Sono entrambi trentenni, Sergio Perez e Valtteri Bottas. Ma non potrebbero essere più diversi. Lo si è visto nel caotico GP di Sakhir. Perez è uno che non molla mai. Carattere spigoloso, piede pesante, ma allo stesso tempo delicato, non ha mai sprecato le poche chance che avuto di salire sul podio dopo quell’esperienza da incubo alla McLaren, nel 2013. La sua prima vittoria in carriera, arrivata inaspettatamente dopo quasi dieci anni in F1, se l’è dovuta sudare.
Perché la gara di Perez sembrava compromessa già all’inizio. Colpa della speronata di Charles Leclerc, che lo ha costretto a fermarsi per una sosta e a ricominciare tutto da capo. C’è chi si sarebbe perso in un bicchiere d’acqua, ma Sergio non l’ha fatto. Ha trovato la forza di recuperare i pezzi e unirli con l’oro liquido della sua determinazione, per costruire qualcosa di inaspettato, di splendido. Ha, come sa fare benissimo, coccolato le sue gomme per allungare il più possibile il primo stint.
E, dopo un’ulteriore rimonta, si è ritrovato terzo, nella posizione ideale per approfittare dell’imponderabile. Il pasticciaccio brutto della Mercedes gli ha spianato la strada per la vittoria. Ma pensare che sia stata solo fortuna sarebbe un affronto nei confronti di Perez. Lo ha detto fieramente nell’intervista di rito prima del podio, lui la vittoria se l’è meritata. Ed è francamente un peccato vedere un pilota così incisivo aggrapparsi ad una flebile speranza di restare in F1.
Perché Perez ci mette tutta la determinazione del mondo. Esattamente quello che manca a Bottas. Sono anni che sostiene di poter battere Hamilton, ma non lo dimostra mai con i fatti. A Sakhir avrebbe dovuto interpretare al meglio la parte di Lewis, senza paura del nuovo arrivato George Russell. Ma se George, Cenerentola dal piede costretto in una scarpa di un numero più piccolo, ha mostrato tutto il suo talento, Valtteri ha fatto il bell’addormentato.
Si parla tanto della comparazione tra Russell e Hamilton – francamente insensata, perché una gara non sarebbe comunque equivalsa a diversi titoli mondiali, per quanto George abbia talento da vendere – ma ad uscire con le ossa rotte da questo weekend è stato Bottas. È andato completamente in confusione in partenza, come gli capita molto spesso, troppo. Il dato statistico è impietoso: su 16 pole, ne ha convertite in vittoria solo cinque. A differenza di Perez, Bottas, se messo sotto pressione, si scioglie come neve al sole. Si ammutolisce.
Alla fine, il disastro in casa Mercedes è stata una benedizione per Bottas, perché ha spostato l’attenzione dall’ovvio. L’incapacità di Bottas di tirare fuori la determinazione necessaria a far seguire i fatti alle sue parole. Valtteri lo ribadisce spesso, di ritenersi migliore ogni anno che passa. Solo che, sfortunatamente, non si vede. Oggi ha cominciato con il piede sbagliato, addormentandosi al via e non riuscendo a riprendere Russell. Verso fine gara, nel caos più totale, ha subito anche l’onta del sorpasso. Certo, a sfavore di mescola, ma la grinta manca a prescindere. L’esatto contrario di Perez, guerriero indomito.
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