Nell'ospitata di Pecco Bagnaia sul divano di Andrea Migno, per l’ultima puntata del 2024 di Mig Babol, non sono state ripercorse le tappe della carriera del pilota di Chivasso stagione per stagione: per quello esiste Wikipedia, dove srotolare le statistiche del numero 63 è un’operazione abbastanza impressionante considerando la percentuale di vittorie che cresce in maniera costante anno dopo anno, impennandosi definitivamente quando si arriva al 2024, in cui su quaranta gare (Sprint Race comprese) diciotto vedono il nome di Pecco sul gradino più alto del podio.
Eppure il titolo l’ha vinto Jorge Martín, e non si può non ripartire dalle sensazioni che Bagnaia prova ad un mese di distanza dall’epilogo di Barcellona. A freddo, l’analisi è lucida: “Credo ci meritassimo tanto il titolo, ma ci sono stati degli errori di troppo che non ci hanno permesso di vincere. Errori che ancora faccio fatica a spiegarmi, perché quest’anno mi sono steso diverse volte mentre andavo più piano. A Barcellona all’ultimo giro della Sprint, oppure alla curva 9 di Sepang, dove ho dimostrato chiaramente agli ingegneri che il giro prima ero entrato veramente al limite, col davanti che muoveva e chiudeva, senza stendermi. Al giro dopo ho detto ‘mi tengo margine’, e mi sono steso. Comunque ogni tanto perdere serve, io la sto vivendo come una possibilità, anche se ovviamente mi tira il cu*o. Alla fine sono quattro anni che faccio nei primi due in campionato. È una bella costanza, non tutti ci sono riusciti. Però una volta che vinci non vuoi altro. Se chiudo terzo e non posso fare di più ok, sono contento. Se riconosco una minima possibilità di poter vincere, tipo Le Mans quest’anno dove ho fatto terzo e Marquez mi ha infilato nel momento in cui preparavo il sorpasso della vittoria su Martín, e non ci riesco, mi girano”.
Sul divano dello studio allestito nella plancia di Misano Adriatico, Bagnaia è decisamente rilassato. Parla del sentimento di appartenenza alla Ducati, della 998 dello zio che da bambino lo faceva sognare, della visita agli operai di Borgo Panigale in occasione di “Campioni in Festa", di una linea di produzione che definisce “bellissima”, perché i dettagli sono curati dalla mano dell’uomo e lui – che è la punta di diamante del Reparto Corse – si sente per forza di cose partecipe di tutti gli altri progetti. Poi l’attenzione torna su questo dicembre in cui per i piloti della MotoGP si accumulano tutte le incombenze impossibili da spuntare durante la stagione agonistica, che questa volta Pecco ha dovuto archiviare prima di Natale, ovvero prima di partire in viaggio di nozze con Domizia. Insieme a lei, che chiama “moglie” con ancora un piccolo effetto sorpresa nel tono di voce, è stato ospitato da Papa Francesco, in un incontro organizzato dal presidente della Federazione Italiana Motociclismo Giovanni Copioli: “Per la prima volta è stata colpa mia, perché di solito tra me e Domizia sono sempre io quello che aspetta, mentre questa volta lei era già in taxi e io davanti allo specchio che non riuscivo a farmi il nodo alla cravatta. Così siamo arriviati al Vaticano mentre c’era il cambio della guardia, e il nostro ritardo aumentava. Quando siamo passati in un corridoio l’abbiamo visto lì che aspettava. Secondo me ci sono due tipi di persone al mondo, quelle che ti fa piacere conoscere e quelle che ti lasciano senza parole, e lui emana un carisma incredibile. Siamo entrati e lui subito pronto con la battuta ‘la mia moto dov’è?’. Poi ci ha fatto un discorso e mi sembrava uno a cui piacesse essere lì in quel momento. Ci ha chiesto se io e Domizia litigassimo, io gli risposto di sì ovviamente e lui ha detto che litigare è importante basta fare la pace prima di andare a letto”.
