Se il Gran Premio d’Austria ci ha restituito un’immagine insolita per i tempi recenti della Formula 1, con un Verstappen dalle sembianze quasi mortali e dallo sguardo smarrito, mentre è in fila nel parco chiuso del Red Bull Ring per il controllo del peso lontano dai festeggiamenti dei primi tre classificati. Il Gran Premio d’Ungheria, invece, fa tornare alla memoria momenti di quello stesso Verstappen che in piena adolescenza gli valsero l’appellativo di “MadMax”. L’Hungaroring, infatti, fa riemergere il lato peggiore del pilota olandese: è nervoso, scontroso, le sue critiche via radio non risparmiano nessuno del team che gli ha permesso di vincere tutto. Culmine di un pomeriggio ad alta tensione in casa Red Bull è stato il tentativo di sorpasso disperato su Hamilton valido per la terza posizione: finito in un volo a mezz’aria per poi atterrare nella ghiaia ai lati della pista. “Sei un bambino”, dirà poi Lambiase a Verstappen. Un Max così non lo si vedeva, e sentiva, dal mondiale del 2021 vinto all’ultima curva sul circuito di Abu Dhabi. Qualcuno potrebbe dire che i campioni sono fatti così: il desiderio di vincere ogni volta è più forte di qualsiasi altra cosa. Stiamo pur sempre parlando però del pilota attualmente primo in classifica che ha vinto sette delle ultime tredici gare disputate e di un team che domina il campionato costruttori da tre anni.
Da Miami in poi gli equilibri in pista sono cambiati: la McLaren ha acquisito consapevolezza e alla Red Bull sono stati fatti errori di strategie insoliti. È evidente che il talento del tre volte iridato non basta più, e questo Super Max lo ha capito. La Red Bull, orfana di Adrian Newey, non riesce più ad apportare modifiche efficaci sulla sua monoposto, ne comprende le problematiche, ma non riesce a trovare le soluzioni. Eppure, il progetto che attualmente scende in pista, con tanto di modifiche apportate man mano, fanno parte di un progetto approvato quando il “genio” era ancora al servizio della scuderia. Stando così le cose il campione del mondo in carica dovrebbero essere in grado di mantenere un margine sugli avversari. Tuttavia, in una stagione in cui i predatori sembrano essere diventati prede, la differenza la fa il talento del pilota olandese, che riesce a evitare i cordoli e guidare anche sopra i problemi. La causa di questa inefficienza va rintracciata nella scelta di investire tempo, capitale e risorse umane sui progetti futuri ricchi di insidie: “Al momento, abbiamo raggiunto un asintoto”, spiega Paul Monaghan, capo ingegnere Red Bull. “Le regole sono restrittive e anche il budget cap è un po’ restrittivo. Potrei lamentarmi di tutto ciò per l’eternità, non farei altro che annoiarci. Ma, potenzialmente, stiamo raggiungendo un po’ un asintoto allo sviluppo della monoposto, con questi regolamenti. Dobbiamo decidere, come squadra, quanto destinare al 2025 e quanto prepararci per il 2026 – continua l’ingegnere – Si tratta di capire se siamo in grado di mettere in pratica ciò che troviamo per migliorare questa vettura, senza perdere di vista l’anno prossimo e il 2026. Questo è il nostro lavoro, la scelta che dobbiamo fare. Altre nove persone, ai box, hanno questo stesso dilemma”.
Il pressing incessante della McLaren prima e la sua supremazia totale ora, hanno contribuito nel compromettere la supremazia di Verstappen e soci. Soprattutto se a errori di strategia e intoppi in fase di pitstop si aggiungono le prestazioni nettamente sottotono dell’altro pilota Red Bull. Perez dopo un inizio di campionato passato al fianco del campione olandese, spinto dalle critiche rivoltegli sulla passata stagione e a caccia di un rinnovo di contratto, è scomparso dai radar delle posizioni che contano scivolando al settimo posto della classifica piloti. Il messicano è l'unico dei piloti dei top team a non essere salito sul gradino più alto del podio in questa stagione. Di fatto una pedina in meno su cui la scuderia di Milton Keynes può contare nella corsa al mondiale costruttori. Al contrario, invece, il team di Woking può contare sulle prestazioni affidabili di entrambi i piloti. Neanche sul fronte interno la scuderia anglo-austriaca sembra essere compatta. Gli scossoni dell’Horner gate hanno causato spaccature all’interno del team generando fazioni contrapposte che si contendono la leadership: Jos Verstappen, che all’interno del paddock ricopre il ruolo di “padre di”, si comporta come se rivestisse un ruolo chiave negli equilibri del box, chiedendo più volte le dimissioni del team principal inglese e non risparmiandosi mai nelle dichiarazioni contro quest’ultimo; lo stesso Horner che deve difendersi dagli attacchi della stampa e ribadire il suo ruolo alla guida della squadra, e Marko che stoicamente osserva tutto e tutti.
Insomma, la Red Bull barcolla come un pugile che è salito già fin troppe volte sul ring, si è battuta e ha vinto, ma ora stanno arrivando colpi ben assestati. Quanto potrà ancora resistere? Gli addii importanti, gli errori e le scaramucce fanno pensare che a Milton Keynes si sia ormai giunti alla fine di un ciclo vincente. Chi trae vantaggio da questa situazione di preallarme? Toto Wolff, da sempre un grande estimatore di Verstappen, percepito come degno sostituto di Lewis Hamilton, e la cui fedeltà alla causa Red Bull sembra essere appesa a un filo. Se fino a qualche settimana fa il corteggiamento del team principal Mercedes sembrava fuori luogo viste le prestazioni del suo team, ora non è più così. “Finché la Red Bull fornirà a Max una vettura in grado di vincere e ci sarà una certa armonia nel team, lui rispetterà sempre il suo contratto. Se la Mercedes gli fornisse una macchina? Se, se, se… al momento non è così”, così parlava Helmut Marko. Il sorriso sornione di Wolff per la vittoria di Russell in Austria, arrivata dopo il patatràc tra i due amici del paddock, e la vittoria di Sir Hamilton a Silverstone fanno pensare però che tutto si stia svolgendo secondo i suoi piani: la monoposto è tornata ad essere competitiva, la squadra è unita, in fabbrica si lavora con efficienza, non ci sono problemi sull’ingaggio. Cosa può volere di più un pilota vincete che vuole rimanere tale?