Monza da incubo per la Rossa di Maranello con un doppio zero che fa riflettere. Se, dopo il disastro di Spa, la Ferrari sembrava aver toccato il fondo, con i risultati della prima tappa italiana ha iniziato a scavare. Prima un problema ai freni per Vettel: pezzi che cadono, fuoco nella monoposto e una scena surreale in cui il tedesco è stato costretto a centrare le protezioni di polistirolo, a bordo di una Ferrari fuori controllo.
Poi l’errore di Leclerc, la monoposto che sbatte con forza contro le barriere della parabolica e quell’attimo di panico nel silenzio della telecronaca. È andata bene, doppiamente bene, per una Ferrari che ha portato a casa un doppio zero ma che si è risparmiata il dolore di finire il Gran Premio di casa fuori dalla zona punti o, forse, anche qualcosa di peggio.
Sui social è iniziato così il solito tam-tam di delusione, rabbia, capri espiatori su cui lanciare le proprie accuse ma, questa volta, è comparsa una domanda in più. L’incidente da incubo di Charles Leclerc e quegli attimi di panico, scongiurati poi dallo stesso monegasco uscito dalla SF1000 sulle proprie gambe, hanno portato appassionati e tifosi a chiedersi se la Ferrari, oltre ad essere lenta e deludente, sia anche una monoposto pericolosa.
Quello di questa Ferrari è un progetto nato male, sbagliato dall’inizio alla fine, e quando le cose non girano tutto sembra andare dalla parte sbagliata. Ovviamente no, la SF1000 è una monoposto in regola - che rispetta tutti gli standard di sicurezza dettati dalla FIA e che non ha niente che non vada a livello di affidabilità, ma questa provocazione nasconde una domanda legittima e un pensiero che sta alla base del motorsport.
Quando un pilota ha la monoposto perfetta, non ha bisogno di prendersi dei rischi. Corre per vincere, per stare in testa, per gestire la gara. Chi ha una macchina meno competitiva deve metterci un "di più". Quello che si gioca Max Verstappen quando si mette in testa che la sua Red Bull può andare a prendere un'inarrivabile Mercedes, quel jolly che si è giocato Gasly per difendersi dall’attacco di Sainz in una Monza assurda, quello che spesso abbiamo visto usare dal Charles Leclerc nello scorso anno.
Un di più che può sfociare in quell’overdrive che porta i pilota a sbagliare. Errori stupidi, banali, errori in cui ti giochi punti (pochi) importanti ma in cui puoi rischiare molto di più. È ciò che è successo domenica al monegasco della Rossa che - da tutto a niente - dopo il successo di Monza della scorsa stagione ha chiuso quest’anno la sua gara contro le barriere della parabolica. Un impatto a 220 km/h, con le mani sul volante, troppo impegnato a cercare di rimettere in pista la sua SF1000 per avere il tempo di toglierle. La macchina era difficile da guidare, a dirlo è stato lo stesso pilota uscito dolorante da una monoposto distrutta; e che questa Ferrari (oltre a tutti gli altri problemi) sia difficile da tenere in pista non è certo una sorpresa fresca di Monza.
Un errore umano dettato dalla voglia di far bene, dal bisogno di redenzione, dal desiderio di non finire ancora una volta - l’ennesima - sui giornali come esempio di quel profondo rosso di cui tutti parlano. Un errore che chi sta sempre davanti non può fare e che sì, rende la Ferrari più pericolosa delle altre monoposto.
Se sommato all’altro ritiro del weekend, quello di un Vettel rimasto senza freni, puntare il dito diventa ancora più facile. È lo stesso Sebastian a lanciare il sasso “Per fortuna è successo nel punto migliore” per poi fare una battuta al vetriolo “adesso farò due giorni al simulatore: almeno lì la macchina frena”. E come dare torto al tedesco? Che saluta così la sua ultima Monza da ferrarista e che in quei minuti di delirio in pista avrò anche avuto paura. Fortunatamente si trovava alla prima curva, con vie di fuga e protezioni in polistirolo (che Vettel ha dovuto sfondare) e non in altri punti della velocissima pista italiana. Un problema tecnico che sarebbe potuto succedere a qualsiasi altra monoposto ma che, proprio alla Ferrari, fa aumentare i dubbi su una macchina che verrà ricordata come una delle peggiori della storia.
Per completare il quadro di questa Rossa sotto attacco anche il caso di Leclerc senza cinture allacciate durante il Gran Premio di Spagna: ritiro per il monegasco a causa, questa volta, di un malfunzionamento elettronico che ha causato un testacoda. Leclerc si era slacciato le cinture, convinto di dover tornare ai box a piedi, ma quando la sua vettura è ripartita Leclerc è rientrato senza prima rimettersi in sicurezza. Una spiegazione ha dato lo stesso pilota sul suo profilo Twitter ma che è scomparsa dopo pochi minuti: per una imprudenza del genere la FIA lo avrebbe sanzionato pesantemente, togliendo punti alla sua superlicenza di Formula 1.
Un mix di errori, problemi di affidabilità e incidenti che certo non fanno bene all’immagine di una Ferrari che ha già ampiamente toccato il fondo.