Valentino Rossi non è solo un fenomeno sportivo, perché il pilota di Tavullia negli anni è riuscito a costruire un vero e proprio impero economico grazie alle vittorie in pista, certo, ma anche a investimenti azzeccati nella valorizzazione del proprio brand e non solo. La MotoGp, in particolare negli ultimi tempi avari di podi, ha rappresentato una grande vetrina per le aziende legate al “Dottore”. Ad oggi sono sei quelle legate direttamente a lui, di cui controlla il 100% del capitale, anche se non sono mancati gli affari nell’immobiliare. Un giro di affari che complessivamente è stato calcolato in 30 milioni di euro l’anno e che, nonostante la pandemia, non ha subito una battuta d’arresto (nel 2019 si è attestato sui 28,6 milioni). Ma non è tutto. Perché il nove volte campione del mondo è lui stesso un marchio, uno dei più conosciuti ed esportati, che bisogna calcolare a parte. Secondo un report di Truenumbers.it, la VR/46 Racing Apparel, società che gestisce l’immagine e il merchandising di Valentino e di altri piloti dell’Accademy, ha incassato 21 milioni di euro, a fronte di 15,9 milioni di spese, per chiudere con un attivo di 5,1 milioni.
Senza dimenticare che ancora oggi è il secondo pilota più pagato in MotoGp (il primo è l’acerrimo nemico Marc Marquez). Negli anni d’oro, dal 2007 al 2010, lo stipendio annuo di Valentino Rossi si aggirava intorno ai 30 milioni di euro, ai quali bisogna aggiungere gli introiti degli ingaggi, gli sponsor e le partnership pubblicitarie. E dal 2010 in poi, pur subendo una riduzione, si è sempre attestato (anche nell’anno del ritiro) a circa 20 milioni. Per far capire una cifra complessiva annuale, nel 2020 Forbes aveva calcolato in 140 milioni di dollari netti (più di 120 milioni di euro) i suoi introiti legati a premi, vincite, sponsor e investimenti. Da un lato la mancanza di vittorie ha sicuramente influito, lo conferma una relazione della stessa VR/46 Racing Apparel: “Il valore della produzione dell’anno 2019 mostra un decremento da ricondurre ad una serie di fattori quali la riduzione degli spettatori ad alcuni eventi del campionato MotoGP e anche la minore competitività della moto (YAMAHA) in alcuni tracciati con conseguente mancanza di risultati. Per questi fattori il canale delle vendite dirette ha visto una riduzione delle vendite di un 20%”. Infatti, prosegue, “i ricavi hanno registrato un decremento di circa il 9,7%. Il decremento di valore residuale in termini assoluti, pari ad € 3.576.884, è da attribuirsi prevalentemente ai canali retail e all’andamento dei risultati agonistici di Valentino Rossi così come ad un calo generalizzato del settore”. Ma è anche vero che molti sportivi in vari settori, da David Beckham a Michael Jordan – di cui Rossi non è certo secondo – una volta smesso con l’attività sono riusciti addirittura ad aumentare le loro entrate. Per avere poi un’idea di quanto il “Dottore” sia stato in grado di generare nel tempo, basta incrociare più fonti che avevano calcolato come dal 2000 al 2017 il pilota di Tavullia, sempre tra ingaggi e sponsorizzazioni, aveva ricavato complessivamente circa 350 milioni di euro.