È dal GP di Catalogna che Jorge Martin non fa altro che salire sul podio: terzo quella domenica e secondo in India, per il resto lo spagnolo ha sempre e soltanto vinto, portando a casa due doppiette (tra sprint e gara) sia a Misano che in Giappone. Al contempo, Francesco Bagnaia ha visto il suo vantaggio ridursi fino a tre punti appena, mentre oggi mancano sei GP e dodici corse alla fine della stagione.
In breve Jorge Martin è in un momento d’oro, come se si fosse lanciato giù per uno scivolo dopo aver fatto un bel po’ di scale: vai veloce, non fai fatica e più vai avanti più aumenta la velocità. Poi ad un certo punto lo scivolo finisce e ricominci a scalare con tutti gli altri. Esattamente quello che è successo a Bagnaia quando la moto di Brad Binder gli è passata sulle ginocchia il mese scorso. Pecco dice che psicologicamente non è nulla, che i limiti più importanti sono stati fisici, specialmente a Misano dove ha corso con la gamba gonfia per l’ematoma. Se lo dice c’è da crederci, ma tecnicamente qualcosa è cambiato: anche lui, infatti, era da Le Mans che non si trovava fuori dal podio nella domenica di gara, era anche lui sullo scivolo. Perdere l’abitudine al podio significa, di fatto, perdere un vantaggio e dover ricostruire. Così Bagnaia si è ritrovato con qualche problema in frenata - suo grande punto di forza rispetto agli altri piloti Ducati - e un po’ di fiducia in meno sulle gomme, il tutto mentre Jorge Martin portava a casa i punti.
Ora, con sei GP rimasti e 14 gare da disputare (per un totale di 222 punti a disposizione per il vincitore) potrebbe succedere qualunque cosa. In tutto questo è ragionevole pensare che vincerà il più costante e rischiare una caduta per cinque punti in più non sarà mai deleterio come in questo finale di stagione. Il che, in un certo senso, favorisce Jorge Martin, perché Pecco per sua stessa ammissione ha sempre voluto provarci, tanto con Bastianini lo scorso anno quanto con Aleix Espargarò e lo stesso Martín in questo 2023. Ad ogni modo, portarsi a casa un mondiale in MotoGP è un’altra cosa. Bagnaia lo sa e l’ha fatto partendo dai famosi 91 punti da Fabio Quartararo, dopo 15 anni che a Ducati mancava il titolo e con tutto il peso sulle spalle che questo comporta. Il che lo classifica, in questa MotoGP, come il pilota più bravo a sopportare la pressione tra quelli in griglia. Neanche Valentino Rossi ha vinto uno dei suoi nove mondiali a Valencia, come invece è successo a Pecco. Senza contare che lui corre per il team ufficiale e Jorge no, il che non significa poter contare su ordini di scuderia - Campinoti non lo accetterebbe mai - significa avere una struttura che per forza di cose è più grande, reattiva e preparata a vincere. Se dovessimo scommettere un centesimo quindi lo punteremmo su Francesco Bagnaia, che non solo rischia di diventare il primo pilota dell’era MotoGP a vincere un mondiale con il numero uno sulla tabella ma anche di farlo dopo un finale di stagione oltre le aspettative. Mentre l'incidente di Barcellona si fa sempre più lontano e una nuova vittoria è sempre più vicina, Pecco si prepara a tornare su quello scivolo fatto di record, giri veloci e primi posti. Certo, Jorge Martín non gliela renderà facile: ora di pressione ne avrà anche lui, ma la voglia di dimostrare al mondo che Ducati ha sbagliato a tenerlo fuori dalla squadra rossa è più grande di tutto il resto.