Kevin Schwantz non dovrebbe avere bisogno di presentazioni ma, nel caso vi sfuggisse, ecco un paio di indicazioni per capire di chi stiamo parlando. Quando Freddie Spencer lo portò a correre in Europa disse: "E' un fenomeno, va più forte di tutti, se impara a concludere le gare può vincere cinque titoli mondiali". Ne vinse solo uno nel 1993, in sella alla Suzuki, ma il suo stile di guida e il suo carattere lo resero un vero e proprio mito. Il suo numero, il 34, è stato ritirato a fine carriera; nel 2013, all'età di 49 anni e quasi diciotto anni dal ritiro, partecipa alla 8 ore di Suzuka con la Suzuki GSX-R 1000 del team Kagayama e chiude al terzo posto. Se poi volete farvi un'idea ancora più precisa: cercare il video della gara di Hockenheim del 1991.
Intervistato nel Paddock Pass Podcast, ha detto la sua sull'attuale MotoGP, partendo dai deludenti risultati delle case giapponesi: “Ogni volta che ci sono le qualifiche ed è l'ultimo giro della Q2, guardiamo e ci sono sei moto giapponesi dietro. È incredibile. Per me, avere Yamaha e Honda bloccate lì dietro è qualcosa che non avrei mai pensato di vedere in vita mia. Penso che i giapponesi siano fissati nel fare tutto nei modi in cui hanno sempre fatto e, finché non arriva una Ducati, un'Aprilia o una KTM, è sufficiente. Ora litigano tra di loro. È divertente, perché si combattono l'un l'altro per cercare di segnare l'ultimo punto”.
Schwantz ha sottolineato che l'unico che sta facendo la differenza è Quartararo: “Credo che abbia preso 12 punti in Germania, probabilmente sono più di quanti ne abbiano fatti tutte le squadre in tutta la stagione. È stato un lavoro duro e non conosco i dettagli, un lavoro molto duro. Honda ha quattro piloti, Yamaha solo due. Per i ragazzi della Honda la svolta è più rapida per entrambi i team. Ma alla Honda spesso non finiscono le gare, quindi non ricevono molti dati e molte informazioni dalla gara stessa. Il lavoro che li attende è lungo e difficile, sono sicuro che in Giappone stanno lavorando senza sosta, sia alla Yamaha che alla Honda, per cercare di risolvere i problemi”.
Per quanto riguarda i piloti ha speso parole di elogio per il giovane Pedro Acosta e per le sue staccate… e detto da lui! Oggi nelle corse è difficile vedere errori, derapate o perdite di controllo della moto "La cosa migliore è avere un nuovo arrivato, come Pedro Acosta, che lotta con quelli davanti. Il suo miglior compagno di squadra è arrivato a malapena nei primi 10 lo scorso GP. Penso che bisogna togliersi il cappello di fronte a Pedro Acosta e a tutti i membri della squadra, perché credo che Pedro sia al top della condizione e che sia solo questione di tempo prima che vinca una gara. E questa è una stagione lunga, con gare il sabato e la domenica. C'è la possibilità di commettere un errore. Vedo che tutti hanno almeno un weekend negativo quest'anno. E se Pedro riesce a rimanere in pista e a cercare di ottenere un risultato ogni fine settimana, che sia sul podio, la vittoria di una gara o magari la top five o la top 10. Bisogna fare il possibile ogni fine settimana perché le moto sono molto vicine. Se non ci fossero le sei moto giapponesi dietro, le qualifiche sarebbero con tutti i piloti in meno di un secondo".