Flavio Briatore in Formula 1: a volte ritornano. Dopo quindici anni di assenza nel mondo delle corse con un ruolo attivo, l’imprenditore piemontese è pronto a tornare nel Circus al fianco dell’Alpine, team espressione del gruppo Renault. Un doppio ritorno, dunque, che però non lascia troppo spazio alla nostalgia. Il suo passato all’interno del paddock è legato a grandi soddisfazioni e capacità di leggere il talento dei piloti: sotto la sua guida come team manager della Benetton è infatti emerso il talento di Michael Schumacher e nel 2005 e 2006, proprio con il team francese, ha conquistato il mondiale costruttori, bissando la doppietta con i mondiali piloti vinti da Alonso. Trionfi memorabili eclissati rapidamente dal “Crashgate”, lo scandalo sportivo che lo coinvolse nel 2009, legato a Nelson Piquet Jr. e il Gran Premio di Singapore dell’anno precedente: dopo essere stato licenziato dalla Renault, il pilota brasiliano rivelò di essersi schiantato contro le barriere del circuito cittadino dopo aver ricevuto tale ordine dallo stesso Briatore per favorire la vittoria del compagno di squadra Alonso. La vicenda costatò il mondiale a Felipe Massa con la Ferrari, che tutt’ora battaglia in tribunale per vedersi riconosciuto un trionfo sottrattogli in modo antisportivo, e al manager italiano la radiazione dalla FIA revocatagli nel 2010 dal “Tribunal de grande instance” di Parigi che dichiarò non regolare il procedimento istruito.
Il fine giustifica i mezzi. Tuttavia, l’episodio scosse dall’interno il mondo della Formula 1, fatta sì di politica e affari, ma pur sempre retta da un codice etico; e riaffiora prepotente ora che Briatore sembra pronto a ricoprire un nuovo ruolo all’interno del Circus. Il presidente della Renault, Luca de Meo, ha visto nel manager di Cuneo l’uomo giusto per risollevare la situazione all’interno del team francese in caduta libera dall’anno scorso. Dopo il picco del 2021 con un sensazionale primo posto di Ocon nel Gran Premio d’Ungheria e un quarto posto nel mondiale costruttori nel 2022, la scuderia ha inanellato una serie di stagioni avare di successi e ricche di delusioni: sesto posto nel mondiale costruttori nel 2023 e appena due punti in otto gare nella stagione attuale. Anche sul fronte manageriale il team di Enston è un cantiere aperto in costante evoluzione con Lauret Rossi, Davide Brivio e Otmar Szafnauer messi da parte, e un reparto tecnico azzerato nell’estate del 2023 affidato a David Sanchez, ex McLaren e Ferrari. I piloti a loro volta non sembrano interessati al progetto, preferendo ostacolarsi in pista e battibeccare via radio.
Un palcoscenico tutt’altro che semplice per il reboot del manager italiano, lontano dalle nuove dinamiche che regolano il Circus oggi, e che si troverà a gestire una situazione spinosa e ad alto rischio di insuccesso. Briatore, dovrà lavorare nel retropalco, attrarre per Alpine progettisti, ingegneri e piloti di talento. Dovrà essere l’immagine di un marchio che un tempo gli ha regalato enormi gioie e tanto prestigio, ma i dubbi sul suo ritorno restano. Se sia la strada giusta per la scuderia di Enston lo diranno i fatti, anche se negli anni i vari team che compongono il paddock si sono ben guardati dall’essere associati alla figura di Briatore nonostante la rettifica della sentenza. Restano i dubbi se sia la mossa giusta da parte della FIA. È possibile riaccogliere con nonchalance un personaggio che con il suo potere è riuscito a gettare un’ombra sul mondo del motorsport negando la gioia della vittoria a un pilota che se l’era guadagnata onestamente, marchiando la carriera di un figlio d’arte, e mettendo un bicampione mondiale al centro di critiche e contestazioni? Intanto la via d’uscita è stata già preparata ancor prima di iniziare a lavorare: se sarà impossibile comporre una squadra competitiva entro il 2026 Briatore potrà ritirarsi dall’accordo. Perché va bene tutto, ma non l’accontentarsi.