È il giornalista che da mesi ormai, attraverso i podcast di Cronache di spogliatoio e gli articoli su Il Foglio, dice le cose più sensate, fa le analisi più interessanti, fornisce gli spunti più intelligenti e dà le interpretazioni più corrette. Giuseppe Pastore è di Bari, ha 38 anni, in fatto di calcio bisogna starlo a sentire. Che derby sarà, questo di Champions, l'ho chiesto a lui. Io spezzato in due dall'ansia, lui calmo, oggettivo, attento ai dati e al fattore umano. Ecco la chiacchierata.
Allora Giuseppe, partiamo dalle affermazioni di Simone Inzaghi. L'allenatore dell'Inter ha detto non è un derby, è “il” derby. E aveva detto anche: “Non prendo in considerazione l'ipotesi di perdere”. Trasmette una carica importante. Però allo stesso tempo ho visto Milan-Lazio e il pubblico rossonero l’ho sentito cantare “Interista vaffanculo” per 90 minuti. C'è un sovraccarico di tensione, di ansia. Questo cosa vorrà dire in termini di gioco. «Vuol dire che forse come succede quasi sempre quando ci sono queste partite, specialmente derby di coppa, che le partite d'andata sono partite bloccate. Inzaghi ha affrontato tre volte il Milan in carriera andata-ritorno in Coppa Italia. Tutte e tre le volte l'andata è finita 0-0. Ma non so se sia un caso. Come si suol dire due volte è un caso, tre volte diventa un indizio. Credo che l'assenza di Leão, che dovrebbe mancare, bloccherà ancora di più il Milan nella partita perché toglie uno dei pochi giocatori che non ha quasi compiti difensivi in campo. L'Inter è una squadra molto organizzata da questo punto di vista, con poca fantasia ma con molto affiatamento tra i suoi giocatori. Il Milan è un po’ più improvvisatore. Però è comunque una partita in cui il primissimo pensiero di tutte le squadre sarà non prendere gol». A proposito di questo, il ragionamento che ho fatto io è: più nell'arco dei 180 minuti la situazione resterà in equilibrio, più il Milan sa che avrà meno probabilità di passare perché, se nell'11 contro 11 non vedo questo grande disequilibrio, nelle panchine invece il disequilibrio io lo vedo nettamente: la panchina dell'Inter e gli innesti dell'Inter possono essere più decisivi di quelli del Milan. «Per il Milan sarà molto importante non andare in svantaggio, per esempio, perché non avrebbe la forza d'urto per pareggiarla magari inserendo attaccanti. Origi è un giocatore tra i peggiori della stagione del Milan, Rebić è ormai inesistente. C'è solo Giroud. L'Inter invece sa di poter contare anche su Lukaku, ma secondo me non è vero che il Milan è più debole o che ha meno qualità. E poi l'Inter non avrà Gosens, quindi da un lato ha solo Dimarco, dall'altro solo Dumfries. In realtà io li vedo pari in termini di innesti, anche perché se la partita resterà bloccata qualsiasi cambio secondo me non potrà cambiare gli equilibri così tanto».
Leão con la sua elongazione, uno stiramento di primo grado, potrebbe stare fuori 7/10 giorni. È probabile anche che ne abbia fino al derby di ritorno e mi ricorda che nell'altro derby di semifinale Champions, quello del 2003, l’Inter aveva fuori Vieri, Ventola, Adani, Crespo che si era appena stirato ed era appena rientrato. Cioè l’Inter arrivava peggio quell’anno lì. Quest’anno, forse, l’assenza di Leão è un po’ paragonabile a quella di Vieri nel 2003? «Bisogna dire anche questa cosa. Il Milan ha giocato sette derby contro l'Inter negli ultimi 2 anni (prendiamo solo Pioli contro Inzaghi). Leão ha segnato solo in uno di questi, è stato decisivo all'andata di questa stagione, fece una partita straordinaria; negli altri sei non ha mai lasciato il segno. Cioè, è un giocatore che si è esaltato per esempio contro il Napoli perché il Napoli ha quel modo di giocare che lascia spazi e negli spazi Leão è devastante. Ma se anche giocasse Leão, e magari giocherà il ritorno, io non credo che l’Inter gli srotoli il tappeto rosso. Potrebbe venire utile magari nel finale di ritorno, se l’Inter si dovesse sbilanciare, in caso di svantaggio. Però in condizioni di equilibrio o addirittura di vantaggio dell’Inter, se a Leão togli lo spazio non è così decisivo. Per me nel Milan può essere molto più decisivo Theo Hernandez, perché arriva da dietro, è comunque un giocatore che impegna una difesa che già deve badare a un altro attaccante, che sarebbe Saelemaekers. Il paragone con il 2003 è interessante perché lì Vieri era saltato diciamo molto prima, un mese prima. S'era fatto male al ginocchio ed era un'assenza super annunciata e quindi diciamo che l'Inter avrebbe anche avuto il tempo, magari di ragionare su come