Ma come, non sono gli stessi tifosi a criticare De Laurentiis? Sì, ma anche no. Perché chi critica il presidente del Napoli non lo fa per amore della maglia, ma per interessi che niente hanno a che fare con risultati, classifica e andamento della squadra… e ci mancherebbe altro, visto che a 10 giornate dal termine, con in palio gli ultimi 30 punti della stagione, la squadra di Spalletti ha 16 punti di vantaggio sulla seconda in classifica e si sta preparando alla sua prima storica doppia sfida di quarti di finale di Champions dove si ritroverà davanti il Milan. Proprio nella partita casalinga contro i rossoneri, che hanno strapazzato e umiliato gli azzurri con un sonoro 0-4, mentre in campo Saelemaekers e Brahim Diaz si divertivano incontrastati a emulare Ronaldinho e Seedorf, sugli spalti del Maradona si è giocata una partita nella partita… a mazzate però! Il motivo è molto semplice: una parte dei “tifosi” pretendeva che tutta la curva si mettesse di spalle al campo in segno di protesta contro De Laurentiis, colpevole di aver portato avanti una politica contro gli ultras, vietando loro di entrare allo stadio con tamburi e bandiere. E mentre questa parte di tifoseria “offesa” intimava l’altra parte della tifoseria a far seguito a questa protesta, la parte sana della tifoseria si è rifiutata di dare seguito a questo capriccio, pagando con lo scontro la legittima presa di posizione, spinta nient’altro che dalla voglia di seguire la partita della propria squadra del cuore. Eppure, anche un bambino di 5 anni sarebbe in grado di comprendere che se vai allo stadio, ci vai per vedere la partita. E invece no!
Quindi succede, e mi è successo in prima persona, di andare a vedere una partita a Marassi e decidere disgraziatamente di comprare il biglietto nel settore ospiti “così sto con i tifosi napoletani” ho pensato. Il risultato? Non ho visto la partita, ma una ventina di idioti che per tutta la partita, spalle al campo, agitavano le loro bandiere (che non posso dire del ca**o, solo perché erano del Napoli) impedendo di vedere il 90% del terreno di gioco al restante pubblico pagante. All’invito di un coraggioso con figlioletto al seguito, di abbassare le bandiere per permettere ai tifosi ,quelli veri, di vedere la partita, un membro dell’orchestra, armato di tamburo, ha risposto con un “sei venuto allo stadio per vedere la partita o per supportare i ragazzi?”. Non credevo alle mie orecchie, giuro. Ma perché una cosa dovrebbe escludere l’altra? Perché degli spettatori paganti dovrebbero impedire ad altri spettatori paganti di vedere la partita? La risposta è una soltanto: ignoranza. E di questo stiamo parlando, di tifosi ignoranti che ce l’hanno con De Laurentiis fin dal primo giorno, da quando il 10 settembre 2004, nella sua prima conferenza stampa da presidente del Napoli, dichiarò che tutto sarebbe cambiato, a partire dal rapporto con gli ultras, vietando loro i famigerati biglietti gratuiti, che molte società erogano di consuetudine alle curve per permettergli di seguire e supportare la squadra, in casa e in trasferta. Non vedo una grande differenza dai finti tifosi ingaggiati dagli organizzatori dell’ultimo mondiale in Qatar. Da questa presa di posizione, ogni scusa è buona per prendersela con chi sta cercando di tutelare i veri tifosi del Napoli, quelli che supportano la società acquistando i biglietti delle partite, e che in cambio chiedono solo sicurezza e spettacolo. E visto che quest’anno lo spettacolo non manca, così come negli ultimi anni, la speranza è solo che qualcuno permetta loro di goderlo con sicurezza! Quindi, avanti con le stupidaggini a supporto della protesta, come le accuse di falsa napoletanità nei confronti di De Laurentiis, sulla base di una preferenza culinaria, colpevole di aver ammesso di preferire la pizza romana a quella napoletana, ma d’altronde vi rendete conto quanto è più importante del fatto che per la prima volta nella storia del Napoli, gli azzurri partecipano alle coppe europee da 14 anni di fila e che, conti alla mano, De Laurentiis risulta il presidente più vincente della storia del club, senza contare un possibile scudetto in arrivo. Incrociamo le dita!
E poi avanti con “Pappone caccia i soldi” per poi dover digerire il fatto che non ha mai venduto un campione in Italia – ad esclusione di Higuain scippato grazie ad una clausola rescissoria – ma sempre all’estero e ogni volta rimpiazzando la cessione con un acquisto migliore o all’altezza: Cavani con Higuain, Lavezzi con Pandev e l’anno dopo con Mertens e le cessioni di Insigne e Koulibaly con gli attuali Kavra e Kim, senza parlare delle intuizioni di Giuntoli, come l’arrivo del bomber nigeriano Osimhen. De Laurentiis deve accettare, ma secondo me lo sa già, che se vuoi migliorare le cose, cambiandole dall’interno, sarai sempre criticato e se gli attori della protesta sono persone che prima godevano di benefici, anche economici, come biglietti omaggio e totale libertà di imporre regolamenti interni non scritti a danno degli altri tifosi, allora la protesta diventa violenta per forza di cose e mentre sugli spalti questi personaggi pensano di colpire De Laurentiis, in realtà colpiscono i veri tifosi del Napoli. Cioè quelli che vogliono andare allo stadio per guardare la partita e supportare i propri beniamini. Quelli che si stanno preparando ad una festa scudetto dopo 33 anni (più di 12 mila giorni, sì, li ho contati!). Ora come si risolve questa cosa? Con fermezza. E De Laurentiis su questo è un esempio. Mai un passo indietro su queste decisioni. So che detto così sembra un servizio dell’Istituto Luce, ma lui l’ha detto dal primo giorno che avrebbe affrontato questa avventura con spirito imprenditoriale, e ci mancherebbe altro, quindi aldilà delle critiche sportive a cui un presidente di un club di calcio potrebbe essere sempre soggetto, soprattutto in un paese dove ci sentiamo tutti ct della Nazionale, chiedo a questi personaggi di smetterla di rompere il ca**o a De Laurentiis, perché hanno stufato anche tutti noi tifosi del Napoli che vogliamo solo parlare di pallone!