Il sabato della Thailandia sembrava essere la giornata del riscatto di Pecco Bagnaia dopo le difficoltà australiane: al mattino pole di autorità con record della pista allegato, mentre Marquez e soprattutto Martín scivolavano nel ghiaione. Al pomeriggio, quando si sono spenti i semafori della Sprint Race, Jorge ha provato subito ad infilarsi all'interno di curva uno, con Pecco che è rimasto calmo, lasciando sfilare l'avversario e spalancando il gas qualche attimo prima per involarsi dietro ad Enea Bastianini - che nel frattempo aveva fregato entrambi - sul successivo chilometrico rettilineo di Buriram. Col leader del Mondiale che, nel momento in cui ha raddrizzato la moto in uscita della prima curva, è stato costretto a pelare il gas per evitare un pericoloso incrocio di traiettorie con Marquez, Pecco ha chiuso il primo giro in una posizione quasi ideale: secondo dietro al compagno di squadra, con Marc Marquez, Pedro Acosta e Martín (quinto) alle sue spalle.
Poi il volto della Sprint è rapidamente cambiato: al terzo giro, dopo una resistenza gagliarda, Martín ha scavalcato il rookie maravilla (scivolato poco più tardi in curva tre), al quinto - mentre Bastianini accatastava un secondo abbondante di vantaggio sugli inseguitori - il madrileno ha affondato il colpo su Marquez all'ultima curva, incollandosi in men che non si dica agli scarichi del numero 1. Nella prima metà di gara il ritmo di Bastianini (sul piede dell'1'29" e mezzo) è stato insostenibile per Pecco e Jorge, ravvicinati in pista e sul cronometro, anche se Martín nella maggior parte delle curve dava l'impressione che l'azione del rivale davanti a sé lo frenasse. Così al giro sette di tredici l'ha superato: nel sinistra-destra del terzo settore di Buriram Martín ha anticipato il movimento sinuoso con cui i piloti della MotoGP spostano il peso da una parte all'altra per cambiare direzione, Bagnaia non ha potuto far altro che restare sorpreso, mettersi all'inseguimento del rivale e sperare che questo, dopo aver pizzicato il verde fuori dai cordoli alla fine della manovra, compiesse un'altra simile sbavatura.
Cosa che si è quasi verificata due passaggi più tardi, nello stesso punto: in uscita di curva sette Martín ha sfruttato tutto il cordolo bianco e azzurro, dando l'impressione di toccare il fatidico "verde" con la gomma media posteriore. Questione di millimetri, poiché il sensore non è scattato, Jorge non ha rivecuto alcun long lap penalty e Pecco si è dovuto arrendere ad un pilota che - salvo due o tre giri di deconcentrazione dovuti forse a quell'inciampo - accelerava meglio dalle curve lente e non mostrava mai punti deboli. Nell'ultimissima fase di Sprint Martín ha persino rosicchiato decimi su Bastianini, tagliando il traguardo ad un secondo e tre decimi di distacco da Enea che, guadagnando sei punti su un Marc Marquez inaspettatamente opaco (quarto ma al gancio dei primi tre), si è riportato ad otto lunghezze dal terzo posto in classifica.
Sono due, invece, i punti che Bagnaia ha perso da Jorge Martín sulla bandiera a scacchi di un sabato thailandese iniziato col sorriso e spentosi al parco chiuso con una contenuta ma inequivocabile smorfia. Restano cinque gare (Sprint comprese) per recuperare ventidue punti. Sembrano pochi, eppure con questo equilibrio, con questo Martín che alla velocità supersonica ha saputo aggiungere una concentrazione mistica, con questo Bagnaia ultimamente condannato a fare catenaccio e contenere le perdite, diventano una montagna da scalare. Pecco lavorerà coi suoi tecnici fino a tarda notte per trovare quei decimi che oggi - rispetto a quanto fatto vedere in prova - sono mancati soprattutto nel primo e nel terzo settore. L'unico modo per guadagnare punti su Martín, inappuntabile nella gestione dei momenti della gara, è ritrovare quella armonia perfetta sulla Ducati rossa che nella seconda metà di stagione si è connaturata solo a sprazzi: in Austria e in Giappone. Per il resto Pecco è stato costretto al difficile e logorante compito di limitare i danni sul rivale. L'ha fatto bene, ma questa adesso non può più essere la strategia da attuare. Accanto a lui, nei box che lo circondano, la Ducati fa comunque festa: otto moto nelle prime otto posizioni, ci era riuscita l'ultima volta la Honda nel Gran Premio della Catalunya del 1996. Primo degli altri Brad Binder (nono), che un anno fa in Thailandia portava la KTM sul secondo gradino del podio, tra Martín e Bagnaia. Ma guarda un po'.