Jos Verstappen, padre di Max, celebra il titolo vinto dal figlio: “Sono orgoglioso – dice alla Gazzetta l’ex pilota compagno di squadra di Michael Schumacher alla Benetton – di quello che ha fatto Max quest’anno. Ha meritato il titolo e lo avrei considerato campione del mondo anche se lo avesse perso. È stato globalmente il pilota più veloce. Senza i punti sfuggiti in Azerbaigian, a Silverstone e in Ungheria, non per colpe sue, avrebbe chiuso il discorso anche prima dell’ultima gara”.
Per Jos, Max “è stato sempre competitivo in tutte le gare: in Francia aveva un ritmo impressionante, in Olanda ha vinto davanti a settantamila spettatori con una pressione enorme addosso e l’ha spuntata anche ad Austin o in Messico nonostante sapessimo che dopo l’estate la Mercedes aveva la macchina più veloce. Lui e la Red Bull hanno dato tutto per centrare questo trionfo”.
Il padre sottolinea che il neocampione del mondo “ha un talento unico, lo si vedeva già all’epoca dei kart, e ha fatto sorpassi fantastici come al solito. Quando vedo certe manovre d’attacco, come quella che ha fatto una settimana fa a Gedda nella terza partenza infilando Ocon e Hamilton all’interno, dico: «Quello è Max!»”.
E a chi considera il figlio un pilota troppo aggressivo, se non scorretto, Jos Verstappen risponde: “Nel corpo a corpo è un duro. Ma non dicevamo di volere piloti che combattessero in pista come dei guerrieri? Allora, lasciamoli gareggiare. Non bisogna spingere un avversario fuori, ma neppure avere troppe regole come invece ci sono adesso: se metti un piede fuori posto, sei subito penalizzato. Non è la F1 che ho vissuto io e neppure quella di cui si è innamorato Max crescendo”.
Per “The Boss” riguardo alle penalità “la Fia dovrebbe rivedere il suo approccio, affinché vi sia una maggiore equità nelle decisioni dei commissari, perché a volte ho come l’impressione che distribuiscano sanzioni solo per sentirsi più importanti. Max non riesce ad accettare le punizioni quando le considera ingiuste. È una cosa che lo fa arrabbiare moltissimo”.
Jos non è convinto che la chiave della vittoria del titolo sia stata la maturazione del figlio: “Questa è la convinzione della maggior parte della gente dall’esterno. In realtà Max è cresciuto a livello di maturità già da un paio di stagioni e quindi non è cambiato nel 2021. Però prima non aveva mai avuto una macchina in grado di lottare per il Mondiale, l’ha avuta finalmente quest’anno e – conclude nell’intervista riportata su Repubblica – fa tutta la differenza del mondo”.