Un po’ di tempo fa lo avevamo chiamato il "re dei podi" e il "re dei malumori”. Una persona prima di tutto, Lando Norris, profondamente insoddisfatta del suo percorso sportivo. Le sue frustrazioni lo avevano reso paragonabile a Daniel Ricciardo, mettendo in luce i rischi che l'infelicità può portare, soprattutto considerando che, all'inizio della stagione, si trovava spesso in una posizione di inferiorità rispetto al suo compagno di squadra, Oscar Piastri. Ma la sorpresa era dietro l’angolo. Messo alla prova, Norris ha promesso di non sbagliare ancora, diventando l’emblema di colui che non si arrende. Lo stato d’animo vissuto dal primo pilota McLaren poteva portarlo a due vie: frustrazione o determinazione. E nonostante fosse facile vacillare, i suoi 25 anni, di cui almeno 10 passati nel mondo delle corse, gli hanno insegnato che c’è sempre tempo per ottenere quello che si vuole.
Dopo una collezione di piazzamenti in seconda e terza posizione, paragonabile a quelle di Nick Heidfeld, che ha visitato molti Gran Premi senza mai portare a casa la vittoria, il talento di Norris rischiava di diventare solo un’etichetta di chi "non ha mai fatto abbastanza". Gesti impulsivi, sguardi persi e risposte vaghe mantenevano viva la delusione, spesso nascosta da atteggiamenti positivi e sorrisi di circostanza. La sua pazienza sembrava essere messa a dura prova, ma è stata proprio questa pazienza a diventare la sua arma vincente. Perché alla fine tutti lo aspettavano, forse più di lui, e il fine settimana a Miami ha evidenziato quanto la sua costanza, resilienza e capacità di non commettere errori non sia passata inosservata a nessuno. Si sono congratulati, dopo la bandiera a scacchi, dopo aver stappato quella Ferrari e nei giorni successivi per quella prima posizione e l’abbraccio di Andrea Stella ha consolidato, assieme al lungo momento di celebrazione col team a fine gara, quella che era una realizzazione che tardava ad arrivare: McLaren è una terza potenza. Perché questo primo circuito americano ha segnato un momento storico per Norris, incredulo e incapace di accendere la radio per comunicare la sua felicità, che però è stata percepita da tutti, a casa, in pista e dalle tribune. Batte le mani sul volante, scuote la testa e finalmente parla e urla, incredulo, finalmente soddisfatto: "Ce l’abbiamo fatta, Will!”, ringraziando tutto il team. Questo è stato un punto di svolta, solo l’inizio della rampa di lancio per lui e per il team, che è da molto in una situazione di stallo. Dopo 110 gare, però, al primo pilota della squadra papaya è arrivato proprio quel trofeo, il primo, che McLaren non vedeva dal 2021 con Ricciardo.
Essere della McLaren non è stato facile negli ultimi anni. Non è stato semplice gestire la certezza di non poter arrivare a essere talvolta quarta, talvolta quinta forza. Oggi, però, la situazione è diversa. C’è una classifica più certa, un pacchetto di aggiornamenti promettente e una terza posizione nel campionato costruttori che continua a guadagnare punti. Nonostante un inizio di stagione al di sotto delle aspettative, Woking ha dimostrato come un ottimo lavoro possa portare a risultati significativi. Trasformare l’architettura della vettura ha permesso un recupero del passo e una soddisfazione di cui ha goduto per primo proprio Lando. Mentre Piastri ha lamentato di non aver trovato il giusto feeling, soprattutto durante il fine settimana a Imola, rimanendo bloccato dietro Sainz per gran parte della gara, Norris è arrivato quasi a vincere di nuovo. Andrea Stella prova a porsi quindi al di sopra al momento, eseguendo sicuramente dei miglioramenti notevoli e arrivando con questa configurazione della nuova MCL-38 a mancare di soli sette secondi la RB-20 di Verstappen, lasciando dietro di sé una Emilia Romagna alla quale era stata promessa una vittoria vestita di rosso.
Il divertimento potrebbe difatti non mettersi in pausa. Dopo Miami e Imola potremmo aspettarci di tutto, perché se prima era Charles Leclerc a dare filo da torcere a Max Verstappen, anche se continua a girare più velocemente di lui in pista, ultimamente pare Lando Norris quello che ha acceso la lotta vera, facendo tremare Red Bull già da due settimane. Non è detta l’ultima parola però. Ferrari è pronta ad aggiornare ancora e sebbene Monte-Carlo sia una pista adatta un po’ a tutte le vetture, sarà sia la qualifica che la capacità di superare i cordoli coi quali sta avendo difficoltà la Red Bull a dettare il passo. A Norris probabilmente sarebbe bastato un giro in più sul circuito romagnolo, forse sarebbe servita un’altra botta di fortuna, ma essere lì, a pochissimo dal traguardo è già un ottimo risultato. Come ha detto anche lui: "Adesso fa più male perdere”, perché la vittoria si assaggia e ci rende avidi, ci alimenta, ci rende schiavi pronti a essere padroni di quel processo che vorrebbe portarci allo stremo. E Max lo dimostra, con due gare disputate nell'arco di 24 ore, una online e una sull’asfalto, entrambi vinte, perché così è abituato, a non perdere. Verstappen è l’esempio di chi mettendosi a repentaglio, lavorando, tenendo duro, si porta sul gradino più alto del podio. Non vale per tutti, ma per chi lo merita. E Lando vuole imparare e vuole meritarselo. Lando che è amico di Max ma allo stesso tempo lotta per esserne il nemico, perché oggi sente di poterselo permettere, di poter essere anche solo secondo, lasciando la Ferrari a domandarsi ancora cosa sia successo. A oggi i dubbi sono un ricordo, quello che il numero 4 sa è che vuole stringere ancora quel trofeo, come un bambino che non mette i giochi a posto, piuttosto li piazza tutti al centro della stanza, pronto a divertirsi come può. È quello su cui punta McLaren, su cui punta questo 25enne che dopo tutto questo tempo ha solo la punta della lingua bagnata di vittoria e ha fame e, se dopo Imola potrebbe essere tutto in discesa, lui non vede l’ora di scendere in campo e dimostrare che ha tutte le carte in regola per vincere ancora una volta la partita.