Nessuno ha vinto quanto lui. Pecco Bagnaia ha questa consapevolezza qui: essere riuscito a risultare il migliore per ben sei volte in tutta la stagione. Sulla bilancia, però, ci mette anche gli errori, suoi e della squadra, che gli sono costati una rincorsa ai vertici della classifica: lassù c’è stato più o meno sempre Fabio Quartararo. Perché è stato più costante, perché ha saputo accontentarsi. E magari perché, con un mondiale ancora fresco in tasca, ha imparato l’arte della gestione e la politica del meglio poco che niente, soprattutto quando si sta in sella a una moto che è oggettivamente inferiore a quella che guidano gli avversari.
E’ con quest’animo che Pecco Bagnaia si prepara al round di Phillip Island, in quella pista che è stata il regno dell’ultimo (e unico) campione del mondo con una Desmosedici. Il mondiale è apertissimo e mancano solo tre appuntamenti. Non c’è da vedersela solo con Fabio Quartararo, visto che anche Espargarò, Bastianini e Miller sono relativamente vicini, e sbagliare adesso potrebbe significare dire addio per sempre a qualcosa che, invece, non è mai stata così alla portata. Serve tutto e serve pure un po’ di pressione psicologica, con Pecco Bagnaia che sul piano mentale si sente avvantaggiato rispetto a Fabio Quartararo. E lo fa anche notare. “Fabio è attualmente quello da battere – ha detto Pecco - È uno dei piloti più forti, campione del mondo lo scorso anno. Sono in una situazione migliore di Fabio perché mi sento meglio sulla mia moto, so che posso davvero spingere e attaccare. Lui ha più problemi con la moto, la nostra è più completa".
Lo era, probabilmente, anche a inizio stagione, ma le cose per Bagnaia non sono andate subito bene e il pilota piemontese non fa fatica a ammettere di avere anche sbagliato un po’ troppo: “Ogni volta che mi sono imposto di rilassarmi sono caduto – ha spiegato – Avevo la mentalità sbagliata e con il mio allenatore lo abbiamo capito. Ci sono stati anche alcuni problemi non dipesi direttamente da me, ma l’importante è che adesso sia tutto alle spalle. Ho lavorato tanto per capire cosa non andasse e mi sento più maturo". Maturo al punto di riconoscere che adesso potrebbero diventare importanti anche gli ordini di scuderia: “Conosco il mio potenziale e so che posso vincere senza aiuto in gara – ha aggiunto - Senza dubbio, nelle ultime gare, in vista del campionato, qualche aiuto potrebbe essere utile. Ma quest'anno ho vinto sei gare perché sono stato il migliore e non perché qualcuno mi ha lasciato passare. Penso che gli ordini di squadra non siano una brutta cosa, ma non è ancora il momento.