“Questa è una moto strana, servono soluzioni non ordinarie” – La frase di Marc Marquez per giustificare la scelta della gomma morbida per il GP d’Australia non è un elogio alla stravaganza. Ma è la consapevolezza, ci si perdoni il paragone con il calcio, che a volte l’unica soluzione per andare in goal è tentare una rovesciata, un colpo d tacco. Che poi sono quei gesti che distinguono i campioni. Marc Marquez non è ordinario, la sua moto non è ordinaria (anzi è proprio problematica) e oggi in Australia serviva, appunto, il colpo di tacco. E lui, l’otto volte campione del mondo, non ha dimostrato di essere tornato perché è salito sul podio. Ha dimostrato di essere tornato perché, appunto, ha avuto il coraggio di un colpo di tacco. Sì, ha fatto anche goal agguantando il secondo posto, ma è quasi qualcosa che vale di meno.
“Sapevo di aver scelto la gomma morbida e che all’inizio avrei dovuto fare tanta attenzione per garantirmi di arrivare alla fine – ha spiegato – Però sono stato lì, non ho perso il contatto con i primi e negli ultimi giri sentivo di averne. Mi sono divertito a lottare in mezzo agli altri e nell’ultimo giro ho anche deciso di dare tutto quello che avevo. Ma lo ha fatto anche Alex Rins e ho trovato solo porte chiuse, è stato bravissimo e quindi mi accontento del secondo posto”. Qualcosa che fino a pochi giorni fa era un miraggio, il secondo posto, è diventato nell’arco di 45 minuti qualcosa di cui accontentarsi. I campioni, i non ordinari, sono così: pronti! Anche a mutare prospettive. Costi quel che costi, compreso il non essere mai contenti. Phillip Island 2022 ci ha offerto molti spunti: Pecco che sorpassa Quartararo in classifica generale, Ducati che ormai è dominatrice assoluta, Yamaha in crisi sempre più nera, Enea Bastianini che si conferma promessa (già mantenuta) e Marco Bezzecchi che si laurea rookie of the year. Però lo spunto che la spunta su tutti è uno: Marc Marquez è tornato!
Ok, sfrutta le scie. Ok, Phillip Island gira quasi tutta a sinistra e per lui è stato più facile. Ok, forse non è simpatico e ok pure tutti i bla bla bla sul 2015, però, signori, la frase “Marc Marquez è tornato”, ad oggi, significa che la MotoGP può davvero salvarsi. Perché l’idea di un fenomeno alla vecchia maniera in mezzo ai fenomeni alla nuova maniera è garanzia di spettacolo. E ce lo ha dimostrato proprio Marc Marquez a Phillip Island quando, dopo la bandiera a scacchi, s’è fermato su un prato, ha chiamato un marshall per tenergli accesa la moto e è andato a prendersi l’abbraccio della gente salendo su un mezzo trespolo che stava lì. E, che ci piaccia o no, ha ricordato tanto un certo Valentino Rossi. Anche lui, il 46, era uno da soluzioni non ordinarie, uno da colpi di tacco e rovesciate per non desistere rispetto all’obiettivo di fare un goal. Forse a breve ce ne saranno altri che potranno permettersi, come cantava Vasco, di mettere al potere la fantasia, probabilmente gente come Jorge Martin, Enea Bastianini e Marco Bezzecchi è su quella strada ma ci vuole tempo; Marc Marquez, invece, quella strada può riprenderla da dove la sfortuna (e forse anche la sua foga) gliela aveva fatta interrompere. E non è un caso se proprio alla vigilia di Phillip Island l’otto volte campione del mondo ha voluto citare Casey Stoner dicendo una frase che dimostra quanto lui senta di appartenere alla vecchia generazione: “troppa elettronica e troppa aerodinamica fanno contare sempre meno il pilota e così non mi piace”. Perché, e su questo possiamo solo essere d’accordo, non c’è scienza che tenga davanti alla fantasia.