Una settimana fa sarebbe stato difficile pronosticare la tempesta di notizie piombata sul mondo della Formula 1 in pochissimi giorni. Si è scritto un importante capitolo della storia di questo sport con l’arrivo di Lewis Hamilton in Ferrari, consacrando forse l’unione più iconica della Formula 1. I social si sono riempiti di post, video, commenti dedicati al tema e per tutta l’intera giornata del primo di febbraio non si è parlato d’altro. L’attenzione mediatica che questo annuncio ha raggiunto è forse fuori dai record per il motorsport. C’è chi però crede che non sia stata una coincidenza, ma una serie di azioni premeditate per distrarre il popolo della Formula 1 dal disastro Andretti-Liberty Media, avvenuto proprio un giorno prima e che ha avuto poco spazio per essere discusso, perché poi ogni minima cosa riguardante lo sport si è tinta di rosso.
Ma facciamo un passo indietro: che cosa è successo tra Andretti Autosport e Liberty Media?
Negli ultimi dieci anni, Michael Andretti ha provato mille volte a cercare di entrare con il suo team in Formula 1. Non è stato mai accolto. Quest’anno però, l’unione che la squadra americana ha forgiato con General Motors, l'azienda produttrice di veicoli più celebre in America, sembrava aver portato la richiesta d’ingresso per il 2026 molto più avanti rispetto agli anni passati, convincendo molto di più il mondo della Formula 1 all’ingresso del fatidico undicesimo team. Poi, quando la Federazione Internazionale dell’Automobile ha detto sì qualche mese fa, sembrava ormai scontato il loro ingresso in griglia. E invece, il 31 gennaio Liberty Media, in rappresentanza di tutta la Formula 1, ha annunciato la respinta della domanda mossa da Andretti, che ancora una volta vede tutto il suo lavoro andare in fumo.
La squadra americana è impegnata da sempre oltreoceano nei principali campionati a stelle e strisce, tra Indycar e IMSA, e in Formula E, dove è campione in carica con Jake Dennis, sognando però il grande palco della Formula 1. Fondata come Forsythe/Green Racing e acquistata da Michael Andretti nel '91, che poi l’ha ribattezzata a suo piacimento, Andretti Autosport è uno dei colossi del motorsport statunitense e per molti è davvero strano che una Formula 1 sempre più direzionata verso l’America non l’abbia voluta con sé in griglia. Chi critica le motivazioni - che sembrano un po’ campate per aria - chi le “modalità superficiali” con cui tutta la situazione è stata gestita, fatto sta che per quanto questa notizia abbia lasciato a bocca aperta il 70% degli appassionati, è andata poco dopo nel dimenticatoio una volta che sono stati associati i nomi di Lewis Hamilton e di Ferrari.
Mario Andretti ha commentato la respinta con un post su X, dove si dichiarava "devastato e incapace di dire altro sulla situazione che gli ha tanto spezzato il cuore", forse perché questa volta lui e tutto il suo entourage ci erano arrivati davvero vicini alla Formula 1, con anche i primi test in galleria del vento per la monoposto. Parecchi piloti statunitensi si sono espressi favore dell'ex pilota di Formula 1, come tantissimi giornalisti o personaggi importanti del mondo del motorsport e oltre migliaia di appassionati che avrebbero ben gradito l’arrivo di un undicesimo team in pista. Per questo motivo il giorno dopo, tra i milioni di commenti a tema Hamilton-Ferrari c’era chi ipotizzava una mossa strategica di Liberty Media per dare una notizia ancora più succosa che mandasse nel dimenticatoio l’appena rifiutata Andretti Autosport. Una teoria per molti valida, sia prima che dopo la conferma del grande annuncio da Maranello, e che pare abbia fatto perdere ancora più credibilità alla Formula 1. Pura coincidenza o tempismo perfetto? Chi lo sa, ma in una Formula 1 sempre più contorta pesa un rifiuto così importante, a maggior ragione se si guarda in direzione USA.