Il caso del tennista Novak Djocovic si è trasformato in una questione di Stato. Anzi, fra Stati: la Serbia – sua nazione di nascita – e l’Australia che lo ha appena espulso per la sua mancata vaccinazione al Covid. Nel frattempo, la Corte Federale ha respinto il ricorso del numero uno del mondo e quindi, con il suo allontanamento, non ha potuto partecipare agli Australian Open 2022. È così sfumata la rincorsa al record di 21 titoli del Grande Slam: vincendo a Melbourne, il 34enne avrebbe superato Roger Federer e Rafael Nadal. E sarà difficile per lui riprovare a superarli, visto che potrebbe essergli impedito di partecipare anche al Roland Garros, seconda prova del Grande Slam, perché nelle ultime ore il governo ha approvato il pass vaccinale che sarà applicabile a tutti gli sportivi professionisti (francesi e stranieri). Ma per ampliare la questione, abbiamo interpellato quello che è considerato il più grande tennista italiano di sempre, Nicola Pietrangeli, che sulla questione, così come su altre relative al tennis, non usa certo le mezze parole. “Se sei il numero uno devi dare l’esempio” ha esordito su Djokovic, “e lui ha fatto il furbetto”. E poi ha lamentato l’impreparazione dei giornalisti sportivi di oggi “che dimenticano quello che ho vinto io, come se non fossi mai esistito”. Non come il suo amico e decano dei giornalisti di tennis, Gianni Clerici, che purtroppo - ci fa sapere Pietrangeli - difficilmente tornerà in attività: “Non è più in condizioni di fare il suo lavoro, è ricoverato da un paio di mesi. È la storia del tennis e dovrebbero imparare tutti da lui”.
Pietrangeli, ora che la questione esplosa intorno a Novak Djokovic è più chiara dopo una sentenza del tribunale australiano, secondo lei come ne è uscito il campione serbo?
Guardi, se sei il numero uno del mondo, in qualsiasi mestiere, devi dare l’esempio. Lui ha voluto fare un po’ il furbetto, non c’è dubbio. Per fortuna ci sono ancora dei Paesi, non come il nostro, che fanno rispettare la legge.
C’è chi dice che sia il più forte attualmente, ma non il più grande della sua epoca pensando anche a Federer e Nadal. Che ne pensa?
No, non è il più forte. È uno dei… più forti. Sicuramente siamo lì. Se guardiamo i risultati è vicino ai grandissimi, come Federer, Nadal, Sampras… è una bella lotta, ma per ora non è il più grande. Ma sa qual è il problema?
Mi dica…
Sembra che io non abbia mai giocato a tennis per i giornalisti di oggi. C’è un’ignoranza impressionante in chi scrive e parla di tennis. Ma se uno fa questo di lavoro si deve informare, no? Tutto qui. Sento dire spesso “l’unico italiano…” e si dimenticano che sono esistito anch’io.
Sarà colpa della velocità dell’informazione?
No no, è l’ignoranza. Capita in tutti i settori. Come nel motociclismo, quando parlano di Valentino Rossi, il più vincente di qui, il più vincente di là, senza mai nominare Giacomo Agostini. Ma come si fa a dimenticare che ha vinto più di Valentino Rossi? Non entro nella valutazione tecnica, ma come titoli ne ha di più. Non sono sorpreso, sono dispiaciuto che non possa più intervenire il mio amico Gianni Clerici, che è un esempio per tutti, lui è la storia del tennis.
Come mai non può più intervenire?
È ricoverato da un paio di mesi, dopo l’ictus che lo aveva colpito precedentemente. Sono in contatto con la famiglia e, come dire, “non è più nel suo piatto”. Con lui, quando sarà, se ne andrà un pezzo del tennis mondiale.
La vostra è un’amicizia di lunga data, visto che è iniziata nel 1952-53…
E mi ha pure battuto al Torneo di Roma ai Parioli. Credo fosse un giocatore migliore in doppio, ma in generale è stato un grandissimo personaggio, non come quelli di oggi. Tennista, scrittore, poeta, con una storia lunghissima e di gradissimo spessore.
D’altronde, lei e Clerici siete gli unici italiani a essere stati inclusi nella Hall of Fame del tennis di Newport.
Esatto, non è da tutti. Ma oggi si dimenticano tante cose, persino che io abbia mai giocato a tennis. E di leggere Gianni Clerici, quando basterebbe sfogliare il suo libro “500 anni di tennis”. Lo hanno battuto all’asta a Londra a 1500 sterline. Chi scrive di tennis oggi dovrebbe ricordarlo.