Le Olimpiadi di Parigi 2024, come ogni evento sportivo di tale portata, sono teatro di grandi emozioni, gare avvincenti, e purtroppo, anche di controversie. Nella seconda e nella terza giornata di Giochi i trionfi nel nuoto di Martinenghi e Ceccon hanno risollevato in parte il morale della spedizione azzurra dopo due pomeriggi di gare caratterizzati da decisioni arbitrali discutibili sollevando non poche polemiche tra atleti, tecnici e tifosi. La sequenza di eliminazioni illustri ha fatto saltare le aspettative basate su ranking mondiali e titoli di peso. Nel giro di 48 ore l’Italia ha perso tre possibili podi, lasciando per strada il sogno del record storico delle 50 medaglie, e dovuto digerire un argento che per esecuzione e intenzioni ha proprio l’aspetto di un oro olimpico.
La prima ad aver lasciato a Parigi sogni e speranze è stata la portabandiera Arianna Errigo (oro nel fioretto a squadre e argento individuale a Londra 2012, bronzo a squadre a Tokyo 2020) alla sua quarta Olimpiade. La sua avventura individuale si ferma ai quarti dopo una rimonta pazzesca sulla statunitense Lauren Scruggs. Sul 14-14 (vince chi arriva prima a 15) entrambe vanno a bersaglio. L’arbitro ricorre al video per ricostruire l’azione (nel fioretto “ha ragione” chi attacca per primo, o chi para e risponde, o chi ha l’arma “in linea” prima dell’inizio dell’attacco dell’avversario) e assegna la stoccata all’americana. "La delusione è fortissima”, dice la fiorettista italiana al termine della gara. “Non era la gara che speravo di fare, purtroppo è andata male. Ho iniziato malissimo, poi ho sempre rincorso e non sono stata lucida nei momenti decisivi. Ora mi commuovo ma in realtà non sono triste, non voglio esserlo. Ho 36 anni, una famiglia bellissima e sono ancora competitiva. Le Olimpiadi sono una cosa a sé e già prima di questa gara mi sono detta: io sono Arianna con o senza medaglia. Non sarei stata una atleta e una persona migliore e questo mi basta”. Nella serata di ieri è stata invece la volta del fiorettista Filippo Macchi, che a un passo dall’oro olimpico ha visto sfumare il suo sogno per una decisione arbitrale che desta perplessità. Su un punteggio di 14-14 la stoccata vincente viene assegnata a Cheung Ka Long di Hong Kong. A far discutere sono per ovvie ragioni le nazionalità dei due arbitri, uno sudcoreano e l’altro di Taipei, e la modalità di assegnazione del punto vincente: la stoccata valida per l’oro olimpico era stata annullata per due volte a entrambi gli schermidori dopo la prova video. Al terzo tentativo di attacco dei due fiorettisti gli arbitri non hanno deciso di assegnare (sempre dopo la prova video) la vittoria al due volte campione olimpico Cheung Ka Long. Tra festeggiamenti e lacrime di delusione in pedana, l’allenatore dell’azzurro, Stefano Cerioni, ha attaccato gli arbitri e la Federazione ha presentato reclamo. Mentre il presidente del Coni Giovanni Malagò ha parlato di scelte “inopportune”.
Dalla pedana del fioretto femminile al tatami del judo. Sogno medaglia svanito anche per Odette Giuffrida, che vede sfumare la terza medaglia olimpica consecutiva dopo l’argento di Rio e il bronzo di Tokyo. La judoka romana, campionessa in carica nella categoria dei -52 kg, non subisce un solo punto in tutto il torneo, ma viene beffata per ben due volte dalle ammonizioni subite prima nella finale contro Distria Krasniqi e poi nella finalina per il bronzo contro Larissa Pimenta. A fare scalpore è stato che in entrambe le occasioni ad assegnare il triplo shido a Giuffrida sia stata la direttrice rumena, Ioana Babiuc. Le decisioni discutibili hanno lasciato perplesso anche il presidente del Coni, che all'ANSA commenta: "L'arbitraggio della semifinale di Odette Giuffrida onestamente fa riflettere e non poco. Lo stesso arbitro poi lo hanno rimandato alla finalina per il bronzo, credo che questo si commenti da solo". La perplessità diventa rabbia quando a parlare è invece il presidente federale di Fijlkam, Domenico Falcone: “Giuffrida è stata danneggiata. Non è contro il regolamento scegliere lo stesso arbitro per semifinale e finalina ma non è opportuno. Mi farò sentire nelle sedi competenti. Il potere degli arbitri sta uccidendo il judo. Si rovinano gli sforzi dei ragazzi e della Federazione. Viene voglia di mandare tutti a quel paese. Cosa ha fatto di male l’Italia? Siamo stati forse troppo bravi a portene tredici?”. Mentre le polemiche per il doppio “scippo” ai danni dell’atleta romana sono ancora in corso, ecco che il mondo del judo azzurro grida di nuovo allo scaldalo. È infatti molto contestato anche il verdetto arbitrale che ha deciso l’incontro dei quarti della categoria -73 kg maschile tra Manuel Lombardo e il kosovaro Akil Gjakova. La vittoria è andata proprio all’atleta balcanico dopo i tre cartellini gialli rimediati dall’azzurro.
