere una seconda chance, figuriamoci una terza. E la Red Bull, se volesse davvero assicurarsi la presenza di Verstappen a lungo termine, farebbe bene a scegliere un pilota esperto, che non abbia nulla da dimostrare. Un perfetto numero due, costante e chirurgicamente preciso nelle indicazioni agli ingegneri. E sul mercato c’è l’opzione perfetta: Nico Hulkenberg.
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