Eccolo, dopo quattro anni di squalifica, che torna in pista durante una sessione ufficiale. Andrea Iannone ha un casco Nolan con su scritto “I’m Back” e guida la Ducati Panigale V4 del Team Go Eleven che ha appena salutato Philipp Öttl per far spazio al trentaquattrenne di Vasto. Il tracciato è quello di Jerez de la Frontera, dove Andrea ha diversi bei ricordi: in Andalusia ha corso per buona parte della sua prima vita da pilota, vincendo nel 2011 con la Speed Up del Team Speed Master in Moto2 per poi salire sul podio con la Suzuki in MotoGP nel 2018, ultima stagione in cui Iannone corse fino a Valencia prima dello stop imposto dalla WADA.
“Finalmente domani torno in pista”, ha raccontato lui in un comunicato il giorno prima del test. “Non vedo l’ora di provare la nuova moto, sono molto felice. Molte saranno le variabili, dalle gomme alla posizione in sella, l’obbiettivo è restare concentrato e lavorare bene con il team per sfruttare al meglio questi due giorni di test”.
Inutile dire che l’attesa era tanta, anche più di tutte le altre clamorose novità con cui la Superbike si affaccia al 2024: Jonathan Rea in Yamaha, Axel Bassani al suo posto in Kawasaki, Micheal Ruben Rinaldi da MotoCorsa e Niccolò Beluga sulla Ducati del Team Aruba, a cui si aggiunge Toprak Razgatlioglu in BMW che però non ha avuto il via libera da Yamaha per prendere parte ai test.
Ecco, leggere di Andrea Iannone lì in mezzo fa effetto. Fa effetto vedere quella moto lì, con il giallo che l’ha accompagnato per tutta la sua carriera e il grigio delle livree test, il mirino nella parte del guanto che va a coprire il polso e le dita che richiamano il tricolore. Andrea gira per buona parte della mattinata, mettendo sulle gomme 26 passaggi e portando a casa un miglior giro in 1’41.922, a un decimo da Axel Bassani e a due secondo da Remy Gardner che guida la classifica.
Nel box si lavora alla posizione in sella, mentre in pista è tutto un lavoro pensato per ritrovare quegli automatismi che in quattro anni sono per forza di cose da recuperare. Un lavoro frustrante e bello assieme, perché la tua testa si ritrova in quella situazione che conosci fin troppo bene ma il tuo corpo è troppo lento per obbedirle. Ci vorrà del tempo, il talento con cui Andrea ha riportato la Ducati a vincere dopo anni di digiuno (in Austria, nel 2016) non può sparire come non può sparire l’estro con cui il pilota abruzzese lottava per la vittoria con i migliori al mondo.
A fermare il lavoro di Andrea Iannone - e di tutti gli altri - prima del tempo è stata, attorno a mezzogiorno, una pioggia che ha convinto i piloti a rinunciare al pomeriggio. La speranza è che domani il meteo permetta loro di tornare a guidare, perché venti giri sono pochi per tutti, dopo quattro anni ancora di più.