Che Pedro Acosta possa essere il nuovo, grande fenomeno della MotoGP non ci sono grossi dubbi: lo spagnolo è veloce e precoce, tanto da aver vinto il mondiale Moto3 all’esordio - cosa che neanche a Marc Marquez e Valentino Rossi è riuscita - e ad essere a buon punto con quello della Moto2. Oltretutto, Acosta spicca anche per il suo approccio alle corse, simile a quello del Rossi dei tempi d’oro: parte indietro, inventa, ricuce e spesso vince. Inevitabile quindi che i media, soprattutto quelli spagnoli, lo abbiano assediato: “Ora non ci penso”, ha spiegato a Speedweek quando gli è stata chiesta un’opinione su queste attenzioni da parte della stampa. “Se non avessi mai avuto quel tipo di attenzioni in Moto3 forse ora la vivrei diversamente, ma immagina: avevo 16 anni, sono entrato in Moto3 e improvvisamente mi sono trovato con più telecamere addosso di Márquez o Quartararo”. Forse perché, lo ricordiamo, Acosta ha finito per vincere la prima gara della sua carriera (Qatar 2021) partendo dalla pit lane e dopo un secondo posto al round inaugurale, che si svolse sempre a Doha. “Sono stato seguito da una telecamera tutto il giorno... La gente è impazzita, soprattutto in Spagna. È stato più difficile di quanto lo sia adesso che ho quasi vent'anni. Ma noi piloti dobbiamo capire le persone, sono fan di questo sport e noi possiamo essere i loro eroi, dobbiamo capire che quando vengono a una gara vogliono foto e tutto il resto. Fa parte del lavoro".
Di certo accettarlo è un passo in avanti che non tutti i piloti sono ben disposti a fare, anche tra quelli già in MotoGP: “Capisco una fan zone e la 'Hero Walk’, capisco anche che la Dorna voglia rendere lo sport più attraente per i giovani”, ha dichiarato Acosta, che poi però ha attaccato la pay tv: “Noi abbiamo un problema perché in molti paesi le persone devono pagare per guardare le gare in TV e questo non è buono. Quando ero piccolo, ricordo che all'ora di pranzo guardavo le corse in TV in ogni ristorante. Forse non ti piaceva e non ti interessava davvero seguire la gara, ma le gare le hai sempre viste. Quindi sapevi chi erano Dani Pedrosa, Valentino Rossi o Cal Crutchlow. Come faremo a far conoscere alla gente la MotoGP in questi giorni se non diamo a tutti la possibilità di vederla? Ad esempio, in una famiglia con due figli, se la madre non lavora e lavora solo il padre, la prima cosa che faranno è tagliare la pay tv, Netflix e quelle cose. Credo che per noi verranno tempi duri”, ha aggiunto poi.
Da un lato è vero, la MotoGP in chiaro, anche in Italia, faceva numeri del tutto diversi da quelli di oggi. Dall’altro però va considerato che tutta la programmazione offerta dalla pay tv - anche semplicemente con canali dedicati - in chiaro non potrebbe esistere perché dovremmo rinunciare a interviste, approfondimenti, avvicinamenti e forse addirittura anche i turni di libere. Va detto anche che in Spagna DAZN ha ridotto notevolmente la sua copertura sul motomondiale, restituendo un lavoro lontanissimo da quello offerto da Sky in Italia. Infine l’altro, grande punto di domanda viene sollevato direttamente dai colleghi austriaci: se il problema è la pay tv come mai la Formula 1 sta riscuotendo tutto questo successo? Acosta risponde diretto: “È vero che Netflix ha aiutato, ma penso anche che due anni fa quasi nessuno guardasse la Formula 1, prima del ritorno di Alonso. È come se Valentino Rossi tornasse in MotoGP in questo momento - boom".
Un boom lo farebbe di sicuro, ma per quanto? Fino ad un nuovo ritiro? Dorna sta lavorando giorno e notte - come ha fatto Liberty Media per la F1 - con l’obiettivo di allargare il suo bacino d’utenti e i risultati arriveranno. Nel frattempo lo stesso Pedro Acosta sarà diventato uno dei principali motivi per seguire lo show.