A Portimao ha visto la morte in faccia. Poi, però, è riuscito a rimettersi in piedi e pure a tornare in sella. Solo che Pol Espargarò non sta trovando i risultati che si aspettava e adesso è impaziente di tornare a fare bene. Anche perché la sua sella potrebbe essere già a rischio, visto che KTM ha promesso la MotoGP a Pedro Acosta, ma non ha abbastanza moto per non lasciare a piedi qualcuno.
“Io non sono preoccupato – ci ha tenuto a dire, ribadendo di avere un contratto pure per l’anno prossimo – sono certo che KTM troverà una soluzione e anche in tempi piuttosto rapidi”. Su quale sarà la soluzione, però, Pol Espargarò non si sbilancia, limitandosi a ribadire che dopo essere tornato con la casa austriaca ha ritrovato anche il gusto di correre. “Ho trovato una struttura molto più ampia rispetto a quando ero qui io – ha affermato -. Oggi ci sono processi per testare le cose e metterle sulla moto che prima non esistevano. Una delle cose che non mi piace tanto è che forse il pilota perde un po' di risalto. A volte gli ingegneri hanno più importanza, ma funziona”.
Un aspetto negativo che adesso è simile in ogni box, con Espargarò che ha dovuto impararlo sulla sua pelle e a sue spese nei due anni trascorsi in Honda: “Con la Honda ora è impossibile vincere. Quando sono andato lì mi aspettavo grandi cose, ma la situazione adesso è quella che vediamo tutti. Lì sono proprio rimasti nel passato, sarebbe sconvolgente se li vedessi vincere a breve – ha tuonato - È totalmente diverso da come lavorano altri marchi come GasGas, KTM o Ducati. La struttura dietro i risultati adesso è enorme. Quello che si vede è la punta dell'iceberg. Ci sono molti ottimi ingegneri che lavorano duro per molto tempo”. Ingegneri che, proprio come sottolinea ormai da tempo anche Marc Marquez, in Honda sono evidentemente di meno e con un metodo di lavoro che non tiene il passo di quello dei tecnici europei.
E’ innegabile, infatti, che tra aerodinamica e sviluppo continuo, adesso gli aspetti da tenere d’occhio sono molti di più rispetto al passato. E se questo si traduce da un lato in performance migliori, dall’altro rischia di snaturare lo spirito delle corse: il pilota conta sempre meno. Qualcosa che anche Pol Espargarò sottolinea con una vena di amarezza: “ll motociclismo non è più uno sport dove vince il migliore – ha concluso - È vero che all’interno delle fabbriche il miglior pilota è quello che vince, ma non sempre è così, perché un cambiamento di gomme o di regolamento fa sì che uno stile funzioni meglio di un altro, e questo non significa che uno sia peggiore dell’altro”.