Dal ring della boxe arriva, invece, l’eliminazione di Abbes Aziz Mouhiidine: uscito agli ottavi di finale della categoria -92 kg contro l’uzbeko Lazizbek Mullojonov, che sportivamente ha contestato il verdetto finale dell’incontro, facendo “no” con il dito e indicando l’azzurro come vincitore dell’incontro. Il pugile di Avellino viene ferito nel primo round all’altezza del sopracciglio, ma nonostante il problema fisico sembra riuscire a vincere le ultime due riprese. Eppure, quattro giudici su cinque premiano Mullojonov. Un verdetto durissimo, anche perché l’azzurro (due volte argento ai mondiali) era tra i grandi favoriti per una medaglia. Il post gara ha visto l’immediata presa di posizione del presidente della Federazione pugilistica italiana, Flavio D’Ambrosi: “Vergognatevi. Ancora una volta l’Italia è scippata. Siamo alle solite. L’incontro dominato da Abbes e perso con un verdetto sciagurato dimostra che niente è cambiato. Sono il Presidente e devo rispondere degli insuccessi anche quando non sono a me direttamente riconducibili ma non so se troverò la forza di ricandidarmi”.
La storia italiana alle Olimpiadi è costellata da molteplici verdetti ingiusti. In particolare, nel pugilato sono passati alla storia verdetti che hanno premiato i pugili locali e infranto i sogni di tanti atleti azzurri: Angelo Musone a Los Angeles 1984 contro lo statunitense Henry Tillman, Vincenzo Nardiello a Seul 1988 contro il sudcoreano Park-Si-hun e Roberto Cammarelle a Londra 2012 contro il britannico Anthony Joshua. Le polemiche che però questa volta coinvolgono tre sport diversi è una novità assoluta anche per il nostro Paese, e forse lasciarsi andare al complottismo è più semplice dell’ammettere le proprie colpe. L’impressione, infatti, è che gli errori arbitrali vadano di pari passo con alcune prestazioni sottotono da parte degli atleti come la stessa Errigo ammette dopo la sconfitta ai quarti: “Non era la gara che speravo di fare. Ho sempre rincorso e non sono stata lucida nei momenti decisivi. Non sono d’accordo sull’ultima stoccata, ma può accadere se si arriva sul 14 pari”. Il fioretto azzurro schierava sulle pedane del Grand Palais di Parigi la seconda, la terza e la quarta della classifica mondiale. Non avere nessuna delle tre sul podio olimpico non può essere soltanto “colpa dell’arbitro”. Lo stesso vale per Giuffrida e Mouhiidine: i possibili errori arbitrali hanno influito su match nei quali non sono riusciti a essere incisivi come si sperava.
Resta il dispiacere per Manuel Macchi, che a soli ventidue anni in un lungo post su Instagram da una lezione di cultura dello sport a tutti, illuminando la cecità delle polemiche: “Ne ho sentite di ogni, ti hanno derubato, arbitraggio scandaloso, è una vergogna. Eppure, a me viene da dire che sono proprio un ragazzo fortunato. Questa medaglia si merita gioia e felicità e quindi smaltiamo la delusione, che è tanta, e godiamoci ciò che è stato. Sono arrivato secondo alla gara più importante per ogni atleta che pratica sport e proprio perché pratico questo sport ho imparato che le decisioni arbitrali vanno rispettate, sempre! Conosco entrambi gli arbitri, non mi viene da puntare il dito contro di loro e colpevolizzarli del mio mancato successo anche perché non porterebbe a nulla se non a crearmi un alibi. Quello che è successo appartiene al passato, ormai è andata, quello che succederà in futuro dipenderà da me!”.