Carlos Sainz ha costruito il suo successo. Non è questione di fortuna, di occasioni, non è il caso di una domenica pazza nella notte di Singapore. Lo spagnolo della Ferrari ha creduto in se stesso, nel suo talento e nelle possibilità di vittoria più di tutti gli altri, forse anche più del suo stesso team. È riuscito a trovare la confidenza con una macchina difficile, complessa da capire fin dall'inizio del 2023, e lì ha posto le basi per massimizzare un risultato, sperando in un weekend negativo per l'imprendibile, incomprensibile, Red Bull.
Dopo la grande prestazione di Monza, con la pole position e una gara fatta di testa e resistenza, lo spagnolo è arrivato a Singapore convinto delle sue capacità: "Sarò il primo a vincere al posto di Max", aveva detto all'inizio del fine settimana. "Troppo arrogante", aveva subito sussurrato qualcuno, criticando quel lato di Carlos che spesso prevale nelle situazioni complesse. Dice la sua senza girarci intorno, pungente con il team, con le strategie, con il compagno di squadra. Esagerato forse, in alcune occasioni, ma sicuramente sincero. È così che in questa arroganza, in questa convinzione infuocata, Sainz ha trovato quel qualcosa che spesso, nel motorsport, non si può spiegare.
È un pilota che si conosce bene, questo Carlos Sainz. Che sa quello che vuole, dal suo presente e dal suo futuro, ed è pronto ad andare a prenderselo. Lui che per tutto l'anno ha dichiarato di voler restare in Ferrari, di essere pronto a firmare il rinnovo per il post 2024, ma che allo stesso tempo non ha mai giurato quell'estrema fedeltà più volte dichiarata da Charles Leclerc. "Voglio restare ma se non ci saranno le condizioni mi guarderò in giro" ha spiegato alla stampa, con la semplicità di uno che ama il posto in cui si trova, certo, ma che non ha radici profonde da dover estirpare. Non è qualcosa di negativo, non è "lontananza" dalla squadra o disinteresse. Così come non è negativa la posizione di Leclerc, che al contrario, vive di cuore, di un sogno rosso che gli appartiene fin dai suoi primi giorni in pista.
Sono due modi diversi di essere piloti, due categorie di atleti che in Formula 1 abbiamo visto vincere, perdere, trionfare e soffrire in ognuno dei due casi. Non c'è un modo giusto di essere pilota, non per Sainz e non per Leclerc, non per Norris - che a Singapore ha dato tutto alla ricerca del successo - e non per Russell che ha buttato via il suo fine settimana in un incidente che a lungo brucerà nei suoi ricordi.
Nel giorno di Carlos Sainz però, il giorno in cui ha a tutti gli effetti distrutto il dominio Red Bull così come aveva preventivato, il suo modo - di credere in se stesso, rinascere e vincere - è il modo giusto per lui. Lui che ha rotto l'incantesimo del toro, l'obiettivo di vincerle tutte in questo 2023, lui che ha costruito il suo dominio con un'intelligenza di gara fuori dal comune, con una resistenza e una forza che ricorderemo a lungo dimostrando, proprio a Singapore, come a volte gli altri debbano essere solo lo sfondo, chiunque essi siano, da Verstappen a Leclerc, da Norris a Russell. Perché per essere protagonisti, di arroganza e furbizia, tenacia e grinta, serve credere in quello che si è. E gli altri staranno a guardare.