Cammina a ritmo del cuore che gli rimbomba nelle tempie, tira il respiro. Le lacrime in faccia non le può asciugare perché è tutto dietro alla visiera del casco, ben chiusa a proteggerlo da quello che c’è fuori. Cammina da solo sopra un asfalto che lì, a Le Mans, non è mai stato bollente così. Quella foto, con Francesco Bagnaia che passa affianco alle serrande chiuse della pit-lane, racconta tutto. È la sua via crucis e a noi ricorda che ci sono momenti in cui quella vita lì, quella del pilota veloce e colorato di rosso, ti chiede di sputare il sangue. Ti fa pregare di essere sul divano, nel box, in cabina di commento, ovunque tranne che lì. Pecco cammina da solo e ci mette più di un giro di pista ad arrivare, ormai non ha più fretta. È come tornare a piedi dalla festa, quando la ragazza se n’è andata con un altro e gli amici stanno ancora ballando. Nemmeno pensa alle telecamere che lo inquadrano. Da solo Francesco Bagnaia ha anche sbagliato, tutto orgoglio quando serviva stringere i denti e accontentarsi, da solo perché il motociclismo è anche uno sport individuale: si vince insieme, si perde da soli. E lui è tornato così, da solo, come Roberto Benigni in Berlinguer ti voglio bene.
Lo senti parlare, a un’ora dalla caduta, che dice di essere incazzato, la verità però è che sembra soltanto triste: “So già che più passeranno i minuti e le ore più mi incazzerò, perché oggi ho buttato veramente 20 punti nel cesso ed è un gran peccato - ha raccontato a Sky - Enea stava andando fortissimo, io stavo andando fortissimo. Ho commesso un errore stupido, sono andato lungo alla 8 e purtroppo non sono riuscito a fermarmi in tempo e sono andato fuori. Nel ritornare dentro non ho pensato di dover recuperare per forza Enea, sapevo che eravamo al limite. Ho fatto appositamente la penultima curva abbastanza piano, volevo stare un attimo tranquillo e mi sono steso. Penso che se voglio vincere il titolo queste cazzate qui non sono ammesse. Ho qualche giorno a casa per pensarci e imparare dall’errore di oggi che è stato uno dei più gravi, forse anche peggio rispetto a Misano. Mi fa veramente incazzare solo a parlarne”.
Pesa così tanto questo zero, quasi il terzo, che non lo si può ridurre a una cazzata. Deve essere un punto da cui ripartire, il fondo da cui risalire. Lui dice di non aver peccato d’orgoglio ma è difficile pensare che abbia ragione. Anche perché adesso, per tornare in alto, gli serve solo quello, l’orgoglio che l’ha fregato a Le Mans quando aveva tutto per ricostruire. Con una moto che finalmente funziona, una moto che lo porta costantemente a ridefinire la velocità col cronometro, ha tutto per farlo. Da questa roba dovrà imparare perché servirà subito, al Mugello, dove lo scorso anno la gara se n’era andata così: con una scivolata nella ghiaia quando guidava la corsa.