In un Sachsenring che distribuisce würstel senza soluzione di continuità in sala stampa a Pecco Bagnaia è mancato soltanto l’hot-dog: dopo la pole position e il secondo posto nella sprint del sabato, la vittoria era un’opzione concreta per lui, un’ennesima prova di forza del pilota che sta dominando il campionato. Invece Jorge Martín era semplicemente più veloce, forte di un momento di grandissimo feeling con la sua moto che probabilmente rivedremo invariato ad Assen tra meno di una settimana. Bagnaia, che dopo la gara del sabato se n’è accorto, ha lavorato a lungo per migliorare (“mi serviva più supporto al posteriore”) ci è riuscito, tanto che lo spagnolo ha raccontato di aver confrontato i dati con quelli del campione del mondo dopo il Warm Up ha scoprendo che “Sembravamo lo stesso pilota”.
Se è vero che l’unica seconda posizione che un campione accetta volentieri è quella che ti fa vincere un mondiale, è anche vero che Bagnaia sta trovando costanza, velocità di reazione e, soprattutto, nessun avversario stabile con cui misurarsi, perché finora gli altri ducatisti si sono dati il cambio: “Stiamo lavorando molto bene”, ha spiegato Pecco dopo la gara. “Diciamo che la strada si sta delineando. Jorge ha fatto tre podi di fila, è sempre veloce, anche Zarco. Marco Bezzecchi ogni tanto ha qualche difficoltà, ma anche oggi ha fatto quarto e al momento sono loro tre i più forti. Noi siamo sempre lì, ho commesso già diversi errori all’inizio della stagione e sono diversi punti in meno, ma dobbiamo continuare a lavorare come stiamo facendo perché sappiamo che il nostro potenziale è alto”.
Sia Jorge Martín che Johann Zarco sono a podio da tre GP consecutivi (Francia, Italia e ora Germania), al punto che il Team Prima Pramac è anche primo nella classifica dedicata ai team. Tanta consistenza che Bagnaia potrebbe cominciare ad esserne impensierito, o almeno è questo che gli viene chiesto: "Se continuerà così comincerò a chiedere ordini di squadra!”, risponde lui scherzando con la stampa, provocando risate prima e titoli fuorvianti poi. “Lottare con team ufficiali o con quelli satellite è sempre la stessa cosa”, continua poi serio. “Ducati ha scelto di dare al Team Pramac il meglio, hanno la nostra stessa moto. Se vuoi migliorare secondo me è così che dev’essere, perché così puoi confrontare i dati e gli ingegneri vanno in tutti i team a chiedere ai piloti che sensazioni hanno, cosa funziona bene e cosa meno. È una strategia con i suoi pro e i suoi contro, ma di certo è un buon modo per migliorare”. Poi, a richiesta, torna sull’argomento che lo scorso anno aveva acceso le polemiche nella seconda parte di stagione: “Non voglio ordini di squadra e non ho intenzione di chiederne. Semmai è una questione di buon senso che dipende dall’intelligenza dei piloti, di sicuro Enea l’anno scorso era in grado di vincere le gare e non ho msi voluto che Ducati gli togliesse la possibilità di lottare per il titolo. Quest’anno è lo stesso, lavorerò da solo per il mondiale”.
Ad Enea Bastianini Pecco pensa molto, anche a proposito della gara: “Oggi non ho mai pensato di accontentarmi, non è nella mia indole. Sono contento per la gara ma chiaramente non per il risultato, il mio obiettivo è sempre quello di vincere e ho preso diversi rischi per riportarmi sotto all’ultimo giro. Non è stato abbastanza, ma mi ha ricordato la gara dell’anno scorso a Misano con Enea, quando si è giocato un jolly all’ultimo giro e ha spinto molto per esserci. Bello che sia così, se un giorno dovessi cambiare questo atteggiamento sarebbe un problema”, ha concluso. Ad Assen, pista che Pecco ha tatuato sul braccio, ci proverà ancora.