Ha messo i piedi fuori dall’aereo che lo ha portato in Malesia e solo lì si è reso veramente conto che adesso si può fare davvero sul serio. Per Marc Marquez è stato come il risveglio dopo un incubo che dura da due anni e ora tra lui e la sua RC213V del Team Repsol ci sono solo poche ore. Poi potrà tornare in sella, poi potrà tornare a immergersi in quel sound che è la colonna sonora della sua vita dopo aver seriamente temuto di dover restare nel silenzio molto prima di quanto non avesse programmato.
A raccontarlo è stato proprio Marc Marquez: “Dopo l’incidente, quando la diplopia è tornata, ho davvero pensato che sarebbe finita e che la mia carriera non avrebbe potuto andare avanti. Poi i medici mi hanno aiutato a capire che forse una strada c’era, ma che quella strada avrebbe richiesto tanta pazienza”. Come un limite da superare ancora: quello del senso della fatica e del non poterne più. Marquez l’ha spiegato con poche parole: “E’ stato un inverno terribile”. Per i pensieri più che per i dolori, perché la guerra principale non è stata quella agli acciacchi, ma quella alle negatività che inevitabilmente gli frullavano per la testa. Fino alla consapevolezza che la volontà è quasi sempre più forte anche della sfiga più testarda.
“Ho concentrato gran parte delle mie energie nel cercare di mantenermi calmo, nel non cedere ai cattivi pensieri e mi sono attenuto a tutto quello che i medici mi hanno detto – ha aggiunto il fenomeno di Cervera – Adesso la diplopia è scomparsa e solo il braccio mi limita ancora un po’. Ma solo l’idea di risalire in sella alla mia moto mi fa venire la pelle d’oca”. Ma Marc Marquez dovà aspettare, anche se si tratta solo di un paio di giorni, con gli ingegneri giapponesi che, nonostante l’intoppo della moto rimasta a Jerez, stanno lavorando al massimo per mettergli tra le mani un mezzo che sia realmente competitivo e che non lo costringa a guidare oltre il limite.
“Durante questo inverno – ha concluso Marquez - ho fatto un viaggio di quattro giorni a Granada con gli amici, un momento che mi ha aiutato a staccare da tutto. Non sono stato in grado di allenarmi adeguatamente negli ultimi mesi, ma quando il dottor Sánchez mi ha dato il via libera per tornare in sella, era metà gennaio, ho iniziato a riprendere ad allenarmi un po' di più, perché Avevo bisogno di recuperare le ore di volo che avevo perso. Nelle ultime settimane ho fatto motocross, ho guidato la CBR 1000 e la 600, ho fatto go-kart… All'inizio soffrivo, ma mi sentivo sempre meglio. Il test di Sepang mi aiuterà a capire come sono fisicamente e a confrontare come è cambiato il mio braccio dall'anno scorso. Sarà anche utile vedere il lavoro svolto da HRC con la nuova moto e vedere a che punto siamo. Finalmente siamo nel caldo della Malesia e non vedo l'ora di tornare alla mia MotoGP. Mi viene la pelle d'oca pensando a questo momento”.