Sarà una Formula 1 meno divertente quella senza Kimi Raikkonen. Mancherà uno dei grandi protagonisti di questo sport, in pista e fuori, un personaggio ai limiti della realtà i cui musi lunghi e le dichiarazioni monosillabiche si sono trasformate nella forza assoluta di un pilota amatissimo.
Non siamo pronti a salutare Kimi, nessuno di noi lo è.
Non lo sono i tifosi della Rossa che in Raikkonen conservano il ricordo dell’ultimo Re di Maranello, campione del mondo nel 2007 in una stagione di Formula 1 ai limiti della realtà. Non lo sono i finlandesi che dovranno riporre il loro patriottismo in un sicuramente meno carismatico Valtteri Bottas. Ma la verità è che nessuno - dal più sfegatato tifoso di Lewis Hamilton all'eterno innamorato di Fernando Alonso - sarà pronto al ritiro di Kimi. Con lui se ne va l'ultimo vassallo di una Formula 1 di cui è stato grande protagonista e una grande fetta di intrattimento fuori dalla pista.
Non siamo pronti, nessuno lo è, ma la probabilità del ritiro di Kimi Raikkonen a fine 2020 si sta velocemente trasformando in una certezza e il suo addio al mondo della Formula 1 - in cui milita dal 2001 - è sempre più vicino.
Nel gioco delle sedie (o dei sedili) del mercato piloti di questa stagione il finlandese potrebbe rimanere fuori: con Sebastian Vettel che vorrebbe firmare con Aston Martin (ex Racing Point), lasciando a piedi il povero Sergio Perez - a cui in questo periodo non sembra andarne dritta una - che prenderebbe così il posto di Kimi in Alfa Romeo.
Ma sembra che a monte della decisione ci sia il desiderio di Raikkonen di lasciare la Formula 1 dopo una carriera lunghissima, soddisfacente, e un lavoro che prima di tutto lo ha sempre fatto divertire.
"Non lo farei se non mi divertissi" ha sentenziato più volte, rispondendo a chi lo dava pronto al ritiro dopo l'addio in Ferrari. Perché Kimi - come il coscritto Valentino Rossi - corre perché correre lo rende felice. Ma quest'anno la sua monoposto, un'Alfa Romeo Racing disastrosa, non lo riesce a far divertire.
In qualifica non riesce a entrare in Q2, in gara superare è quasi impossibile, il motore è un disastro e dalle parole del Team non sembrano esserci grandi prospettive di miglioramento per questa stagione. Così mentre Antonio Giovinazzi, giovane e sempre in cerca di visibilità per rimanere in Formula 1 il più a lungo possibile, si sforza nel trovare la spinta per costruirsi una stagione quanto meno accettabile, l'umore di Raikkonen è sempre più scuro.
Negli ultimi anni poi abbiamo visto nel "ice man" più famoso del mondo un vero e proprio cambio di personalità. Più consapevole di se stesso, più ironico e sicuramente più felice: una maturità di cui i suoi figli e la moglie Minttu sono sicuramente responsabili e una serenità che potrebbe essere alla base del desiderio di ritirarsi.
Alla fine il grande carrozzone della Formula 1 è un circo che non si ferma mai e un quarantenne come Raikkonen potrebbe scegliere di dedicarsi ad altro: alla carriera del piccolo Robin, che già si candida ad essere il secondo Raikkonen pilota della storia di questo sport, alla passione per il cross e per il rally, alla famiglia e a quel grande amore per l'Italia, dove già passa parecchi mesi all'anno.
E poi Kimi non ha mai fatto nulla che non lo facesse divertire e questa Alfa Romeo è un disastro su tutti i fronti. Difficile e lenta come la Ferrari, da cui prende il motore, ma problematica anche su telaio, aerodinamica e con qualche problema di affidabilità. Sono anni che Raikkonen non punta a vincere un mondiale e tutti i suoi tifosi si sono abituati all'idea di vederlo in pista solo per una sana dose di divertimento dato e ricevuto (cosa che invece si tende a non accettare quando si parla di Valentino Rossi) ma con una monoposto a fondo classica, più lenta della Williams, non possiamo contare nemmeno sul divertimento.
Continuiamo a non essere pronti al grande saluto di un incredibile, immenso, pilota della storia della Formula 1 ma sappiamo che Kimi, senza quella dose di divertimento tutto suo, non sarebbe Kimi. E allora prepariamoci ad accettare il suo ritiro e a salutare un personaggio unico, magari nell'attesa di vedere (il prima possibile) suo figlio Robin lì dove oggi c'è lui.