Pedro Acosta è una rara combinazione di talento spaventoso e capacità di finalizzare. Non solo va fortissimo, lui sa come vincere, come prendere il meglio, e soprattutto è un grande improvvisatore. Mago della risalita alla Marc Marquez, uomo della domenica alla Valentino Rossi. Così si è scritto tutto l’anno scorso e poi durante i test della Moto2, perché lo spagnolo ha imposto il suo ritmo anche lì. Oggi però, a quattro gare dal via, è a 50 punti da Celestino Vietti che guida la classifica del mondiale nonostante la caduta di Austin. Acosta è ancora minorenne, così giovane da non avere il fisico per la Moto2, sbaglia ancora tanto. Per il titolo di quest’anno però è ancora lì, anzi: sarebbe sbagliato non metterlo tra i favoriti. La sensazione è che uno come lui, che con la moto che guida ha già dimostrato di saper fare miracoli, arriverà a fare uno scatto mentale - magari proprio in Europa - e quando succederà sarà dura per tutti.
Per i suoi rivali, certo, ma anche per chi è in MotoGP e deve convincere la propria squadra (a partire da Honda e KTM) a non scommettere su questo piccolo diavolo e continuare con quello che c’è. Acosta, e questo è fondamentale lo sa bene. Nonostante un GP delle Americhe finito dopo appena tre giri infatti, si è detto ampiamente soddisfatto dei suoi progressi: “È stato il primo weekend in cui siamo stati davvero competitivi - ha raccontato dopo la gara - I tre giri che ho fatto sono stati i più gratificanti per me dell'intero anno. Restiamo concentrati su quello: è stata una gara breve a causa della caduta, ma allo stesso tempo davvero produttiva”.
Ora arriva Portimaõ, dove il rookie spagnolo ha vinto il titolo della Moto3 lo scorso anno e si è imposto nei test invernali di pochi mesi fa. Nel primo caso sono cambiate le moto e nel secondo le temperature, ma la sua rincorsa potrebbe partire proprio dal Portogallo. D’altronde, con 21 gare in campionato il tempo per cambiare le cose non manca.