Dieci in pagella a tutti. Da Luciano Spalletti, lo stratega del Napoli scudettato, ai calciatori della rosa, nessuno escluso. La palma del migliore va anche al presidente Aurelio De Laurentiis, al direttore sportivo Cristiano Giuntoli, che ha portato in Campania giovani di talento e subito pronti per il proscenio. Ottavio Bianchi, tecnico del primo scudetto della storia del Napoli, vinto 36 anni fa, aveva previsto l’esito di questo campionato ben prima della sosta di novembre, dedicata ai Mondiali in Qatar: “In verità non sono stato certo un indovino, c’era solo da prendere atto di una distanza siderale tra il Napoli e le altre candidate o presunte tali al tricolore. Non c’è stata sostanzialmente storia, il torneo non ha avuto storia per il vertice”, riflette Bianchi quando lo contattiamo per MOW, che ha anche giocato nel Napoli negli anni ‘60.
“Ho letto, sentito da più parti che sarebbe partito un nuovo campionato a gennaio, ma come potevano cambiare di colpo i valori espressi dal campo? Il Napoli ha espresso una superiorità disarmante e le inseguitrici davvero hanno fatto a gara a chi faceva peggio, perdendo punti in serie con le piccole”. Da Osimhen, che Bianchi considera il miglior calciatore del campionato, sino al genio di Kvicha Kvaratskhelia, senza però dimenticare tutti i componenti della rosa di Spalletti: ognuno ha portato il suo mattone per costruire la casa del successo: “Se il titolo fosse stato davvero legato solo alle qualità di un paio di singoli non ci sarebbe stato il distacco così marcato che il Napoli vanta sulle avversarie, è un qualcosa di raro, poco visto nella storia della Serie A. Ai miei tempi si vinceva con pochissimi punti di scarto, certo da qualche anno ci sono i tre punti per la vittoria, ma la verità è che il Napoli ha funzionato come un orologio”.
L’ex tecnico del Napoli di Diego Armando Maradona segnala anche il cambio di passo a livello societario che ha portato il Napoli alla vetta in Italia: “In passato non dobbiamo dimenticare che il Napoli non solo non vinceva scudetti, ma era anche distante dalla zona alta della classifica. Invece sono oltre dieci anni che si qualifica per le coppe europee, che gioca per il vertice, in questa stagione ha compiuto anche uno straordinario percorso in Champions League. Insomma, si è creata l’abitudine a lottare per il vertice e lo scudetto che va a vincere è solo la fisiologica evoluzione di questo percorso”, sottolinea l’allenatore bergamasco, che non nasconde la sua felicità per il trionfo che sta producendo gioia, festeggiamenti ormai da settimane a Napoli e provincia: “Sono estremamente legato a Napoli, non solo per questioni sportive, è una città che porto nel cuore e sono davvero entusiasta di leggere, di avvertire anche a distanza tutta questa soddisfazione, tra l’altro ampiamente meritata. Il calcio a Napoli, non solo a Napoli, è un elemento sociale, è un qualcosa che i napoletani portano dentro la vita di tutti i giorni. Mi sento idealmente vicino a ognuno di loro”.