Sarebbe stato difficile pronosticare una prima gara così incredibile: tra le vetture al debutto, le nuove regole da applicare e l’incognita di una pista dove il WEC non aveva mai corso di certezze ce ne erano davvero poche. E invece la 1812 KM del Qatar non ha deluso le aspettative, anzi, ha subito alzato l’asticella per quella che è già considerata la stagione d’oro del mondiale. La qualifica, con la novità dell’Hyperpole, che vede le 10 vetture più veloci della prima sessione condivisa battagliarsi per la vera e propria pole position in dieci minuti dedicati ad ogni categoria, ha visto la Porsche 963 di Penske Motorsport, quella ufficiale, con Dane Cameron al volante davanti a tutti in Hypercar. In GT3 invece ci ha pensato Corvette, quest’anno gestita da TF Sport, a conquistare la prima pole della stagione. Le prime due ore di gara sono state forse le più belle e non c’è stato un momento di calma, poi verso la metà invece i vari piloti si sono impegnati per mantenere stabili i distacchi che avevano conquistato per riaccendere la battaglia una volta scesa la notte. Il primo giorno di scuola dell’endurance è stato sicuramente uno da ricordare per alcuni, come Porsche che ha vinto in entrambe le categorie, ma da dimenticare per altri, come per Ferrari, a punti solo con una vettura dopo 335 giri di pura fatica.
Porsche si prende tutto: la tanto attesa vittoria overall è arrivata
Non si è fatta mancare niente la casa costruttrice tedesca all’inizio di questa nuova stagione e, con degli equipaggi davvero competitivi e una buona strategia, è riuscita a portarsi a casa non solo la vittoria ma direttamente tutto il podio della 1812 KM del Qatar. Dopo una lotta serrata prima con la Ferrari n. 50 e poi con la Peugeot n.93, Andre Lotterer, Kevin Estre e Laurens Vanthoor sono stati i tre eroi che hanno riportato la casa di Weissach alla vittoria nel WEC. Se la sono giocata fino all’ultimo con i colleghi della Peugeot ma alla fine hanno dimostrato di essere il team che queste dieci ore di gara le aveva preparate meglio. A un giro di distanza, sul secondo gradino del podio è salita la LMDh tedesca assegnata al team clienti Hertz JOTA e capitanata da Callum Ilott, Will Stevens e Norman Nato, che ha avuto un regime di gara impeccabile e spesso superiore a quello della Penske n.5, terza sulla linea del traguardo dopo una gara leggermente più sporca rispetto a quella dei colleghi, sia del team cliente che di quello ufficiale di cui fa parte.
E Ferrari e Toyota dove sono finite?
È stata una gara davvero difficile quella per i due team che si sono contesi la stagione del 2023: Toyota si è piazzata sesta e nona, mentre Ferrari è riuscita a portare solo una vettura in zona punti, la 50 di Antonio Fuoco, Nicklas Nielsen e Miguel Molina. La partenza in realtà sembrava pronosticare un altro tipo di gara per la 499P con lo spagnolo al volante, visto l’incredibile sorpasso alla partenza che lo aveva portato in cima al gruppo inseguito da Porsche e Peugeot. Poi un leggero crollo di prestazioni e una penalità severa per aver tagliato la linea dell’entrata ai box ha segnato l’inizio della salita per la squadra capitanata da Antonello Coletta. Ci hanno provato con la 51 allora a risalire la classifica, dopo una partenza leggermente più difficile, ma dopo un contatto con una McLaren della classe GT3 al prototipo guidato da James Calado, Alessandro Pier Guidi e Antonio Giovinazzi si è staccato tutto il pezzo posteriore della carrozzeria, costringendo l’equipaggio a fare una sosta di emergenza che gli ha fatto perdere parecchio tempo. Una delusione quindi quella per Maranello, che ha trovato però una grande soddisfazione nella vettura gestita sempre da AF Corse, partner ufficiale, ma che non segna punti per il campionato costruttori: Robert Kubica, Yifei Ye e Robert Shwartzman si sono presi la seconda piazza del podio del Trofeo Hypercar, quello dedicato per l’appunto alle vetture dei team clienti, portando almeno un sorriso all’interno del box della rossa.
Se per Ferrari si può cercare un quarto di colpa del risultato del weekend nella sfortuna, per Toyota bisogna fare un altro tipo di discorso. La GR010 Hybrid arrivata in Qatar sembrava ben diversa da quella che nel 2023 ha dominato in lungo e in largo il campionato, in difficoltà con gli pneumatici ma in generale anche nell’approccio alla gara. Nyck De Vries è stato senza dubbio il pilota che ha performato meglio, sfiorando la pole position e con il vanto dei giri più veloci tra i suoi compagni in regime di gara, e ha portato insieme a Kamui Kobayashi e a Mike Conway la n.7 al sesto posto in classifica. La vettura che invece al momento è campionessa del mondo in carica, la n.8 con Sebastien Buemi, Brendon Hartley e Ryo Hirakawa, ha faticato per tutto il weekend ed è riuscita quasi per miracolo ad arrivare in zona punti. Un weekend totalmente diverso da quelli a cui si è abituati da parte di Toyota Gazoo Racing che ha spiazzato più di qualche persona. Si pensava che si stessero nascondendo ai test e nelle sessioni di prove libere, per scappare dal BoP, e invece quella che le due GR010 stavano mostrando era la vera prestazione.
