Carlos Sainz inciampa. La sua posizione a Maranello, nel paddock e nel cuore dei tifosi non è delle più semplici per restare in equilibrio. Quella di nessun pilota Ferrari, a dirla tutta, è mai stata e mai sarà una posizione semplice da mantenere. Complessa quando le cose iniziano ad andare bene, con il peso di un sogno decennale da portarsi sulle spalle, complicatissima quando vanno male, tra scuse, domande, accuse e giustificazioni. Non è stata semplice per un quattro volte campione del mondo come Alain Prost, o come - quattro volte campione anche lui - per un ferrarista innamorato come Sebastian Vettel. Non va meglio a Charles Leclerc, "predestinato" d'oro fin dai suoi primi passi in rosso, oggi più che mai sotto la lente d'ingrandimento di chi cerca in lui un segno, un guizzo perenne, che sia in positivo o in negativo.
Non è facile essere primo pilota in Ferrari, non è facile neanche essere secondo. E non è facile non sapere chi si è. Così, mentre a Leclerc tocca il peso di chi non può mai deludere le aspettative, a Sainz tocca un fardello diverso da portare: lui che, secondo pilota, non ha mai voluto esserlo. Lui che scalpita, spinge, vuole dimostrare a tutti di poter essere una prima guida, di meritare un posto tra i grandi.
Così, inciampa. Nelle dichiarazioni spesso pungenti nei confronti della squadra e del compagno di box, nelle considerazioni dei post gara, nelle lamentele via radio. Niente di strano, viene da dire: non è certo il primo o l'ultimo pilota a dire la sua, a chiedere a gran voce spiegazioni, chiarimenti, a lamentarsi di qualcosa o di qualcuno. Quando si è in Ferrari però tutto è amplificato, come se i due piloti fossero sotto a una teca di cristallo e ogni parola producesse - da lì - un eco più forte di quello di tutti gli altri. Nascono gli schieramenti sui social, inizia una guerra che abbiamo già visto in passato al grido di "Ma Charles aveva detto così" / "Carlos ha risposto in quell'altro modo" / "L'espressione del viso dice un'altra cosa" e via dicendo.

Si guardano i like, si leggono i labiali, si studiano fino all'esasperazione anche gli articoli utilizzati nei team radio. Per cosa? Per trovare quale ragione e quale colpa se non quella di essere due piloti, due persone, che più di tutto il resto vogliono vincere? Vacillano entrambi, i piloti in rosso. Ognuno a modo suo. Ma a spingere Carlos Sainz, forse nel tentativo di aiutarlo a stare dritto in piedi nonostante il peso delle sue fatiche, arriva la sua famiglia. Si inserisce in questo gioco delle parti, andando a spingere là dove i piloti non sono mai voluti entrare.
Mentre Sainz e Leclerc sorridono nelle interviste doppie, si mostrano uniti e amichevoli, la famiglia dello spagnolo adotta una tecnica ben diversa. Il primo è Carlos Sainz Senior, leggenda dei rally e da sempre mentore del figlio: nel corso degli ultimi mesi infatti papà Sainz si è lasciato andare a una serie di dure dichiarazioni nei confronti della Ferrari, frecciatine neanche troppo velate sulla posizione - secondo lui ingiusta - del figlio all'interno del team, arrivando anche a dichiarare (in un articolo poi cancellato dal web) che lo spagnolo starebbe parlando con Audi per un futuro lontano da Maranello.
L'ultimo commento è arrivato domenica nel post gara di Monza dove papà Sainz, dopo il bellissimo podio del figlio in un weekend da incorniciare, non è riuscito a fermare la vena polemica durante una breve dichiarazione a Dazn Spagna: “È curioso che a volte si possano attaccare e altre no. A volte sono liberi di lottare tra di loro e altre volte no", una frecciatina che sul web non è passata inosservata e che ha riacceso le polemiche tra gli schieramenti dei due piloti.

Ad alimentare la disputa è arrivata, nelle ultime ore, anche la madre di Sainz che - mettendo mi piace a un post su Twitter - ha scatenato l'ira dei ferraristi. Il tweet incriminato, a cui è successivamente scomparso il like di Reyes Sainz, recitava: "Sapete che cosa ha Carlos che Leclerc non avrà mai? L’onore. Congratulazioni Carlos, a Monza hai tappato molte bocche".
Un post, a dispetto delle posizioni che si possono avere sul tema prima-seconda guida Ferrari, che lascia perplessi, così come lasciano spesso perlesse le chiarazioni di papà Sainz. Non per il contenuto, non per l'amore incondizionato che la famiglia nutre per il figlio, non per la volontà di proteggerlo e difenderlo. Ma perché così facendo, in realtà, rischiano di essere loro il motivo del suo vacillare.
Carlos ha quasi 30 anni, molti anni di esperienza in F1 alle spalle, una squadra che lo segue nelle scelte della sua carriera, nella comunicazione, nel muoversi con attenzione in un ambiente sempre più esposto mediaticamente. Deve portare avanti le sue battaglie, in pista e fuori, senza che l'intervento di una famiglia ingombrante crei complicazioni non necessarie. Non è colpa sua se il padre decide di lanciare frecciatine alla squadra, non è colpa sua se la madre decide di mettere mi piace a un tweet velenoso sul suo compagno di squadra (magari anche per sbaglio, chissà) ma sarà sempre e comunque lui ad andarci di mezzo.