È complicata a volte la vita da inviato delle tv - in questo caso Sportitalia - che per catturare consensi cerca il dettaglio in più, puntando sull’aspetto più goliardico intorno al calcio che quasi mai sa prendersi in giro da solo. Stavolta Tancredi Palmeri, inviato di Sportitalia, 15 anni di carriera in giro per il mondo, collaborazioni con beIN Sports, Cnn, Gazzetta dello Sport, davvero non ha potuto credere ai suoi occhi. Quella bustina di cocaina mostrata da un sudamericano dinanzi alla telecamera, mentre il giornalista di Sportitalia si aggirava tra i tifosi prima di Benfica-Inter l’ha mandato davvero su tutte le furie: “Ha voluto fare il simpatico nell'euforia sventolando quella bustina”, racconta l’inviato di Sportitalia. “Quando ho rivisto le immagini credevo si fosse visto il suo volto, invece è stato furbo, mostrando solo la bustina. Era lì con amici, non mi andava certo di fare la figura del fesso e neppure fare lo sceriffo, è vero che in Rete tutto diventa virale, tutto è sdoganato ma mi sono sentito in dovere di intervenire in diretta e ho spiegato che si trattava di un sudamericano perché temevo passasse che era un tifoso dell’Inter, dato che mi aggiravo tra i supporter nerazzurri”. Una vicenda spiacevole, gestita con prontezza e lucidità.
Tancredi ci racconta che nel corso delle sue dirette ha dovuto anche affrontare di peggio. Tipo i servizi governativi iraniani a Doha, per i Mondiali di calcio in Qatar: “Dopo Iran-Stati Uniti mi sono preparato come al solito per il collegamento con la tv con cui lavoro e noto tre persone che indossavano magliette nere con i volti rigati da lacrime di sangue. Sono tre iraniani che vivono in Svezia. Li fermo, chiedo se vogliono andare in onda, ci spostiamo di cinque metri, poi si sono tutti accorti di loro, tra cui una cellula iraniana, in tunica, bandiera con simbolo islamico bianco, spedita da governo iraniano per soffocare eventuali proteste. Quando parte la diretta”, continua Palmeri, “uno dei ragazzi da intervistare tira fuori lo smartphone per un selfie e in quel momento ecco la cellula in azione, aggrediscono e soffiano il cellulare, sino all’intervento delle autorità che li porta al sicuro. Poi abbiamo denunciato l’accaduto alla Fifa e nei giorni successivi uno dei tre ragazzi si è messo in contatto con me per informare che erano tornati in Svezia, sani e salvi”. E se tra i pericoli per Tancredi c’è stato anche il salvataggio in extremis di un amico produttore della Cnn da un manipolo di supporter inglesi un po’ alticci a Wembley che “mi avevano preso di mira dopo Inghilterra-Danimarca di Euro 2020”, la “gloria” per il giornalista di Sportitalia è arrivata per essersi messo alla guida dei tifosi azzurri su cori e balli di gioia dopo Italia-Spagna, semifinale di quella edizione degli Europei: prima l’inno nazionale, poi l’omaggio a Raffaella Carrà.
Invece la palpata al sedere ricevuta in diretta da una hostess neozelandese è stata una delle storie mediatiche della Coppa del Mondo in Qatar: “Devo raccontare un aneddoto, ero in relax sulla spiaggia di Doha, ore prima del collegamento con Sportitalia, ho avvertito una fitta al gluteo sinistro, mi giro e vedo questa ragazza che sorride, così le ho detto: guarda che sono in onda e l’ha rifatto! I neozelandesi sono goliardici, sanno stare allo scherzo e così è stato con quella scenetta”, ricorda divertito l’inviato di Sportitalia. Ma il suo ricordo professionale più intenso è un altro: “Per BeIn Sports ho lavorato a Euro 2020, oltre un’ora dopo Polonia-Portogallo mi aggiro, in solitudine, nello stadio e vedo la nazionale portoghese sul prato di gioco a fare un pic-nic con i familiari. Ho immortalato quel momento, il giorno dopo l’Uefa ha protestato, anche se avevo il pass per aggirarmi nell’impianto. È un ricordo che porto con me, qualcosa di diverso dalle interviste in zona mix o all’esterno degli stadi”.