“Non ho pianto per Leo Messi quando è andato via da Barcellona e non ho pianto, e non lo farò neanche in futuro, ora che Valentino Rossi è andato via dalla MotoGP” – Carmelo Ezpeleta risponde così al giornalista che gli aveva chiesto se il paragone tra il Dottore delle motociclette e il mago argentino del pallone fosse appropriato. “Certo che è un paragone appropriato - ha aggiunto il CEO di Dorna – un paragone che calza emi piace, ma bisogna sempre andare avanti e c’è poco da lamentarsi quando si perde qualcosa o qualcuno”.
Don Carmelo la pensa così e lo dice ormai da tempo, visto che Rossi non è più un pilota della MotoGP da quell’ultimo giorno a Valencia, agli inizi di novembre. “Per Valentino come per Leo Messi è rimasta una gratitudine per tutti i fan che hanno potuto godere di ciò che questi due geni ci hanno regalato per così tanti anni; in particolare Valentino, la cui carriera è stata più lunga di quella del fuoriclasse argentino”. Voltare pagina, quindi, con Ezpeleta che ci tiene a ribadire che la MotoGP saprà sopravvivere alle sue stesse leggende, grazie anche a quei giovani che stanno crescendo nelle categorie minori… a patto che “i giornalisti” non rovinino tutto: “So che i giornalisti apprezzano molto termini come 'grande speranza ' e simili, ma Pedro Acosta non mi preoccupa affatto della sua futura capacità di leadership o se prenderà il testimone da qualcuno. Parlare in questo modo gli sta mettendo pressione, non gli fa bene, e noi della Dorna, ovviamente, non ci occuperemo di questo. Quello che bisogna fare con Acosta non è mettergli più pressione e lasciarlo evolvere al ritmo che lui e la sua squadra ritengono opportuno”.
Una evoluzione che per il giovanissimo pilota spagnolo significa ritrovare la giusta serenità, mentre per Dorna e per la MotoGP significa aprirsi sempre di più al mondo per tenere testa a costi sempre più alti e pubblico sempre meno numeroso. “Potremmo fare più gare in Asia e vorremmo, ma anche in Europa – ha concluso Ezpeleta - Tuttavia, almeno fino al 2027 ci saranno solo 21 o al massimo 22 Gran Premi. Detto questo, se dovessi scegliere o aggiungere più date, probabilmente sceglierei luoghi asiatici, perché l'interesse per quel continente è enorme. Ma ripeto che questo non significa dimenticare l'Europa”.