Come è andata la 6h del Brasile l’abbiamo già raccontato qui e non serve stare a dire molto altro se non che la BMW di Valentino Rossi, Maxime Martin e Ahmad Al Harthy ha chiuso al quinto posto la tappa di Interlagos del mondiale di Endurance. Anche il gran sorpasso del 46 ai danni della Lexus numero 87 dell’esperto Josè Maria Lopez, in verità, l’avevamo raccontato. Solo che adesso c’è anche un video (qui il link) che, manco a dirlo, è diventato virale in rete e sui social.
Racconta, appunto, un gesto tecnico, ma racconta, prima di tutto, lo spirito di un ragazzo ormai 45enne che ha già vinto tutto quello che c’era da vincere nelle moto e che, adesso, s’è buttato dentro una nuova avventura con la stessa voglia di un ragazzino. E pure con il piglio di quando, ormai alla fine del millennio scorso, s’era imposto di prepotenza nel motomondiale.
Ok, i soliti detrattori diranno che di sorpassi belli nel mondiale di Endurance se ne vedono tanti e molti ancora più spettacolari, però il punto è un altro: saper emozionare e emozionarsi è possibile sempre. E’ il questo il vero messaggio che il 46 sta lanciando ancora, anche adesso che tra i riccioli biondi comincia a vedersi qualche capello bianco e mentre è in attesa di un’altra vita che lo chiamerà papà, dopo la primogenita Giulietta.
In quel sorpasso c’è, simbolicamente, il presente che mette le ruote davanti a un passato che avrebbe potuto essere anche pesantemente ingombrante. Al punto di scegliere di mettere il sedere sul divano e non muoversi più, contando la gloria e magari pure il denaro frutto di qualcosa che, per quanto grandioso, attiene ai ricordi. Al posto del divano, però, Valentino Rossi ci ha messo il sedile di una potente auto da corsa e anche pochi giorni dopo la delusione di Le Mans e la mezza delusione di Spa, che probabilmente bruciava ancora, s’è dimostrato capace non solo di un altro “sorpasso da straccio di licenza”, ma proprio di una vita in cui, come diceva un certo Enzo Ferrari, la gioia più grande è sempre quella che deve ancora arrivare. Anche quando è “solo” un quinto posto.