sostituirlo e poi Cuper sbagliò e il derby lo perse anche per le sue scelte sbagliate in attacco (diede troppa fiducia a Recoba sopraggiunto su Martins che stava bene). Sì, chiaro che Leão che manca è una assenza grave. Però nell'economia di questa partita che, ripeto, sarà molto difensiva e molto bloccata, pensò che in realtà non sia così determinante». Restiamo sul 2003, 20 anni fa il Milan e l’Inter in qualche modo sapevano che l'anno dopo ci avrebbero riprovato, tant’è che 2 anni dopo si rincontrano, tant’è che qualche anno dopo l'Inter fa il triplete. Adesso, secondo me, c'è molta più tensione perché è come se entrambi siano consapevoli che il culo di potersi ritrovare in finale non ricapiterà più per 20 anni con queste società. Chi uscirà insomma rosicherà molto di più. «Sì, diciamo che poi ci sarebbe dall'altra parte la consolazione, fino a un certo punto, che la finale vedrebbe l'italiana molto sfavorita. Però nel 2003 c’era anche una Juventus in finale che rendeva ancora più epocale l'appuntamento. Però è vero quello che dici tu. Quest'anno il derby è caduto dal cielo, non se l’aspettava nessuno. L'Inter lo davano tutti eliminato ai gironi, il Milan si diceva: sì, l’obiettivo è di andare agli ottavi, poi andar fuori. Invece…» Aggiungo un elemento. 20 anni fa l'Inter era nettamente sfavorita e il Milan era veramente una squadra di fenomeni. «Non proprio sai? Il Milan è diventato un fenomeno dopo, sulla scia di quella vittoria. Ma all'epoca anche lì era 50 e 50. Anche allora l'Inter era davanti al Milan in campionato di 2 punti». Eh, porca troia, cosa mi dici... «Chiaro. Se uno riprende le due formazioni oggi vede: Pirlo, Gattuso, Rui Costa, Shevchenko, contro Emre, Crespo. Ok, era più forte il Milan. Però il Milan non aveva ancora vinto niente. A parte chiaramente Maldini e Seedorf, tutti i vari Pirlo Gattuso…» Appunto, poi c’era Shevchenko che già era forte. «Però non aveva ancora dimostrato granché. Il pallone d’oro lo avrebbe vinto l'anno dopo. Anzi, quell'anno addirittura Shevchenko lo paragonerei al Lukaku attuale, cioè uno che fa tutta una stagione molto negativa - perché Shevchenko a maggio aveva fatto meno di 10 gol in stagione - e poi tira fuori il gol nel derby, il rigore con la Juve e la stagione peggiore diventa la stagione migliore. Quello che voglio dire è che il derby cambia completamente l'equilibrio. Vedi un Brozović che ha passeggiato fino a marzo e adesso, sentendo il richiamo anche della grande partita, è tornato a giocare bene. Ecco, pensiamo a Kjær». Cazzo, Kjær è diventato mastodontico. «Le ultime 6 partite di Champions, comprendendo anche le 2 del girone, con Kjær sempre in campo il Milan ha subìto un solo gol all'ultimo minuto con il Napoli».
Parti calde del campo dove si decideranno i due derby: Kjær-Dzeko, perché Dzeko ha quella capacità di portare fuori i giocatori e Kjær questa cosa qua la può soffrire, è uno molto di posizione. «Kjær oltretutto ha sempre sofferto Lautaro». Giroud è uno che all'Inter ha sempre rotto le palle. Brahim Diaz ha sempre rotto le palle, anche se lì c'è Dimarco, c’è Bastoni che è comunque uno che va molto fuori, e poi ci sono le due fasce con Theo Hernandez, come dicevi tu, ma Dimarco anche dall'altra parte. Li ho individuati bene o ce ne sono altri? «Sì. Allora, per me il numero uno su ventidue in campo che scenderanno, quello che determinerà anche l'aumentare della temperatura della partita è Theo Hernandez. Lui ha giocato due derby pessimi a gennaio, era in campo ma camminava, quasi addirittura scherzava con gli avversari. Theo Hernandez è un provocatore, nei derby ha sempre provocato, ti ricorderai con Dumfries diverse volte. Il Theo Hernandez di gennaio era quasi svuotato dai mondiali e il Milan ha fatto due brutti derby anche perché, oltre a non avere il portiere che è uno dei giocatori più importanti, aveva il suo leader temperamentale svuotato. Il Theo di questo periodo è il Theo dei tempi migliori e secondo me su quella fascia ci sarà molto da battagliare». Anche Barella è un altro come Theo Hernandez: a seconda di come si accende può cambiare. «Verissimo. La partita si gioca su quella fascia. Dove ci sono anche Dumfries e Darmian, sempre più decisivo, e dove si muove pure Tonali. Anche se il Milan ha un altro giocatore che molti sottovalutano e che invece è decisivo, Bennacer. È l'unico che permette al Milan di respirare, di perder tempo, il ritmo della partita riesce a determinarlo solo lui, che per me, dopo Theo e Maignan, e anche prima di Leão, è il giocatore più importante della sua squadra».