Tra le fasi più romantiche ed intense della puntata, quella in cui Pecco riavvolge il nastro della storia d’amore con Domizia: “I genitori miei e di Domizia sono migliori amici, le nostre mamme sono amiche da quando erano piccole. Mi ricordo una volta che ero andato in negozio da lei, mia mamma non sapeva dove mettermi, e giocai con Domizia in questa sua enorme casa delle bambole. Solo che lei aveva un anno in più e a quell’età non guardi i più piccoli, poi io ero veramente più piccolo, mi si vedeva, ci ho messo un po’ a crescere. Una volta un mio amico fuori da un locale di Chivasso mi disse ‘è più facile che tu vinca un Mondiale piuttosto che ti metta con Domizia’. Crescendo ci siamo fatti gli affari nostri, finché io non mi sono lasciato con Francesca e lei con un altro ragazzo. Quell’anno c’è stato il cinquantesimo compleanno di mia mamma, e Domizia era ovviamente invitata. La guardavo, ero molto timido, però le mandavo dei cenni che secondo me lei ha colto. Poi lei, insieme a Carola e ad altre amiche, sono venute in vacanza a Pesaro, e io lì ho battuto il ferro senza mollare mai. Finché non ce l’ho fatta una sera sul mare al Malindi (locale di Cattolica, ndr), dove continuavo a guardarla perché volevo darle un bacio, e lei secondo me ricambiava. Però forse si chiedeva come mai non stessi approfittando della situazione, finché poi mi sono lanciato, è partita e ci siamo sposati (ride)”.
Si torna su temi motoristici, in particolare su un aneddoto mai svelato prima d’ora: una Spurtléda 2013 sul tracciato di Misanino che avrebbe potuto mettere a repentaglio l’ingresso di Bagnaia nella VR46 Riders Academy. “Partivo davanti, alla terza curva Bradley Smith mi butta fuori, poi però rientro in pista e non volevo finire ultimo, perché andavo forte. All’ultimo giro Vale e Paso si giocavano la vittoria e io da doppiato mi sono messo in mezzo. ‘Pecco, ora non entrerai mai nell’Academy’, disse quella volta Carlo Casabianca (il preparatore atletico dei ragazzi di Valentino Rossi, ndr)”. Invece Pecco cominciò ad allenarsi a Tavullia esattamente un anno più tardi, quando fu costretto a lasciare Chivasso e gli affetti più cari. Un momento della vita che ricorda con particolare emozione: “La mia transizione da Torino a Pesaro è stata difficile. Nel 2014 ho vissuto parecchio con i Bulega, dormivo nello stesso letto di Nicolò, che tirava i calci tutta la notte. Da ottobre 2014 ho iniziato ad allenarmi in VR e ho vissuto in hotel, ero diventato amico di un tassista che mi portava sempre a Tavullia e poi alla sera uno di voi dell’Academy mi riportava in albergo. Nel 2015 cercavamo una casa, ma fortunatamente Stefania - la mamma di Vale e Luca - ci ha concesso di stare in un suo appartamento a Pesaro. Bellissimo, anche perché noi che non eravamo a malapena diciottenni ce la siamo gestita molto bene. È stato bello finché è durato, alla sera giocavi alla play con Balda, mi ricordo che una volta lui era andato via prima da una cena del gruppo palestra per stare con la fidanzata, poi l’ho trovato alle quattro di notte al simulatore. Nel 2019 mi disse ‘Pecco vado a vivere a Rimini con la mia ragazza’ e lì è come se mi fossi lasciato (ride)”.
Il 2016, in Moto3, è stato l’anno della svolta per Bagnaia, che ottenne la prima vittoria in carriera ad Assen: “Sicuramente oggi quel successo non sarebbe stato possibile, perché io all’ultimo giro ho usato il cordolo rosso per sorpassarti (riferendosi a Migno, ndr), che adesso è verde. Ma io l’avevo sfruttato perché il sabato sera andavamo sempre a cena nell’hospitality Yamaha di Vale. Lui ne parlava, diceva che il cordolo rosso si poteva usare, e quando ero lì negli ultimi giri ho detto ‘perché no?’. È stata una bella emozione anche perché è stata la prima vittoria di Mahindra, moto indiana inferiore di motore ma che ti permetteva di fare delle ottime gare. Feci sei podi, una pole e due vittorie, grazie alle quali vinsi una scommessa con Jorge Aspar Martinez, che aveva il Team in MotoGP con la Ducati e mi fece provare la Desmosedici per nove giri a Valencia, dove feci segnare la top speed e un ottimo T4. Non andò male, ero a due secondi dal primo”. Lo ammette con nonchalance Pecco, come se fosse stato normale per lui produrre quelle prestazioni ai primissimi chilometri con una MotoGP sotto le terga. Col senno di poi, bastavano quei venti minuti scarsi sulla GP16, in un martedì di autunno a Valencia, per comprendere la forza di Pecco Bagnaia.