Sì, strano a credersi ma alla base del problema delle scommesse tra i calciatori c’è il poco valore che questi danno a se stessi. Ne conosco alcuni e credo che nella loro umiltà, talvolta unita anche a buon cuore (certo qualcun altro è più antipatico), ci sia una grave falla: in pochi credono di meritare realmente ciò che hanno. In molti si riconoscono una limitazione culturale, che vivono con ironia e semplicità, ma certamente la loro consapevolezza addizionata al percepito collettivo fa la sua parte nella cattiva conduzione di una vita che potrebbe essere socialmente di spessore. Ragazzi che spesso a meno di trent’anni hanno carriere che un professionista (se è realmente possibile fare una comparazione con titoli professionali comunemente intesi) si sognerebbe, almeno in termini di valore, di immagine e di risultati, si svalutano frequentando ignoranti, ignorantoni e “Ignoranterrimi”. Troppa poca istruzione a volte, difficoltà nel tradurre pensieri in parole, il tutto addizionato a una del tutto mancata strategia nel selezionare una cerchia d'appartenenza, un circolo dei pari, sì perché di uguaglianza economica, di popolarità, di disciplina, non c'è nemmeno l'ombra nelle frequentazioni dei giovani calciatori che spesso si circondano di sanguisughe e accattoni. Di cosa ci meravigliamo? Il punto non è chiedersi perché un giocatore ricco e in carriera sprechi i suoi soldi scommettendo consapevole dei problemi in cui incorre con la giustizia ordinaria e nel suo caso soprattutto sportiva, il punto è capire perché da sempre il calciatore medio svaluta se stesso identificando come amici non meglio specificati pr, connettori di nulla cosmico, tessuti connettivi di vite più vuote delle tasche di Fagioli, reclutatori seriali di mig*otte per party privati. Un calciatore ritiene di meritare quelle amicizie? Questi possono essere i prodromi della ludopatia, è molto semplice: poche competenze selettive, mancanza di mezzi per comprendere e gestire momenti di noia, addizionate alla più invalidante idea, quella di contare qualcosa solo per dare soldi per la prenotazione di un tavolo nel locale tal de tali e cose simili, e così via col rinforzare la sensazione di solitudine, che poi non sai riconoscere, che se la sai riconoscere non la sai esprimere, e che se la racconti alla tua cerchia, ti ritrovi a parlare col Santone delle prenotazioni, lo stesso che se la spassa quando è seduto al ristorante al tavolo dei pallonari e il cui prossimo obiettivo è andare in vacanza nella villa a Ibiza perché poi lui possa organizzare al meglio tavolame e postare al più presto su Instagram con l'hashtag “#family”. Ma family de che? Tutti a scrivere “famiglia” su Instagram quando si tratta di calciatori, ma di cosa ci meravigliamo? Ne ho viste così tante di scene così, più false della 20 mila lire, più falsi del rendiconto nel bilancio d'esercizio della Juve, più falsi dei progetti comunicativi, App di reti e connessioni, e investimenti, delle scimmiette del cazzo, delle cryptocazzo, del Metaverso, e gli nft della minchia, che mettono come testimonial calciatori ed ex calciatori che nella loro vita non sono andati a scuola, e non possono parlare di altro.
Calciatori attrattori per un pubblico fuori controllo, calciatorini alla mercè dei più furbetti amici che ne utilizzano l'immagine, e loro come dei fessi, senza istruzione e rudimenti, ci cascano, illusi, perché nella loro vita a parte il calcio non hanno fatto esperienze, non hanno ricordi fuori dal loro sport, e questo per me ha molto valore, anche in termini umani, ma per la gente lì fuori vi assicuro che non è così. Queste cose le so perché le vedo e le vivo, fanno schifo, e intanto in questo immenso show, in questo circo, qualcuno non regge, e non tutti sono Cristiano con la sua disciplina, non tutti sono Zlatan con la sua forza, e allora basta poco, e se non sei Zlatan cadi e puoi farti molto male. Purtroppo le scelte sbagliate diventano abitudini e queste abitudini accrescono una solitudine, un mix letale che pian piano diventa la tua vita, che può diventare sterile, un pendolo che oscilla tra la noia e il dolore, un congelamento di emozioni che fanno finta di scongelarsi al suon di "Spingereeeee", e "Sei carico bro?" soavemente pronunciati da qualche buzzuro travestito da amico, freezerato nella sua smania di apparire da tempo immemore. Questo è e così è sempre stato, poi ovviamente oggi tra social e immagini accattivanti il tram tram si è acuito, e hanno cominciato a crescere come funghi i sempre più presenti fedelissimi nemici ombre dei campioni in calzoncini. Io se fossi uno sportivo della massima categoria frequenterei persone impegnate, la classe dirigente, capirei come migliorarmi, starei con chiunque valga la pena stringere rapporti, persone con soldi che non hanno bisogno dei miei soldi, gente di valore, che mi possa stimolare, professionisti che possano elevare la mia immagine, connessioni per il mio personal brand, queste e mille altre cose potrebbe fare un calciatore giovane con una carriera importante in mano. Io, per esempio, fatico e combatto da anni per cercare di farmi vedere per quello che penso, quello che dico e come lo faccio, ma c'è una muraglia di giudizi che mi svalutano, e io ogni giorno sono lì a mettere il mio mattoncino di valore sia sui social che nella vita, mentre dei giovani sportivi con carriere pulite potrebbero fare scelte decisamente diverse e volare molto più alto. A tutti i calciatori che vivono costantemente l'intrusione di persone non all'altezza, consiglio di imparare a riconoscere i porci, e non giocarci mai insieme... perché se giochi con i porci loro si divertono, ma tu finisci per sporcarti.