Si discute allora del BoP: troppo severo con alcuni, troppo permissivo con altri
Dopo una gara del genere la domanda sorge spontanea per molti: ma non è che il Balance of Performance scelto per l’inizio della stagione non bilancia le prestazioni ma le appiattisce a chi sembra più competitivo? Vedere tre Porsche sul podio non stupisce chi si era studiato il foglio tecnico prima dell’inizio del weekend: la favorita sulla carta era proprio la 963 e sarebbe stato problematico se almeno una delle cinque LMDh tedesche in griglia non fosse finita sul podio. Il discorso opposto va invece fatto se si parla di Toyota e di Ferrari, appesantite e rallentate dai valori scelti dalla commissione del WEC, che sembra abbia voluto dare una spinta a chi ne aveva più bisogno per valorizzare lo spettacolo in pista. Vien da sé che allora le case costruttrici italiana e giapponese abbiano avuto molta più difficoltà di quella pronosticata. Certo è che non si può dire che Porsche abbia vinto solo grazie al BoP: c’era comunque da preparare una gara pulita e risparmiare gli errori, che invece i competitor hanno fatto, visto il caos generale che ha regnato durante i 335 giri di gara.
In Hypercar molto bene si è comportata la Cadillac di Bamber, Bourdais e Lynn, quarta dopo una rimonta che li ha visti coinvolti anche in un contatto ad inizio gara, e anche il debutto delle due Alpine non è da sottovalutare, con la n. 35 a punti ottava e la n.36 dodicesima dopo l’errore di Mick Schumacher, che in fase di doppiaggio è finito nella ghiaia per evitare un contatto con una GT3. Un po’ più in salita si sono trovate invece le due BMW M Hybrid, entrambe fuori dai punti dopo qualche visita ai box prolungata, similmente alla Lamborghini SC63 di Mortara, Bortolotti e Kvyat e alla Isotta Fraschini, che per essere però più una scommessa che un progetto si è comportata fin troppo bene.
Peugeot, dal podio alla squalifica
Se Peugeot avesse avuto successo nella sua impresa avrebbe scritto una pagina importante nella sua storia, ma un errore di strategia non gli ha permesso di tornare a casa soddisfatti della prima gara della stagione. Infatti, la vettura di Jean Eric Vergne, Nico Muller e Mikkel Jensen si è dimostrata competitiva per tutte e dieci le ore, arrivando a battagliarsi la vittoria con la Porsche di Penske, per poi però rimanere a secco e fermarsi nel penultimo giro della gara. Forse un errore di strategia o un’ambizione troppo fatiscente, sta di fatto che la squadra francese ha buttato via uno dei risultati più significativi per la 9x8 che, alla fine della fiera, è stata anche squalificata per non essere rientrata al parco chiuso, essendo che si è dovuta fermare in pista dopo aver tagliato il traguardo, e per aver utilizzato la potenza del motore elettrico sotto la velocità a cui gli è concesso di farlo. In più, una volta analizzata la vettura a fine gara, la direzione tecnica del WEC ha trovato delle componenti non conformi al regolamento. Un vero e proprio colpo di scena, che ha rovinato quella che poteva essere l’ultima danza trionfante del prototipo prima del debutto della versione EVO ad Imola, dove verranno aggiunte delle soluzioni aerodinamiche che dovrebbero migliorarne la prestazione.
Porsche trionfa anche in GT3, ma attenzione alle Aston Martin
In GT3 non sono mai mancati i momenti di azione, con delle lotte così avvincenti da far dimenticare che effettivamente la classe regina non è questa, ma quella delle Hypercar, tra tutte le case costruttrici presenti. Per la casa tedesca le soddisfazioni si estendono fino alla classe GT3, dove la 911 GT3-R 992 di Manthey Purerxcing è riuscita a prendersi il gradino più alto del podio. Nonostante le sportellate e le lotte serrate, sono stati Joel Sturm, Alex Malykhin e Klaus Bachler a portarsi a casa la vittoria, seguiti dalle due Aston Martin Vantage AMR gestite da Heart of Racing e da D’Station Racing. Sono proprio quest’ultime ad impaurire il resto della griglia perché le più competitive durante le dieci ore e che hanno battuto anche la BMW M4 GT3 del Team WRT, quella con al volante Valentino Rossi, che si è dovuto accontentare di un quarto posto. Bene le due Ferrari di Vista AF Corse, che si sono piazzate entrambe a punti, e le BMW, quarta con la 46 e sesta con la 31. Chiudono la Top 10 le Iron Dames, ottave, la Ford Mustang debuttante di Proton Competition nonostante le pesanti penalità assegnate, e la Corvette n.82 di TF Sport, vettura veloce in qualifica ma più problematica in gara.
Il primo giorno di scuola del WEC è stato, tutto sommato, piacevole da seguire. Dieci ore volate dietro all’emozione dell’enorme box di Porsche, che dopo aver conquistato la 24h di Daytona a fine gennaio si è portata a casa anche la prima vittoria nel mondiale. Una prima pagina del diario del 2024 un po’ stropicciata, ma che già racconta di quanta posta ci sia in gioco quest’anno. La prossima tappa del WEC sarà Imola, per una gara di sei ore che si prospetta ancora più avvincente sul circuito del Santerno che è stretto, tecnico, ma velocissimo.