Nel mondo del motorsport di oggi, dove i piloti sono sotto la lente di ingrandimento mediatica molto più del passato, il lavoro di equilibrismo per evitare inutili polemiche è sempre più centrale nella comunicazione dei team. Proprio per questo fino a questo momento nessun pilota di Formula 1 si è espresso pubblicamente sulla questione del conflitto israeliano palestinese, evitando così di cadere in critiche e contestazioni.
Non è passata però inosservata un'attività social recente del monegasco Charles Leclerc che, secondo i followers più attenti, negli ultimi giorni avrebbe prima seguito la pagina "Let's talk Palestine" - un account che su Instagram si occupa di divulgazione sull'attuale situazione sociale in Palestina - e poi, dopo pochi giorni, avrebbe smesso di seguirla. Una scelta personale di Leclerc, di cui non si conoscono le motivazioni, che sta facendo velocemente il giro del mondo sui social tra le accuse di chi reputa il pilota "vergognoso" per aver preso una o l'altra posizione politica.
Secondo alcuni utenti addirittura la scelta di Leclerc di smettere di seguire questo account sarebbe da far ricadere sull'incontro, avvenuto martedì, tra il pilota e l'attore americano Noah Schnapp, arrivato a Fiorano per salire sulla Ferrari a tre posti guidata proprio da Leclerc, che in questo periodo sta utilizzando i suoi canali social per fare divulgazione pro-israeliana contro l'attacco di Hamas: "Charles Leclerc ha unfollowato un account palestinese dopo una giornata con Hoah Schnapp. E' un essere umano disgustoso che lascia che la sua amicizia con un noto sionista intervenga nella sua umanità" scrive un'utente su Twitter, in un post che nelle ultime ore ha fatto il giro del mondo social.
Dopo le critiche sono arrivati però anche tantissimi messaggi di supporto per il monegasco che provano a minimizzare la cosa: "Parliamo di un follow ad una pagina su Instagram, non esageriamo dai! Non ha fatto alcuna dichiarazione". E chi invece fa ricadere l'eventuale decisione di smettere di seguire quell'account a una scelta del team: "Non c'è modo in cui io pensi che Charles sia per l'oppressione della Palestina, per me è stata la Ferrari a dirgli di smettere di seguire per evitare polveroni politici dopo Hamas basta addio fatevi una vita".
Tra attacchi, difese e strampalate ipotesi geopolitiche, una cosa è chiara: se un solo "mi piace" ad una pagina social può scatenare un dibattito del genere, che cosa potrebbe emergere da un eventuale aperto schieramento di un pilota da una o l'altra parte? E forse è proprio questo il motivo per cui i piloti scelgono sempre di più di restare in silenzio.