Emozione. Una sola parola è sufficiente per riassumere quanto accaduto nella serata della spada femminile a squadre. Emozione pura, nulla di più. Non è magia, nemmeno alchimia, non si parla di un miracolo sportivo perché i presupposti erano quelli giusti e, d’altronde, quando si sta scrivendo una pagina di storia lo si vede già dalle premesse. È questo che ha fatto la nazionale femminile di spada, guidata dal CT Dario Chiadò, su cui avevamo espresso un dubbio viste le difficoltà tecniche e a seguito della scelta di non convocare Mara Navarria per la gara individuale. Se da una parte rimane il dubbio, visto lo stato di forma in questa finale della spadista di Udine, dall’altro arriva la piacevole conferma che la strada scelta è senza dubbio quella giusta.
La giornata è partita benissimo, con le vittorie sull’Egitto ai quarti di finale e sulla Cina in semifinale. Le titolari Alberta Santuccio, Giulia Rizzi e Rossella Fiamingo hanno condotto la nazionale fino alla finale, dove la sfida con le padrone di casa, le spadiste francesi, è stata dura e anche il pubblico francese, notoriamente rumoroso, non ha mai smesso di tifare per la nazionale di casa. Un parziale difficile per Rossella Fiamingo ha poi spinto Dario Chiadò a puntare su Mara Navarria, protagonista di un recupero incredibile nel momento in cui il punteggio vedeva la Francia in vantaggio di cinque stoccate. Da qui il sogno ha iniziato a concretizzarsi: stoccata dopo stoccata, fino ad arrivare all’ultimo parziale, con l’onore e l’onere di chiudere l’assalto toccato ad Alberta Santuccio.
Due errori commessi dalla spadista azzurra hanno fatto temere il peggio, ma la caparbietà di Alberta le ha permesso di riportare la squadra in parità, a pochissimi secondi dalla fine, sul 29-29. Ecco dunque il momento dell’overtime, quel maledettissimo minuto addizionale. La priorità per la Francia obbliga la nostra spadista a mettere a segno una stoccata, che arriva dopo due tocchi doppi. 30-29, la Francia è battuta, per la prima volta nella storia delle Olimpiadi la medaglia d’oro nella scherma femminile a squadre arriva nella spada.
L’avevamo scritto al termine delle giornate, difficilissime, delle gare individuali: non è il momento di abbattersi ma è il momento di reagire. Le nostre meravigliose spadiste non solo l’hanno capito, ma hanno reagito proprio a partire dagli errori per poi culminare in una straordinaria medaglia d’oro. Il trionfo in questa incredibile giornata è la conclusione perfetta per un percorso, con Mara Navarria che chiude la sua carriera in pedana da riserva ma da traghettatrice della squadra, segno che in questa nazionale ogni schermidore è unico e indispensabile allo stesso tempo. È proprio questo d’altronde il bello della scherma italiana, che riesce a regalare emozioni anche quando le cose non vanno per il meglio. Proprio come una fenice, che risorge dalle ceneri, così si è scritta un’altra pagina di storia. Se questo è un sogno, vi prego, non svegliateci.