“Adesso che ho vinto uno Slam, so qualcosa che a pochissimi al mondo è concesso sapere. Una vittoria non è così piacevole quant’è dolorosa una sconfitta. E ciò che provi dopo aver vinto non dura altrettanto a lungo. Nemmeno lontanamente”. Con queste parole tratte dalla sua biografia “Open” Andre Agassi ha riassunto perfettamente quale sia lo stato d’animo di Novak Djokovic dopo la sconfitta all’US Open. Si può vincere qualsiasi cosa, esultare venti volte tra Wimbledon, Roland Garros, Us Open e Australian Open, ma basta una partita per restare delusi per tutta la vita. Questo è successo a Nole. La storia è stata scritta sì, ma al contrario.
Una batosta secca e dura è arrivata in tre set dal russo Daniil Medvedev, che ha vinto il primo trofeo importante della sua carriera. Ma ancor più impressionante è stato il fatto che il giovane venticinquenne ha impedito al serbo di entrare nella storia del tennis e completare così il Grande Slam. Così vicino, quanto lontano. Un secondo stai per raggiungere la gloria eterna, quello dopo sei tornato tra gli umani. Nessuno era pronto per questo finale, tutti volevano assistere e far parte di un qualcosa di unico. Ma chi li ha traditi è stato proprio il protagonista. Solitamente Nole è chirurgico, un robot, non prova emozioni. Questa volta è stato diverso. Non era lui. La pressione si è fatta sentire a tal punto da spaccare una racchetta per un errore dopo il primo set. Un gesto che ha spiazzato i 20mila dell’Arthur Ashe. All’US Open tutti erano pronti a esultare con lui, un’atmosfera inconsueta visto che i match di Novak Djokovic sono praticamente sempre caratterizzati da bordate di fischi. E invece no. Il pubblico che tanto lo criticava questa volta spingeva ogni suo smash, accompagnava ogni risposta, esultava con lui per ogni punto guadagnato. Ma non è bastato. Anzi, forse ha fatto peggio.
In campo è scesa però un’altra persona. Difficilmente potrà ripetere questa meravigliosa stagione e a giudicare dalle sue lacrime, forse, è consapevole pure lui. Un sorriso a mezza bocca per Medvedev che quasi si scusa per aver chiuso al tennista serbo le porte dell’Olimpo: “Per me sei il migliore di sempre” gli ha detto… con la coppa in mano. Novak Djokovic ha perso, probabilmente, l’unico torneo che doveva vincere davvero. Resterà il più grande di tutti, un fenomeno sovrumano ma non sarà immortale. E questa sconfitta, forse, la digerirà tra sette vite.