Dani Pedrosa è in vena di analisi e ricordi. Dopo l’uscita su Marc Marquez dei giorni scorsi e dopo aver descritto l’otto volte campione del mondo come un calcolatore che pianifica ogni cosa e che ora rischia di minare la serenità in casa Ducati, l’attuale collaudatore della KTM è tornato a parlare anche del suo rapporto con Marco Simoncelli. E pure di quello che la triste storia di Marco Simoncelli gli ha insegnato. Era già il 2011, infatti, quando Pedrosa, in seguito a uno scontro di gara proprio con il Sic, rimediò una brutta frattura che a detta di molti finì per costargli la vittoria di quel titolo mondiale. Un brutto incidente e una rinuncia pesante, con Pedrosa che non è riuscito a perdonare subito l’accaduto e che, anzi, negando una stretta di mano, contribuì alle tante polemiche che arrivavano dalla Spagna sullo stile di guida del Sic.
“Già nelle categorie minori Simoncelli era stato messo in guardia sul suo modo di guidare – ha raccontato Pedrosa al podcast Por Orejas – In MotoGP c’erano state discussioni per lo stesso motivo con Jorge Lorenzo e con lo stesso Casey Stoner. Credo di aver fatto assolutamente bene ad arrabbiarmi quella volta e a non stringergli la mano perché in quel momento Marco veniva avvertito anche dalla direzione gara, da Stoner, da Jorge... L'unico che incoraggiava un po' quello stile di guida era Valentino Rossi, a quel tempo”. Un modo di stare in pista un po’ aggressivo e senza timori reverenziali nei confronti di nessuno da parte del Sic che inevitabilmente s’era tirato dietro le critiche dei colleghi – soprattutto di quelli che erano già campioni – ma anche, e proprio per quello stile, i favori e le simpatie degli appassionati. Semplicemente un modo diverso di essere pilota.
Un modo che il destino ha voluto si apprezzasse solo dopo la tremenda tragedia dell’ottobre di quello stesso anno. Con Pedrosa che ammette di aver imparato a perdonare velocemente proprio grazie al Sic. Tutti commettiamo errori, ma l'importante è imparare quando si sbaglia o quando si reagisce in un certo modo – ha affermato l’attuale collaudatore della KTM – E’ sempre bene rifletterci più tardi e, se ne hai l'opportunità, chiedere perdono”. Scuse da portare quando si ha la colpa, scuse da accordare quando invece si ricevono. E andare avanti senza troppi rancori. Anche perché poi rischia di non essercene più il tempo.
E’ esattamente quello che è successo a Pedrosa quella volta con il Sic. “La cosa peggiore per me è stata la rottura della clavicola: mi hanno dovuto operare due o tre volte di seguito perché non riuscivano a sistemare bene la frattura. Ho saltato tre gare, ho buttato nella spazzatura il mio mondiale e ero in testa alla classifica. E’ chiaro che facevo fatica a perdonare, in quel momento ce l’avevo lì in piedi davanti a me e solo più tardi ho dovuto elaborare che bisogna perdonare. Con il Sic non ho avuto abbastanza tempo per farlo perchè lui purtroppo è venuto a mancare, proprio in quel momento io ho capito che non c’è da aspettare e sono stato uno dei primi ad andare al box dove si trovava suo padre in quel triste giorno in Malesia”.