La notte di Tokyo regala brividi con undici minuti da favola che resteranno nella storia dello sport italiano: Marcell Jacobs è il nuovo re dei 100 metri, Gianmarco Tamberi conquista l’oro nel salto in alto. Dietro questi ragazzi l’Italia intera incollata al televisore in una calda domenica d’estate. Chiuso in salotto con la moglie Francesca anche l’ex pilota di fama mondiale Superbike e Supersport Piergiorgio Bontempi, padre di Chiara, la futura sposa di Gianmarco detto Gimbo.
“Eravamo soli e concentrati davanti al televisore di casa nostra sulle colline fuori Ancona”, racconta papà Bontempi. Non ho mai provato una soddisfazione del genere, neanche quando correvo. Una gioia unica. Una tempesta di adrenalina che mi ha fatto rivivere in un attimo 9 lunghi anni di sudore di Gianmarco, che considero il mio terzo figlio”.
La voce di Piergiorgio è emozionata, ma ferma, forte della consapevolezza dei sacrifici astronomici che ha fatto per arrivare a saltare 2,37 senza mai sbagliare. “Mi ha sorpreso quando Gianmarco si era esposto prima di domenica parlando di Mutaz Barshimm, il suo rivale- amico. Era il punto di riferimento, il favorito assoluto, ma Gianmarco si è candidato per la vittoria. E’ stato un segnale fortissimo. Non solo arrivava da 9 anni di allenamenti atroci e diete ferree, ma anche un brutto colpo, un mese prima di partire quando a Monte Carlo, l’ultima prova prima di volare a Tokyo non era riuscito a saltare 2.21.Giampiero è riuscito a ribaltare anche questa delusione e uscirne vincitore”.
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Bontempi è un fiume in piena: “Sono orgoglioso, come tutti gli italiani, di questo ragazzo verace, che ha avuto la forza di superare un bruttissimo incidente che aveva compromesso la sua carriera, ma anche quest’ultima batosta di Monte Carlo. Giampiero ha stretto i denti e si è rialzato più forte di prima. E lo ha fatto condividendo l’oro con l’amico Barshimm”. Già questa è una favola, con un insegnamento meraviglioso, nello sport come nella vita. Quando l’asta si è alzata a 2,39 con il tentativo fallito da entrambi, ci doveva essere lo spareggio, ma Barshim ha tirato fuori il coniglio dal cilindro e ha chiesto al giudice: “Possiamo avere due ori?”. Gli amici condividono, non si battono. Immenso.
“E’ stato bellissimo vedere l’abbraccio tra Giampiero e Barshim, diventato da poco padre”, racconta Tamberi che si gusta il saltatore che il mondo ci invidia e il promesso sposo della figlia Chiara.
“Giampi è unico. Il giorno prima di partire per Tokyo ha organizzato un aperitivo per tutti gli amici e poi una cena romantica con Chiara. Straordinario. Ma la sua grandezza non finisce qui. Il pomeriggio è passato a prendermi in ufficio. Arrivava da Forlì dopo una sessione con il suo fisioterapista, che tra l’altro è lo stesso di Andrea Dovizioso, e con una scusa mi ha fatto salire in macchina. Siamo andati al ristorante La Torre di Numana, un posto magico a picco sul mare. Davanti ad un panorama stupendo, l’atleta nel momento massimo della sua forma fisica ed esuberanza, per un attimo ha mostrato il lato più gentile della sua anima e con tremore mi ha chiesto la mano di Chiara. Ci siamo abbracciati, felici come bambini. Da padre auguro a tutti di vivere un’emozione così straordinaria. Giampiero è arrivato in casa nostra che era un ragazzo. Nonostante la carriera stellare è sempre rimasto riconoscente a Chiara che lo ha sostenuto in tutti questi anni”.
Da pilota Bontempi, ne ha avute di soddisfazioni. “Ma questo oro è diverso. È magico. Parlo anche del gesto atletico: sublime. La perfezione del salto deve essere millimetrica e Gianmarco ha vinto con il lavoro, la testa e il cuore. Domenica a Tokyo, il cuore ha prevalso”.
Bontempi parla da persona di famiglia e ex pilota. “Da pilota professionista capisco benissimo il sacrificio che c’è dietro e la frustrazione per quell’incidente prima delle Olimpiadi di Rio. Anch’io mi sono rotto a Laguna Seca entrambi i polsi e le braccia in un incidente dove mi hanno investito. Non ho mai pensato di smettere e l’anno dopo, era il 1999, ho perso il titolo Supersport solo per una caduta quando il successo era a portata di mano”.
Uno dei piloti italiani più rappresentativi del mondiale Superbike, inserito nella hall of fame del campionato, Piergiorgio Bontempi, ricorda i tempi d’oro del campionato delle derivate di serie. “Ho avuto la fortuna di correre negli Anni ’90 nei team migliori. Già l’esordio è stato da favola, come compagno di squadra dell’allora campione del mondo SBK Fred Merkel nel team di Oscar Rumi”. A Bergamo da Oscar Rumi, Bontempi c’era arrivato con Graziano Rossi. “Laureatomi campione italiano 500 nella Sport Production nel 1988, grazie a Franco Uncini ho conosciuto Graziano Rossi il quale mi accompagnò da Oscar e spese buone parole per me. Gli sono ancora riconoscente. Ero appena ventenne e ho avuto l’opportunità di imparare e correre accanto a Fred Merkel, l’americano bello e dannato a cui non mancava niente, campione del mondo SBK 1988-89”.
L’amicizia con Graziano è andata avanti. “Quando è nata la Cava e Valentino Rossi ha iniziato a correre, Graziano mi chiamava a girare. Valentino era all’inizio e io marcavo un po’ il passo. Ero il punto di riferimento. Sono state giornate bellissime”.
Valentino Rossi e Gianmarco Tamberi. Due orgogli italiani. “Con Gianmarco parliamo spesso di moto. E’ appassionato di motocross, in particolare di Kawasaki, la moto con cui ho corso per molti anni”. Ma come vede il Doc? “Tanto è il rispetto che ho per Valentino, che la decisione spetta solo a lui e non voglio aggiungere altro. La passione per le moto è difficile da descrivere, occorre viverla”.
Quanto al Campionato “da italiano tifo per gli azzurri e le Case italiane, Ducati e Aprilia. Vorrei vedere i nostri ragazzi al vertice. Sappiamo come farlo”. Il favorito al titolo? “Adesso è facile dire Fabio Quartararo, ma il campionato è ancora lungo e secondo me aperto. Che vinca il migliore”