Parto subito col dire che il calcio è falso. Non è più quello di una volta, e no, non è una frase fatta, è un dato di fatto. Ipocrita, maschilista, pronto a proteggere i propri attori mettendo pezze sui buchi della loro reputazione: no, non è la descrizione di Harvey Weinstein, ma del Calcio.
Sempre più politica coinvolta, sempre più "sponsor" che decidono se lanciare la carriera di un giovane oppure no. Praticamente, per intenderci, se prima i giovanissimi talenti si trovavano in mezzo alla strada, ora i giovani vengono lanciati con dinamiche e meccanismi diversi: conoscenze, soldi sotto forma di sponsorizzazioni, intrecci, nepotismi, favori da restituire, do ut des, "io faccio questo così magari tu non parli su quell'altra cosa" e così via... in un'unica parola: falsità.
Sia ben chiaro, poco male: è un'industria che c'è, esiste e io la seguo anche con questi presupposti, non sono così ingenua. Però non sono nemmeno così coinvolta in questi meccanismi da dovermene stare zitta, posso concedermi la libertà di fare questa fotografia sociale in maniera precisa e attinente alla realtà.
Anche gli interpreti di questa industria hanno ben imparato a recitare un ruolo, personaggi a volte (bisogna sempre salvare la pace di qualcheduno) costruiti a tavolino che a confronto Belen con la sua spallina che cade andrebbe messe in fila tra i principianti. Il Calcio è questo: sempre meno atleti e sempre più personaggi, ma quanto durerà? Io ho un’idea chiara a proposito: È finito l’Impero Romano, direi che può finire tutto.
Cadono le Chiara Ferragni che di comunicazione hanno ferito e perito, figuriamoci i sempre meno atleti e sempre più influencer calciatorini, che affidano pensieri e immagine a professionisti in grado di farli apparire addirittura intelligenti sui loro profili Instagram.
Tutto può succedere e tutto si può "scoperchiare", anche se, chissà, un'eventuale presa di coscienza da parte dei calciatori a proposito del loro abissale livello di ignoranza potrebbe anche aiutarli, frenandoli dal pisciare fuori dal vaso come invece fa costantemente più di qualcuno. Se invece tutto resta sempre e comunque concesso, prima o poi la mente t’inganna.
Ad ogni modo funziona così, se non ti piace non te lo mangiare! Rimarranno (forse) illesi i poteri forti, i registi, quelli che non sudano sul manto erboso, quelli che il calcio lo fanno, non lo giocano, mentre gli attori vivono i loro momento d'oro e non tutti arriveranno a campare cent’anni del loro buon nome… Questo è. Come dice il saggio in auto sullo storico uno a zero della Roma: “Va bene lo stessooo!”.
Però, a parte i soldi, mi chiedo perché?
Il punto di vista mio, ed essendo mio mi piace, qui c'è in ballo il grosso tema della libertà. Manca la libertà dello sportivo, oserei dire la spericolatezza: tutti belli precisi, rischiano poco, poche parole, tanto, troppo Var, momenti lunghissimi per capire se è goal, esultanze abortite, politically correct, repressione di proteste (intendo anche politiche relative alle situazioni dei propri paesi...) manco più chiavettieri possono essere questi calciatori, tutto si copre, i club coprono pure le scopate dei ragazzi, per carità!
20 anni fa (ma pure dopo) si sapeva che i calciatori scopavano e che qualcuno tradiva... ora per carità di Dio non ci si può fare manco più una risata. Tutti mariti perfetti, in posa con le mogli che di lavoro comprano borse coi loro soldi e fanno foto per Instagram perché il mondo deve sapere, l'immagine prima di tutto. Fa niente se in ritiro si scopano pure il buco del lavandino dello spogliatoio, ciò che conta sono i post su Instagram, perché anche il rinnovo del contratto con un club può dipendere in piccola parte dalla buona immagine del calciatore... Ma Dio Buonissimo: Che noia, che palla, ma io voglio vedere dei ca**i sudati che corrono in campo e si incazzano alla Gattuso, Cristo Santo, voglio il Calcio, non un gruppo di studenti della Nunziatella in gita. Ma chi ca**o se ne frega della vostra buona immagine? Tra l'altro la concezione forzata del bravo ragazzo è anacronistica, ora la comunicazione sta prendendo un'altra strada, siamo vicini ad una svolta, si va sempre più verso l'autenticità, tempo tre o quattro anni e conterà chi ha qualcosa da dire davvero, o da fare...
Vedi i motori: io seguo la MotoGP soprattutto e in quel mondo c'è apertura, c'è libertà. Certo i Team, i piloti e i loro manager fanno il loro gioco, ci sta che ognuno pensi ai ca**i suoi, ma lì è diverso. Loro sono selvaggi, sono spericolati, 20 stro*zi in tutto il mondo. Quelli sono e questo è, nel paddock vige il principio della (quasi) insostituibilità. Vince chi arriva primo, nessuna menata: questi corrono, si fanno male, cadono, si rompono, un'operazione, qualche antidolorifico e tornano a correre. Posso dire che i piloti sono più Maschi?! Certo che lo posso dire, sto scrivendo io il pezzo. Mentre i calciatori si trasformano sempre più in femminelli i piloti sono maschi, pochi, veri, e maschi ancora! Ah, sia lodato Gesù Cristo!
Le interviste post gara, i festeggiamenti ripresi dalle telecamere e anche le parole dei manager sono più vere, più sentite. I piloti corrono, quello sanno fare, sticazzi del resto. Questi sono spericolati, corrono a 360 all'ora e lo devono fare loro, non lo fa un altro più bravo a curare bene l’immagine: o loro o nessuno, non c'è spazio per le stron*ate, e anche se talvolta non si può dire tutto, si evince sempre spontaneità. I piloti dicono la loro e parlano, parlano pure male degli avversari se c'è bisogno. Io è questo che voglio sentire, diciamo basta alla piaga sociale dei vari Ciro Immobile che sanno ripetere solo che “Loro sono forti, ma noi dobbiamo pensare a noi, e dare il massimo…". E basta, basta, basta, ca**o! Se qualcuno vi sta sul ca**o, ditelo, siete sportivi, mica il Presidente della Repubblica.
Lo sport è anche nervi a fior di pelle, a Lusail Aleix Espargarò e Franco Morbido si sono mandati affanculo nelle interviste e hanno fatto bene. Stessa cosa la settimana dopo a Valencia tra Bezzecchi e Marquez. Se si stanno sul ca**o è sacrosanto che sia così. Sono storiche anche le immagini di Valentino Rossi che si rifiuta di dare la mano a Marc Marquez, il quale è odiato da buona parte dei colleghi per le sue ingombranti marcature a uomo. Ne serve ancora? C’è Jorge Martin, che dice esplicitamente di non essere amico di nessuno fatta esclusione per Aleix e che a lui va benissimo così. Basta col falso buonismo, le pagine Insta perfette e le interviste da chierichetti post confessione dal parroco: vogliamo Competizione, Verità e Libertà! Io voglio vedere personalità e la vedo molto di più nei piloti e il loro Pazzame Corrifero che nei “calcinfluenzatori”. Che prima o poi dovranno svegliarsi.