Ducati è, senza dubbio, la grande protagonista dell’inverno della MotoGP. Perché ha chiuso il 2021 da capitano di batteria ed è entrata nel 2022 con otto moto in pista, lavorando sul monomarca in MotoE che vedremo il prossimo anno. Se i piloti, in un misto di agitazione e curiosità, si chiedono come andrà Marc Marquez, i tecnici guardano con lo stessa apprensione gli ultimi sviluppi dettati dai tecnici di Borgo Panigale. D’altronde Gigi Dall’Igna, Direttore di Ducati Corse, non fa niente per tranquillizzarli: "Abbiamo fatto davvero tantissime cose - il suo commento sulla nuova moto al microfono di Sandro Donato Grosso per Sky - abbiamo un motore completamente nuovo. L'obiettivo è sempre quello di trovare più cavalli, questa resta la nostra filosofia principale, mantenendo però la guidabilità del motore vecchio, dove onestamente avevamo raggiunto un bel livello. I ragazzi hanno svolto un bel lavoro, ora ci aspettiamo di provarlo su di una pista dove il motore conta tanto quella di Sepang per capire se effettivamente i passi in avanti sono stati quelli giusti".
Sembra di sentirli, tutti gli altri, mentre si chiedono se recuperare quanto fatto dalla Ducati nel 2021 non fosse già abbastanza. Joan Mir e Fabio Quartararo, per citare soltanto gli ultimi iridati in MotoGP, si sono lamentati spesso della moto bolognese durante i weekend di gara: con quel motore le Ducati sono difficili da passare anche con mezzo secondo in tasca, perché accelerano più in fretta uscendo dalle curve e vanno più forte in fondo al dritto. La barzelletta, poco divertente per tutti gli altri, è che ora di Desmosedici in pista ce ne sono due in più dell’anno scorso e pare, oltretutto, che vadano ancora più forte. Almeno così ha previsto l’ingegnere veneto.
Discorso diverso per la maneggevolezza invece, l’handling per gli amanti dell’inglese, che si traduce in velocità di percorrenza e tempi sul giro in solitaria, aspetti in cui le quattro cilindri in linea continuano a dettare legge. Da Borgo Panigale, insomma, ci si aspettava un importante lavoro in termini ciclistici - che sicuramente c’è stato - ma non certo l’ennesimo bombardamento di cavalli sul V4. Curiosamente, agli ultimi test di Jerez la Yamaha ha fatto esattamente la stessa cosa: Fabio Quartararo ha chiesto più potenza e i giapponesi gli hanno portato nel box un nuovo telaio. Il che fa sorridere e, al contempo, ci ricorda che le case hanno dei punti fermi attorno ai quali lavorare e sviluppare i prototipi, ognuno con un carattere ben definito. E il carattere lo puoi smussare e ammorbidire, ma quello (per fortuna) rimane. Meno scorbutico quello della Ducati, ma sempre sanguigno. Meno mansueto quello della Yamaha, ma sempre gentile. Agli antipodi per filosofia, colori, tecnica. Pillola rossa e pillola blu è una sintesi che funziona bene. In Yamaha pensano che una moto facile sia la strada migliore per andare forte piloti e in Ducati credono che la potenza sia come il denaro, sempre meglio averne troppo che troppo poco. Questo è il carattere e, in fin dei conti, è fondamentale averlo anche in MotoGP. Altrimenti resta il vuoto.