“Purtroppo sono cose che possono succedere, sono sfortune. È successo anche a Danilo Petrucci ad Aragon qualche anno fa”. Questo è stato il commento di Pecco Bagnaia in merito allo spaventoso incidente che ha scosso il paddock nel venerdì del Sachsenring. La dinamica, riproposta a ripetizione dagli schermi del circuito e dalle televisioni, è piuttosto chiara: Marc Marquez perde l’anteriore alla frenata di curva 1, la moto lo scarica a terra e finisce dritta contro Johann Zarco, che stava percorrendo la corsia di accelerazione per entrare in pista. Fortunatamente il francese ha visto arrivare la moto di Marc in tempo per raddrizzare la sua con grande istinto di sopravvivenza. Fino a qui tutto bene o quasi, perché nonostante l’impatto sia stato spaventoso entrambi i piloti sono venuti a raccontarci il loro punto di vista. Da qui, il via alle polemiche. Per Marc Marquez: “Se c’è un responsabile quello è Zarco”. Per Johann: “Non può dare la colpa a me, dovrebbe controllare di più le sue parole”.
A sentire gli altri piloti, almeno quelli che ne hanno voluto parlare, si tratta di sfortuna. Oltre a Bagnaia la vedono così Franco Morbidelli, Marco Bezzecchi e Luca Marini. Nessuno, oltretutto, pensa che la responsabilità sia da attribuire alla conformazione del circuito, che per quanto possa essere corto e stretto non presenta un’uscita dei box particolarmente pericolosa. Quando Bagnaia - assieme ad altri - ricorda dell’incidente Danilo lo fa pensando al 2016, quando la dinamica è stata effettivamente molto simile: Pol Espargarò scivola con la sua Yamaha Tech 3 la quale finisce dritta contro la Ducati Pramac (esatto, anche stavolta) di Petrucci, che in quel momento stava uscendo dal box.
Se fosse successo durante un GP, con tutte le probabilità lo scontro sarebbe stato archiviato come incidente di gara, cosa che di fatto ha pensato anche la Race Direction evitando di comminare sanzioni ai piloti. Si tratta, quindi, di sfortuna. Non si può dare la colpa a Marc Marquez per aver perso l’anteriore, ma nemmeno a Zarco per essersi trovato nel posto sbagliato al momento sbagliato. Ecco perché, tra i due, Marc ha tecnicamente ragione: cadere non è una colpa. Johann però non stava guidando con imprudenza, non stava facendo una manovra sporca. Si è trovato lì, come Petrucci nel 2016 o - per un ricordo più fresco - come Alex Marquez quando a tirare la moto nella ghiaia è stato Maverick Vinales.
Quello che Zarco contesta a Marc Marquez è l’atteggiamento: zero interesse, freddezza, cattiveria nelle parole che sono seguite. Perché l’altro grande irrisolto dell’incidente è il momento in cui Marc si rialza, butta un occhio a Johann e corre ai box per cambiare moto: “Non è venuto a dirmi niente”, ha tuonato Johann. E Marc, in risposta: “Se un pilota cade quando è in pista devi allontanarti, altrimenti puoi rendere la situazione ancora più pericolosa”. Il punto è che anche qui è difficile fare una colpa a Marc per il suo atteggiamento: individualista al limite della decenza, ha fatto quello che in ogni occasione - dai pareggiamenti della domenica al mondiale - viene suggerito di fare, ovvero allontanarsi il più in fretta possibile da una situazione pericolosa.
Marc è freddo, spietato e individualista, non c’è molto altro da aggiungere. Johann ha ragione a dirlo, ma - esattamente come per la scia - finché il regolamento lo concede la questione è soltanto morale. Che questo basti a giudicarlo colpevole o meno è decisamente soggettivo, tuttavia questo modo di porsi ci racconta ancora una volta qualcosa dello spagnolo: Marc è pronto a tutto, sempre, e probabilmente se fosse come gli altri avrebbe vinto di meno, ma avrebbe di certo qualche estimatore in più.