Trollare: assumere comportamenti che disturbano, al fine di ridicolizzarlo o farlo naufragare, un discorso o un ragionamento. Una definizione, per spiegare il primo pensiero che viene in mente sette minuti esatti dopo la bandiera a scacchi del GP del Qatar. Un GP che è stato la fotocopia del primo, con Ducati che ha dominato in lungo e in largo per giorni, puntando tutto sul suo super motore e la sua supervelocità, per poi vedersi beffata sul traguardo dalla Yamaha. Unica differenza i volti dei protagonisti: Maverick Vinales domenica scorsa e Fabio Quartararo oggi. Entrambi hanno saputo gestire in maniera migliore e più efficace le delicatissime Michelin, gli pneumatici di cristallo che, se tanto porta a tanto, condizioneranno anche il mondiale 2021. Le Ducati davanti, a spingere, tra l'altro con i due piloti del team Pramac, e le Yamaha dietro, ad aspettare che arrivasse il momento giusto per tirare fuori gli artigli.
"Ho lavorato sul mio stile di guida e soprattutto sulle mappe - ha detto Fabio Quartararo nelle interviste che hanno preceduto il podio - Sono andato piano, forte dell'esperienza di settimana scorsa, quando mi sono ritrovato senza gomma a metà corsa. Ho attaccato quando mancavano pochi giri e questa volta è andata bene, sono riuscito a mettermi davanti e a restarci, cambiando passo nel momento giusto".
Risultato? Ducati ancora una volta beffate. Per carità, le Rosse di Borgo Panigale sono arrivate seconda e terza e anche settimana scorsa, con Francesco Bagnaia al posto di Jorge Martin, era andata esattamente alla scorsa maniera. Non si può parlare di fallimento, ma un dubbio viene: la Ducati tornerà dal Qatar con il bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto? E, soprattutto, se ci fosse stato ancora Andrea Dovizioso, uno che più che sull'istinto lavora con la testa, sarebbe andata alla stessa maniera?
Domande, soprattutto la seconda, che probabilmente resteranno senza risposta. Mentre per la prima, anche se il bicchiere è probabilmente mezzo vuoto, non si può non sottolineare che, comunque, Johann Zarco è il leader del mondiale. Che la Rossa è la moto migliore è, al momento, una certezza assoluta, così come, tutto sommato, è un dato di fatto anche che i piloti scelti da quelli di Borgo Panigale non sono dei brocchi, visto che comunque si sono difesi alla grande. Il fallimento, se di fallimento si può parlare, sta nella totale incapacità di elaborare una strategia, soprattutto quando si poteva tranquillamente fare tesoro dell'esperienza di sette giorni prima. Invece sembra che in casa Ducati si continui a considerare importante solo che la moto emerga rispetto a tutte, che risulti migliore, con la vittoria che può anche aspettare. Così, però, lontano non si va e, piuttosto, si finisce con il bruciare piloti e logorare rapporti. Come accaduto con Andrea Dovizioso: uno che in Qatar, e con la moto migliore del mazzo, vinceva, anche contro un certo Marc Marquez.