Conosciuto come il tiburón de Mazarrón (lo squalo di Mazarron), Pedro Acosta non è solo un baby fenomeno, ma anche un ragazzo molto simpatico e sempre disponibile a raccontare di sé e a parlare schietto. Dopo un inizio di stagione al fulmicotone, Acosta si è un po' perso, dopo i primi sorprendenti podi le sue performance sono apparse leggermente più opache ma, malgrado questo, il ventenne campione della GasGas è sesto in classifica mondiale, primo tra i motorizzati KTM.
Nel corso di questa pausa estiva ha rilasciato un'intervista a Speedweek, parlando soprattutto di sé, del suo modo di vivere le gare e il rapporto con il mondo delle corse. Acosta però, malgrado i suoi due mondiali in bacheca, non mette la vittoria al primo posto, ma la moto in quanto tale, tanto che in un'ipotetica classifica delle cose più belle ci sarebbe in cima la MotoGP e, al scondo posto: “La Moto2. Ma seriamente, non ho molti hobby. La mia vita ruota intorno alle moto. Mi piace molto anche il motocross, ma per il resto non so cosa farei”. Per lui che ha vinto il campionato spagnolo PreMoto3 a 13 anni la pista è il suo habitat naturale: “Diciamo che sono cresciuto qui. Il Paddock è stato il mio parco giochi e con i ragazzi della Rookies Cup, che siano piloti o meccanici, ho un buon rapporto che continua. È il mio ambiente naturale".
Eppure, come ben si sa, l'ambiente della MotoGP non è proprio un club di amici, eppure ci sono alcuni nomi che per Pedro rappresentano più che dei semplici "colleghi": “Tra i ragazzi della MotoGP sceglierei Jorge Martín per andare a una festa. Abbiamo un buon rapporto e ci conosciamo abbastanza bene. Anche perché abbiamo lo stesso manager. Ma sarebbe troppo dire che passeremmo insieme attraverso il fuoco. Sono pochi i veri amici per la vita. Ma qui nel Paddock, il mio miglior amico è Alex Escrig. Ci conosciamo da quando avevamo sei anni, abbiamo partecipato insieme alla Rookies Cup. Ora corre in Moto2 e lo definirei come un piccolo fratello maggiore".
Poi le domande si spostano su altri ambiti moticiclistici, per esempio la SBK e il suo attuale leader, Toprak Razagtlioglu, il cui nome è stato dato spesso come prossimo al passaggio in MotoGP: “Lo seguo. È sicuramente uno dei piloti più talentuosi della storia. Quello che fa in Superbike, soprattutto con la ruota anteriore, è di un altro livello. Alla fine, però, sono due competizioni diverse ed è difficile dire come se la caverebbe in MotoGP. Ma se fosse qui, credo che prima o poi sarebbe tra i migliori".
Molto meno politically correct il punto di vista sulle Moto elettriche e, in particolare, sul campionato MotoE che spesso corre sulle stesse piste della MotoGP: “È difficile per me dare un parere. Soprattutto perché sono cresciuto con l'odore del carburante e il rumore. Per me non ha futuro, ma la classe c'è”.
Al di là delle altre categorie, quello che interessa a Pedro è andare in moto, possibilmente con la testa "sgombra" da qualunque altra preoccupazione: “Prima di tutto, lascio al mio team manager, Paul Trevathan, la massima libertà. Non mi è ancora possibile capire tutto, ma voglio capire. È lui che decide la maggior parte delle cose per me. Ma spetta anche a me migliorare il mio rapporto con la tecnologia. Spesso ho avuto contatti anche con Remy Gardner, all'inizio. Mi ha spiegato alcuni concetti di base che mi hanno aiutato a capire meglio. È un processo e il mio obiettivo come pilota è quello di essere ancora più completo”. E lo stesso, se non di più, vale per tutto ciò che riguarda la sua carriera: “Onestamente, non mi interessa affatto. Ho un grande manager e una grande famiglia. Mi tolgono tutta la pressione quando si tratta di questioni complesse come i contratti. Mi concentro solo sul mio compito. E dirò di più: non voglio assolutamente cambiare le cose. Per me ci sono questioni decisamente più importanti. Cerco una vita semplice, meno stress ho, meglio è. È solo che ci sono molte cose che sono davvero importanti per me, che costituiscono i dettagli, la qualità e la tranquillità della vita. Tuttavia, queste cose non si possono comprare con i soldi. Sono cresciuto a Murcia, a 300 metri dalla spiaggia, i soldi non contano. Oggi se fosse solo per i soldi non me ne andrei mai da lì".